L'omicidio di un giovane migrante e quello di una madre. Due elementi in apparenza lontani ma che si ricongiungono nelle indagini del commissario Battaglia. È la trama del romanzo di Adriano Di Gregorio, docente di origini siracusane ma catanese d'adozione. Che definisce i romanzi polizieschi come i film Disney
Il peso della verità, giallo nella costa ionica Battaglia, il collega acese di Montalbano
L’omicidio di Faruq, giovane migrante, e quello più lontano nel tempo di una madre. In mezzo una storia d’amore contrastata. Sono gli elementi fondamentali di Il peso della verità, romanzo del siracusano Adriano Di Gregorio. Protagonista del volume il commissario Battaglia, un rappresentante delle forze dell’ordine che fa immediatamente pensare al collega Montalbano. «L’influenza c’è – ammette l’autore – Ma è più di quello televisivo», sottolinea. «La lingua di Andrea Camilleri, il suo siciliano, è inimitabile».
La trama prende il via dalle indagini sull’assassinio di un giovane migrante – «che veniva da una di quelle terre dove persino la vita era un lusso» – le quali inaspettatamente si intrecciano con quelle della morte della madre del commissario. A fare da scenario la splendida costa ionica, diventata seconda casa dell’autore che nella vita insegna Storia e Letteratura al liceo artistico di Acireale. «Non riesco ad ambientare le storie in una sola città, così ho scelto i luoghi in cui vivo ogni giorno».
«Prima ho sempre pubblicato opere scientifiche», spiega Adriano Di Gregorio, che per una decina di anni ha insegnato Storia moderna all’ex facoltà di Lingue di Catania. «Nel 2007, nel bel mezzo di una separazione, ho iniziato a scrivere». Una sorta di terapia che lo ha portato a pubblicare un primo romanzo, Il prima e il dopo. «L’esperienza è andata molto bene – afferma – così ho continuato». Quella del commissario Battaglia diventerà una serie, «sto già scrivendo il prossimo», assicura il docente. Perché proprio il genere giallo? «L’ho scelto per l’amore per Leonardo Sciascia – confessa – Attrae di più perché più avvincente». E, inoltre, «è come i film Disney: c’è il bene e il male, il lettore riesce a identificarsi – chiarisce – Con la soluzione, poi, tutto si risolve. Almeno si spera», scherza.