Undici e non più di undici. Finalmente sono arrivate le tanto attese nomine, Palermo adesso ha una giunta. Quanto meno nei nomi, per le deleghe bisognerà aspettare il 21 luglio, giorno dell’insediamento. Un caso curioso quello della mancanza delle deleghe al fianco dei nomi degli assessori designati dal sindaco Roberto Lagalla, testimone del fatto che la scelta non è poi stata così facile, non è poi stata così discussa e soprattutto che i dettagli sono ancora da limare.
«Una giunta di parenti» ironizzava ai microfoni di Radio Fantastica Rmb Giangiacomo Palazzolo, coordinatore regionale di Azione di Carlo Calenda. E in effetti qualche parente c’è. C’è Sabrina Figuccia, assessora in quota Lega e membro dell’omonimo clan composto dal padre, Angelo, ex consigliere, e dai fratelli Vincenzo e Marco, rispettivamente deputato regionale e consigliere di circoscrizione. C’è Andrea Mineo, uno dei tre in quota Forza Italia, figlio di Franco, ex deputato regionale di Grande Sud. C’è Aristide Tamajo, una nomina che appare quasi come un premio per il fratello Edy, tornato alla corte di Gianfranco Miccichè in tempo per trascinare con i suoi candidati la lista di Forza Italia al primo posto in coalizione. E c’è anche Rosy Pennino, che sebbene non sia più parente, sulla carta, è l’ex moglie di Davide Faraone.
Su Dario Falzone, assessore in quota Fratelli d’Italia, come anche Carolina Varchi, nuova vicesindaca e Giampiero Cannella, deputato nazionale e coordinatore del partito per la Sicilia occidentale, si sono spese già abbastanza parole. Varchi tra l’altro è l’unica che, essendo già stata nominata, ha certezza delle proprie deleghe: Bilancio, Legalità, Beni confiscati e Società partecipate. Deleghe pesanti, tra le più ambite. A dimostrazione che la sua nomina, oltre al forte valore politico, è benedetta dalla fiducia di Roberto Lagalla. Lagalla che per conto della sua lista pesca a sua volta altri tre nomi: Maurizio Carta, un tecnico, che avrà verosimilmente il ruolo di assessore all’Urbanistica e al Centro storico, ruolo che ha già ricoperto in epoca cammaratiana, da stimato professore universitario esperto in materia qual è, ma che da tesserato di Italia Viva dà anche una mano a riempire una casella. Per l’altra casella a disposizione i renziani hanno rispolverato Totò Orlando, presidente del consiglio uscente. Ultimo posto per la lista di Lagalla assegnato a Antonella Tirrito, che dovrebbe occuparsi di Innovazione. Chiude la rosa il cuffariano Giuliano Forzinetti, consulente d’azienda, che – curiosità – nelle elezioni del 2017, candidato sempre tra le fila del centrodestra, si presentava in lista con il suo nome seguito dalla dicitura «Detto Ferrandelli».
E poi ci sono, anzi, non ci sono, i delusi: Saverio Romano, Totò Lentini, gli alleati che non hanno superato il cinque per cento dello sbarramento, ma avevano passato il tre e mezzo per cento sancito dal patto elettorale per avere una poltrona. Sono stati liquidati con un freddo «ho avuto modo di verificare che non sussistevano le condizioni politiche per allargare la composizione della giunta oltre le rappresentanze consiliari». Parole di Lagalla che sicuramente sa che clima lo aspetta. E che clima aspetta la coalizione in vista della campagna elettorale per le elezioni regionali. E se per Romano è una scelta sbagliata «escludere tre partiti che hanno portato un totale di 25 mila consensi», più malinconico il commento di Lentini che parla di «Novemila consensi persi. Io mi sono speso candidando gente nuova, ragazzi intraprendenti – dice – ma Lagalla ha scelto altro nonostante avessimo raggiunto il 4.7 per cento. Avrebbe dovuto premiare tutti i partiti che si sono impegnati per vincere questa campagna elettorale».
Sempre guardando alle Regionali, la nomina di Carolina Varchi e la mancanza di Francesco Cascio nella rosa degli assessori, sono più che un dettaglio. «Affidare il ruolo di vicesindaco a Carolina Varchi è un’ottima scelta del sindaco Roberto Lagalla – commenta in una nota il coordinatore di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, che fa anche gli auguri alla deputata nazionale. Forse un segnale di distensione. Forse no. Il tempo dirà come staranno le cose.
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