«Abbiamo preso le distanze dal listino del presidente, anche per via della polemica sugli impresentabili, ma c’è un accordo elettorale che ora vuole la nostra presenza in giunta». Non si nasconde il segretario di Noi con Salvini Alessandro Pagano. Altro nome caldo è quello di Giuseppe Milazzo, tra i più votati in Forza Italia
Giunta Musumeci, via ai colloqui coi partiti Tra i salviniani Pagano possibile assessore
«Certamente vantiamo un credito all’interno della coalizione, abbiamo preso le distanze dal listino del presidente, anche per via della polemica sugli impresentabili, ma c’è un accordo elettorale che ora vuole la nostra presenza in giunta». Così Alessandro Pagano, segretario di Noi con Salvini per la Sicilia occidentale, rivendica per il suo movimento un posto nella formazione del governo che il neo eletto presidente Nello Musumeci si appresta a comporre. Proprio in queste ore, infatti, il nuovo governatore ha convocato i primi incontri con i segretari regionali dei partiti che hanno appoggiato la sua candidatura per procedere alla composizione della giunta, una compagine politica, non tecnica aveva già anticipato Musumeci.
L’accordo a cui fa riferimento Pagano viene dopo un’escalation che il movimento di Salvini ha visto in Sicilia, partendo da uno 0,6 per cento delle Europee («numeri da prefisso telefonico», scherza Pagano), per poi passare al 2,8 per cento delle Comunali a Palermo e infine a superare lo sbarramento con il 5,6 per cento insieme a Fratelli d’Italia, in una lista unica che ha ottenuto tre deputati all’Ars (Gaetano Galvagno a Catania, Antonio Catalfamo a Messina e Tony Rizzotto a Palermo). «Non abbiamo cercato il listino – sottolinea Pagano – la candidatura di Elvira Amata è stata espressa dai colleghi di Fratelli d’Italia, ma quell’accordo elettorale ora è un accordo politico da mettere a frutto. Non abbiamo ancora incontrato Musumeci, ci convince però il suo metodo che sarà quello di non far alcun accordo classico da manuale Cencelli, ma di ascoltare tutti per poi decidere».
Ma le mire del movimento di Salvini sono ben chiare anche all’Ars: «Siamo partiti con Fdi da un sodalizio tattico, abbiamo capito che per superare la soglia dovevamo stare al centro, ora sosteniamo a viva voce – afferma Pagano – che sia importante formare un gruppo parlamentare uniti, noi, Fdi e Diventera bellissima». Con la lista del movimento di Nello Musumeci che ha ottenuto quattro deputati, ed Elvira Amata proveniente dal listino, il gruppo (che per essere formato ha bisogno di almeno cinque unità) sarebbe così formato da otto parlamentari.
Per il posto in giunta in quota noi con Salvini, tra le figure più probabili ci sarebbe proprio lo stesso Pagano che aveva già ricoperto la carica di assessore in diverse occasioni da deputato Ars di Forza Italia. «Se Musumeci me lo chiederà sarò felice di fare l’assessore». Porte serrate invece tra gli azzurri, il partito di maggioranza relativa all’Ars, che dovrebbe ottenere il maggior numero di poltrone in giunta. Tra i nomi che si fanno nelle ultime ore anche Giuseppe Milazzo che ha già cinque anni di esperienza da parlamentare all’opposizione e ha fatto il pieno di voti a Palermo (9.889 preferenze). «Sia io che Gianfranco Miccichè – dice il neo eletto – siamo fuori città e non abbiamo mai parlato di questo. Posso solo dire che se mi verrà chiesto di fare l’assessore accetterò con grande spirito di servizio».
Nomi che si aggiungono a quelli quasi certi – Vittorio Sgarbi ai Beni culturali e Gaetano Armao molto probabilmente al Bilancio -, a quelli possibili – uno tra Totò Cordaro e Roberto Lagalla in quota Popolari e Autonomisti -, e a quelli legati a rumors sempre più insistenti: Alessandro Aricò, componente della cabina di regia di Diventerà bellissima ed ex deputato di Alleanza nazionale, e Francesca Catalano, senologa, moglie del rettore dell’università di Catania, per l’assessorato alla Sanità.
Ma nella partita della formazione di governo peserà in parte anche quella delle cariche ai vertici dell’Ars. Trovata un’intesa sulla squadra, si definirà l’accordo sulla presidenza e l’ufficio di presidenza. Lì peserà anche il ruolo delle opposizioni, in particolare del Movimento 5 stelle che con il suo schieramento di 20 parlamentari risulterà determinante e in grado di rivendicare spazi.