Il capoluogo etneo partecipa alla festa internazionale del vinile e dei negozi di musica tradizionale. Per gli appassionati di 45 e 33 giri l'opportunità di accaparrarsi centinaia di edizioni limitate, numerate e deluxe, a prezzi ribassati. All'iniziativa aderiscono anche i tre record store superstiti: Rock 86, Riva e Discorsi musicali. In un panorama segnato da una dura crisi di vendite e da una incoraggiante ripresa dell'interesse nei confronti della musica analogica. Merito di collezionisti, appassionati e curiosi
Il Record store day anche a Catania Passione per il vinile in tempo di crisi
Alla sua settima edizione consecutiva, si celebra in tutto il mondo la giornata della musica analogica. Si tratta del Record store day, un appuntamento imperdibile per i cultori del vinile e per i fedelissimi dei negozi di dischi, i pochi che non si accontentano dello streaming, della qualità mp3 e del mercato online. Anche Catania e i suoi tre superstiti record shop aderiscono all’appuntamento di respiro internazionale, un po’ in sordina rispetto ad altre grandi città che prevedono anche trasmissioni radiofoniche e spettacoli live. Per l’occasione gli appassionati etnei «avranno a disposizione centinaia di dischi in edizioni limitate, numerate e in versione deluxe, esclusivamente in 45 giri e 33 giri», spiega il proprietario dello storico Rock 86, Piero Toscano.
Titoli e artisti sia italiani che stranieri. Si va dai Nomadi ai Deep Purple, da Francesco Guccini ai Rolling Stone, da Roberto Vecchioni ai Nirvana con una chicca tutta catanese, Kamikaze Bohemien dei Denovo. La rock band anni Ottanta, al suo trentesimo compleanno dall’esordio, presenterà poi l’album in versione cd a maggio. «Ogni anno per il Rsd i clienti lottano per accaparrarsi il loro oggetto di culto ma si tratta sempre di collezionisti e questo è ormai il nostro principale mercato», spiega Massimiliano Mezza del negozio Riva, un altro pezzo della storia di cd, musicassette e vinili a Catania. Non mancheranno inoltre vendite promozionali di alcuni articoli, in un settore in cui «la crisi c’è come in tutti gli altri e ovviamente – spiega Mezza -quando girano pochi soldi il disco diventa un bene di lusso anche se costa solo cinque euro». Non bisogna tralasciare in questa analisi «anche un processo di sottocultura musicale in cui si guarda più alla quantità delle tracce che alla qualità di ascolto», conclude l’impiegato dello shop sito in piazza Stesicoro.
«Solo dieci anni fa la città di Catania vantava circa quindici fornitissimi negozi di dischi e – racconta Toscano – adesso siamo in totale tre, uno dei quali lavora solo con l’usato e difatti aderisce al Rsd esclusivamente con sconti». La tecnologia ha sicuramente avuto il suo peso nel processo di crisi descritto. «I ragazzi in un attimo e senza spendere un euro scaricano la canzone che vogliono o addirittura la ascoltano direttamente online», aggiunge Toscano. E per far fronte a questa tendenza i negozianti puntano all’assortimento e alla specializzazione cercando di essere un punto di riferimento per i gusti di tutte le fasce d’età e disponendo anche del materiale musicale più strano o raro. I vecchi clienti sono il loro bacino d’utenza più prezioso ma assicurano che c’è anche un discreto numero di curiosi e di ragazzi che sull’onda della moda del vintage si sta avvicinando a giradischi e dieci o sette pollici. «Di anno in anno abbiamo notato un aumento delle richieste del vecchio formato musicale e una riduzione delle vendite di cd e molte case discografiche si sono addirittura organizzate producendo alcuni album solo in 45 giri», racconta Toscano.
E non va sottovalutato, sempre nell’ottica della moda dell’oggetto vecchio e vissuto, il ruolo giocato dall’usato all’interno del mercato musicale. Lo sa bene Alfio Sergi, proprietario del negozio Discorsi Musicali che racconta: «Se si vendono ancora dischi e se i vinili non sono stati buttati è perché ci sono ancora gli appassionati del suono tecnicamente di qualità e la nicchia di coloro che magari cercano la prima edizione di Non al denaro, non all’amore né al cielo di Fabrizio De Andrè o la copertina autografata di un disco dei CCCP, giusto per fare degli esempi».