Da un giardino privato appartenente ai Paternò Castello, principi di Biscari, nacque l'attuale Villa Bellini
Il Laberinto del Principe
Una foto scattata a metà degli anni settanta dell’800 ci racconta di quel giardino, oggi comunemente detto Villa Bellini, il quale appartenne ai Paternò Castello, Principi di Biscari.
Organizzato secondo la moda del ‘700, il laberinto di verzura, quasi certamente realizzato con piante d’agrumi opportunamente potate, aveva un impianto a croce ripartito in quattro settori.
La carenza d’acqua per irrigare il giardino fu risolta dal Principe Ignazio, ornandolo anche di rarità botaniche, sostituendo gli agrumi con tantissimi cipressi. L’antico giardino dei Biscari era un luogo carico di valori sociali, espressione della cultura illuminata del principe Ignazio. Perdersi nei meandri del labirinto e tornare alla luce, ritrovare la via di uscita dopo un percorso confuso che prevedeva il superamento di varie difficoltà: il labirinto, secondo la filosofia massonica, stimolava a penetrare nelle coltre del passato, indicando una strada già tracciata, per un viaggio di andata e ritorno verso un centro. Una volta scomparso il giardino, l’attribuzione e definizione di Laberinto passa alle gallerie sotterranee, ipogei che rappresentano parte di quel sistema di raccolta d’acqua necessaria anche per gli zampilli e le fontane che decoravano il giardino.
Inoltre, all’interno della proprietà del Principe esisteva un luogo chiamato delli Manganelli dove il barone estraeva la seta dai bozzoli in regime di monopolio e sfruttava l’acqua che poi alimentava il mulino, grazie ad una gebbia e a un vecchio acquedotto posto lì dove adesso si trova il teatro Metropolitan.
Morto il Principe e abbandonato il giardino di nessun interesse per gli eredi, fu acquistato molti anni dopo per via del complesso iter burocratico e dei dissapori fra i tecnici del progetto, dal Comune di Catania e trasformato in villa comunale.
I lavori si protrassero dal 1855, data di acquisto, al 1875 quando furono acquistati alcuni terreni dei padri Domenicani e l’orto di San Salvatore dei padri Cappuccini. Filadelfo Fichera fu incaricato di unificare le parti e di demolire alcuni edifici. Fece realizzare un fitto boschetto, attraversato da una passeggiata con sentieri pedonali e un viale per le carrozze.
Il Chiostro della Musica connesse l’orto di san Salvatore e il giardino – labirinto del Principe mediante scalinate, ponticelli e viali per permettere ai catanesi di attraversare il parco. Finalmente, nel 1932 venne aperto e realizzato l’ingresso monumentale di via Etnea.