Il giorno decisivo per il futuro del Muos sarà il 25 febbraio. Giovedì prossimo il Consiglio di giustizia amministrativa si dovrà esprimere sul ricorso alla sentenza del Tar che aveva dichiarato abusivi i lavori di relizzazione dell’impianto satellitare degli Usa. Il Cga ha voluto fare nuove verifiche, affidate a un collegio di periti che avrebbe dovuto effettuare le misurazioni accendendo per la prima volta le parabole. Cosa che non è accaduta: prima lo stop della Prefettura, poi l’ammissione che il tempo per tarare la strumentazione sarebbe stato insufficiente. I test sono stati quindi effettuati sulla base dei dati teorici forniti dagli Usa. Alla fine la relazione consegnata dal collegio sottolinea che le emissioni elettromagnetiche rispettano i limiti di legge e che non ci sono criticità per quanto riguarda l’interferenza col traffico aereo.
A questo documento l’avvocatura dello Stato, che rappresenta il ministero della Difesa, ha aggiunto una nota di accompagnamento, depositata lo scorso 11 febbraio, in cui si sintetizzano i risultati delle misurazioni e si attaccano i periti della controparte, cioè del movimento No Muos, definendoli «privi dell’indispensabile esperienza di settore e di pubblicazioni scientifiche pertinenti». Tra i destinatari c’è anche il professore Massimo Zucchetti, che, per i suoi studi, è stato inserito quest’anno nella short list dei quindici scienziati candidati al premio nobel per la Fisica.
Le critiche dell’Avvocatura si estendono al lavoro prodotto. «Gli elaborati peritali dei tecnici di controparte – si legge nella nota – sono inattendibili». Ma nell’estate del 2014 era stato un tecnico super partes a sottolineare i rischi legati al Muos. Il Tar nominò, infatti, come perito l’ingegnere Marcello D’Amore, professore emerito di Elettrotecnica dell’università La Sapienza di Roma, che nella sua relazione smontava le conclusioni rassicuranti a cui era arrivato l’Istituto superiore di sanità.
Tornando a oggi, il documento firmato dall’avvocato dello Stato, Marcello Pollara, è accompagnato da un commento di Agostino Monorchio, professore di Campi elettromagnetici dell’università di Pisa ed esperto di parte del ministero della Difesa. Anche lui, dopo aver escluso ogni tipo di criticità e rischio, aggiunge alle valutazioni di merito pesanti critiche verso i tecnici della controparte. «Occorre notare come nessuno dei periti risulti adeguatamente qualificato per la complessità del problema; nessuno di loro risulta esperto del settore dei campi elettromagnetici, né tantomeno presenta una produzione scientifica pertinente che abbia superato la valutazione tra pari (peer review). Questa premessa – aggiunge – per spiegare l’eccessivo allarmismo e le fuorvianti conclusioni alle quali giungono nei loro documenti».
Monorchio era stato intervistato nel maggio del 2013 dalla trasmissione Report. Mostrando tutt’altre certezze. «La situazione della base è molto complicata e andrebbe fatto uno studio di livello di sistema per capire come i campi interferiscono – diceva – invece sono state usate formulette approssimate». Quindi, chiamato a dare un giudizio sullo studio che stava svolgendo l’Istituto superiore di sanità in quel periodo aggiungeva: «Spero che diranno che non sono in grado di dirlo, non è serio pensare che in un mese di possa dare risposte, vista la complessità del sistema, serve almeno un anno».
Un tempo che non è stato concesso al collegio dei periti del Cga: i tecnici avevano chiesto 90 giorni, ma ne sono stati dati solo 40. In mezzo c’è stato il pressing del ministero della Difesa italiano che, tramite l’Avvocatura dello Stato, ha invitato a fare presto alla luce dei recenti atti terroristici di Parigi e del Giubileo in corso.
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