«Sul tetto dell’Ipab non dovrebbero starci quattro donne, dovresti starci tu». Questa la frase apparsa, poco dopo l’alba, in due zone di Acireale: nei pressi della rotonda che porta verso via delle Terme e di fronte al PalaVolcan. Stampata su fogli A4, è stata attaccata sopra i volti ritratti nei manifesti elettorali per le Regionali che da qualche settimana campeggiano per la città dei cento campanili. Nessun partito è stato risparmiato: da Forza Italia al Partito democratico, passando per Udc, Diventerà bellissima, Udc e Movimento 5 stelle. Lo stesso dicasi per i politici ritratti: destinatari del messaggio sono tanto i deputati uscenti – come Luca Sammartino, Giancarlo Cancelleri e Alfio Barbagallo – quanto i consiglieri comunali del territorio – Antonio Castro ad Acireale e Giovanni Grasso ad Aci Catena – che proveranno per la prima volta la conquista di uno scranno all’Ars.
La scritta fa riferimento alla protesta che da oltre una settimana va avanti all’Ipab Oasi Cristo Re, dove quattro dipendenti sono salite sul tetto dell’ente regionale e lì sono rimaste, per manifestare contro quello che più che un ritardo nel pagamento degli stipendi potrebbe essere definito un vero e proprio blocco. Sono infatti 36 le mensilità che i lavoratori devono ancora percepire. Il disagio negli anni scorsi è stato più volte al centro dell’attenzione, con cortei e scioperi della fame, senza però portare a nulla, se non a generiche promesse di risoluzione.
L’Ipab acese è uno dei pochi a erogare servizi di assistenza sanitaria ai cittadini, a differenza di altri che invece, pur avendo personale e dipendenti, non hanno pressoché alcuna attività in corso. Alcuni dipendenti l’anno passato avevano scelto la strada delle ingiunzioni personali nei confronti dei Comuni debitori, per poi ritirare i procedimenti poiché ciò avrebbe bloccato in maniera indeterminata il flusso nelle casse dell’Ipab. «Vogliamo che la responsabilità passi al prefetto – hanno detto i manifestanti pochi giorni fa -. Dopo aver convocato il giudice, ci deve mettere per iscritto che i pignoramenti verranno dirottati tutti in un unico Comune, così che gli altri a noi debitori possano svincolare le somme che ci spettano».
E così mentre in città si discute della possibilità di organizzare una manifestazione a sostegno dei lavoratori – nel recente passato era stata indetta anche una raccolta fondi -, la scorsa notte a mostrare solidarietà è stato anche qualcuno che ha deciso di rivolgersi a coloro che vengono ritenuti, in maniera unanime, i veri responsabili dello stallo: i politici.
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