Il supermercato del Centro Sicilia ha chiuso i battenti da sei mesi e la cassa integrazione sta per terminare. Nel frattempo, però, alcuni dei punti vendita hanno cambiato insegna e sono passati al nuovo colosso della gdo siciliana: Decò
Il futuro incerto di 80 lavoratori di Spaccio alimentare Paura per chi è fuori dalla trattativa col gruppo Arena
Sono passati più di sei mesi da quando il supermercato all’interno del Centro Sicilia, il polo commerciale nel territorio di Misterbianco, della catena Spaccio alimentare, ha definitivamente chiuso i battenti. Ma questo lasso di tempo non ha portato ancora alcuna svolta in relazione alla vertenza avviata dalle sigle sindacali che riguarda il futuro di più di 80 lavoratori, già beneficiari di ammortizzatori sociali. Ed è la preoccupazione di non poterne usufruire più che spaventa sindacati e personale. Il paventato rischio è costituito dall’imminente scadenza (il prossimo 20 gennaio) della cassa integrazione, concessa quasi un anno fa dal ministero dello Sviluppo economico alla società che, prima della chiusura definitiva e della dichiarazione di fallimento, aveva in gestione lo Spaccio alimentare: la Distribuzione Cambria di Pace del Mela.
Secondo la ricostruzione dei sindacalisti «l’azienda, non essendo in grado di sobbarcarsi il costo del lavoro del personale, nelle scorse settimane ha richiesto al ministero del Lavoro la possibilità di ricorrere a una nuova cassa integrazione straordinaria (Cigs) per cessazione di attività». In mezzo ci sarebbe l’incontro formale con il gruppo Arena (Decò) – risalente allo scorso 10 aprile – che avrebbe dovuto scongiurare la chiusura del punto vendita. «Ma – ha sostenuto il vicesegretario del settore terziario dell’Ugl Vito Tringali a MeridioNews lo scorso maggio – i procedimenti si sono fermati».
La trattativa, dunque, pare essere sfumata a seguito del mancato raggiungimento dell’accordo tra i soggetti coinvolti dalla potenziale cessione: la Distribuzione Cambria, affittuario dei locali al polo commerciale di contrada Tenutella; il gruppo Arena, potenziale acquirente; e il Centro Sicilia, attuale proprietario. In particolare, stando alla ricostruzione del sindacato, il gruppo Decò avrebbe richiesto una riduzione della superficie adibita a supermercato: dagli originari diecimila metri quadri a poco più di quattromila, ma i vertici del polo commerciale non avrebbero accettato.
«Un fine anno con il fiato sospeso – sottolinea l’Ugl -, e intanto il centro commerciale di contrada Tenutella continua a rimanere con le saracinesche abbassate». Il rischio, continua il sindacato, è che i lavoratori, a seguito della possibile cessione ad altro proprietario, «si ritrovino fuori dai giochi». Per questo hanno già annunciato lo stato di agitazione che si tradurrà in un sit-in di protesta sotto gli uffici della prefettura il prossimo 3 gennaio. Ma il rinnovo degli ammortizzatori sociali, sebbene sia stata richiesta, non costituisce una panacea. «Dubito che il ministero la conceda – spiega il vicesegretario del settore terziario Ugl Vito Tringale -, ma anche qualora venga accordata, non può risolvere tutto». Così i sindacati rimangono sul piede di guerra: «Vogliamo rompere questa coltre di silenzio – sostiene Tringale -, non abbasseremo la guardia fino a quando coloro che hanno la responsabilità di decretare il futuro dei lavoratori non inizieranno a giocare a carte scoperte».
Nel mirino delle organizzazioni sindacali c’è anche la situazione di altri supermercati della catena, già chiusi in passato e che adesso – almeno alcuni di essi – sembrano riaprire i battenti. Tra questi c’è il punto vendita del viale Mario Rapisardi a Catania (acquistato da Arena e la cui apertura, originariamente prevista a novembre, è slittata a gennaio a seguito di alcuni lavori di ristrutturazione) e quello di Aci Sant’Antonio (ceduto al gruppo Leone, affiliato al marchio Decò, dovrebbe riaprire dopo i lavori di ristrutturazione).
Situazione differente, invece, per il punto vendita del centro commerciale Le Vele di Acireale. Questo, insieme al supermercato del Centro Sicilia, è l’unico a essere rimasto fuori dalla trattativa col gruppo Arena.