Non ha dubbi Salvo Veneziano, presidente facente funzione del Tribunale amministrativo etneo: la chiusura delle sedi distaccate dei Tar «è solo una operazione di immagine del governo». Secondo quanto dichiarato giorno 13 in merito alla riforma della pubblica amministrazione dal presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, il provvedimento partirà dal 1 di ottobre. «Ma Catania ha quattro sezioni, contro le tre di Palermo. Il costo per il personale da trasferire non diminuirà, mentre si dovranno reperire nuovi locali nel capoluogo, oltre ai costi per le spese di spostamento e ai disagi», sostiene Veneziano
Il governo Renzi chiude il Tar di Catania Veneziano: «Ci sarà un aumento di costi»
Il presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi ha annunciato venerdì scorso la riforma della Pubblica amministrazione, che «produrrà 15mila posti di lavoro per i giovani». Tra le grandi novità del decreto annunciato dal governo, però, ce n’è una che rischia di avere conseguenze immediate e dall’impatto molto maggiore: la chiusura delle sedi distaccate dei Tribunali amministrativi regionali. Il provvedimento avrebbe effetto dal prossimo 1 ottobre, anche sul Tar di Catania, primo in Sicilia per carico di contensiosi.
Una decisione che, secondo Salvo Veneziano, presidente facente funzione del Tar etneo, «risponde forse più esigenze di immagine del governo, di volere tagliare: ma i benefici di efficienza e economici sfumano, soprattutto per le grandi sedi». Interpellato dall’agenzia Ansa, Veneziano ricorda come «il numero di sezioni, quattro contro tre, e i contenziosi sono superiori rispetto alla sede di Palermo».
Secondo il presidente Veneziano «la soppressione legalmente è possibile», perché, spiega, «le sezioni distaccate del Tar sono state create con legge ordinaria», anche nelle regioni a Statuto speciale, come la Sicilia. «Il problema – osserva il magistrato – è capire perché si fa un’operazione del genere: ci sono sedi distaccate del Tar, come Catania, Lecce, Salerno e Brescia, che hanno carichi di lavoro notevoli. La loro chiusura comporterebbe disagi a chi si rivolge alla giustizia amministrativa, anche sul piano economico».
Il presidente Veneziano porta l’esempio di Catania, «realtà che conosco meglio, ovviamente», ma che può applicarsi anche ad altre realtà, soprattutto nel Sud Italia. «Se chiudessero la nostra sede dovremmo trasferire tutto a Palermo: ma i giudici e il personale avranno lo stesso costo per lo Stato, che non risparmierebbe neppure sulla sede perché ci vorranno nuovi locali. Inoltre, indirettamente -rileva il magistrato – l’operazione avrà un costo maggiore per la pubblica amministrazione: tutti gli Enti locali della Sicilia orientale dovranno sostenere spese maggiori per le cause pendenti, a partire dalle trasferte e dagli onorari dei legali che aumenteranno per le trasferte».
«Quindi – conclude il presidente del Tar di Catania – bisogna capire perché si fa una cosa del genere: vista così, per le grandi sedi distaccate del Tribunale amministrativo regionale,
sembra solo rispondere a esigenze di immagine del governo».
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