«La Sughereta non esiste più». Il devastante incendio di Niscemi e il sospetto di un disegno criminale

Tronchi carbonizzati, cenere ovunque, e il silenzio spettrale che solo la distruzione può lasciare dietro di sé. Non c’è più traccia del verde vivo, del canto degli uccelli, della vita che animava la Sughereta di Niscemi, riserva naturale tra le più preziose della Sicilia. Quel che resta, oggi, è solo un paesaggio lunare. Giovedì, un incendio violentissimo ha inghiottito il cuore del bosco. Le fiamme, alimentate da temperature superiori ai 40 gradi e da un vento impetuoso, hanno raggiunto in alcuni punti i 15 metri d’altezza. In poche ore, oltre 3600 ettari di vegetazione sono andati in fumo. Un fronte di fuoco lungo cinque chilometri ha cancellato secoli di storia naturale. «È un disastro incalcolabile. La Sughereta non esiste più», ha detto con voce spezzata il sindaco di Niscemi, Massimiliano Conti, intervenuto in diretta video sulla sua pagina social poche ore dopo l’evento. «Siamo di fronte a una ferita profondissima, una delle più gravi che questo territorio abbia mai subito. E non riesco a credere che tutto questo sia frutto solo del caso».


I primi segnali dell’incendio si erano manifestati nel primo pomeriggio, ma già in serata le fiamme erano fuori controllo. Sul posto, un imponente dispositivo di emergenza: vigili del fuoco, forestali, protezione civile e due Canadair, impegnati fino a notte fonda nel tentativo di fermare l’avanzata del fuoco. Le lingue di fuoco si sono spinte fino ai confini della base militare del Muos, un’area ad alta sensibilità strategica, costringendo le autorità ad alzare il livello di allerta. E nelle ore successive, mentre le squadre antincendio credevano di aver contenuto il peggio, nuovi focolai sono scoppiati in punti distanti e scollegati. «È la prova che dietro questo rogo potrebbe esserci una regia, un’azione criminale premeditata», denuncia Conti. «Un incendio può scoppiare per fatalità, ma quando si riaccende in più punti, a distanza di ore, non può essere un caso. Qualcuno ha voluto distruggere un bene comune».

Oggi, l’intera area è presidiata dalle forze dell’ordine. Sono in corso rilievi, analisi del terreno e verifiche per accertare la presenza di inneschi artificiali. Intanto, tecnici della Forestale e squadre della Protezione Civile continuano a monitorare la situazione per prevenire nuovi focolai. Le fiamme, nella giornata di ieri, sono arrivate a lambire le abitazioni all’interno della riserva. È stato necessario evacuare diverse famiglie. Solo il pronto intervento delle squadre di soccorso ha evitato il peggio, ma la paura resta. Come resta la devastazione, visibile ovunque: tronchi carbonizzati, terreno annerito, il silenzio irreale dove prima c’era vita.

Il Comune di Niscemi ha già avviato le procedure per chiedere lo stato di calamità al Governo nazionale e alla Regione Siciliana. Ma la strada della ricostruzione sarà lunga e dolorosa. «Questo incendio non ha solo cancellato un patrimonio ambientale. Ha colpito l’identità stessa della nostra comunità. Ma non ci arrendiamo. Dalle ceneri, la Sughereta dovrà rinascere. E lo farà», conclude Massimiliano Conti con determinazione. La speranza ora si mescola alla rabbia e alla richiesta di verità. Perché il rogo che ha devastato la Sughereta non è solo un disastro ambientale: è un colpo inferto al cuore di un territorio, alla sua storia, al suo futuro. Mentre le indagini proseguono e i cittadini fanno i conti con la perdita, Niscemi guarda avanti. Con dolore, ma anche con la volontà di ricostruire ciò che è stato distrutto. E di proteggere, con più forza, ciò che ancora resta affinché, dalle sue ceneri, la Sughereta possa rinascere.


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