Sala d'Ercole torna a riunirsi alle 1600. Ma, ancora una volta, a dettare l'agenda al Parlamento siciliano sarà il Governo regionale. E' atteso infatti, il disegno di legge governativo che prevede un nuovo indebitamento da oltre due miliardi che pagheranno le imprese e le famiglie siciliane. Privo del piano di ammortamento e della documentazione necessaria a spiegare il perché del buco
Ars, già da oggi il mutuo potrebbe arrivare in Aula Deputati ciechi e sordi sulle carenze della relazione tecnica
Sala d’Ercole torna a riunirsi oggi pomeriggio alle 1600. Ma, ancora una volta, a dettare l’agenda al Parlamento siciliano sarà il Governo regionale. Restano, infatti, nel cassetto le mozioni e le iniziative dei singoli deputati, inclusa la mozione di censura nei confronti della Segretario generale della Presidenza della Regione, Patrizia Monterosso.
In Aula, secondo indiscrezioni, dovrebbe arrivare il controverso mutuo da oltre due miliardi di euro imposto dall’esecutivo nazionale al Governo di Rosario Crocetta. Un nuovo indebitamento che, ovviamente, pagheranno le famiglie e le imprese siciliane con le aliquote Irap e Irpef più care d’Italia.
Chi si aspettava (i siciliani, ad esempio) che la Commissione Bilancio dell’Ars chiedesse un approfondimento su una relazione tecnica che fa acqua da tutte le parti, beh, è rimasto deluso. Una relazione che non contiene un prospetto preciso di come sarebbero stati spesi i 5 miliardi del buco della Regione, né un piano di ammortamento del mutuo. Ma, soprattutto mancano i documenti ufficiali che comprovino l’indebitamento delle Aziende sanitarie provinciali e della Aziende ospedaliere dell’Isola con relativa indicazione delle banche tesoriere che avrebbero anticipato le spese.
Pressioni politiche avrebbero spianato la strada al disegno di legge, che, così com’è, oggi dovrebbe fare la sua comparsa in Aula. In barba allo stesso regolamento parlamentare che impone relazioni tecniche precise alle leggi che comportano esborsi finanziari.
Un obbligo ricordato anche dalla Corte dei Conti siciliana che, nel corso dell’ultima parifica, ha bacchettato la Regione, sottolineando come più del 50% di leggi presentate dal Governo erano prive di appropriata relazione tecnica.
Un regolamento, peraltro, spesso citato in Aula dal Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che però, in questo caso sembrerebbe un po’ distratto.
Per inciso, presentare un disegno di legge che prevede l’accensione di un mutuo da due miliardi di euro senza aver prima presentato il Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria) e, soprattutto, senza aver prima presentato il disegno di legge su Bilancio e Finanziaria 2015, è un fatto a dir poco anomalo.
Il dubbio che in queste ore percorre i corridoi di Palazzo Reale è che il prestito che la Regione si accinge ad accendere sulla pelle di imprese e famiglie non venga utilizzato per coprire il buco di 5 miliardi di euro ma, al contrario, per consentire allo Stato di prelevare dal Bilancio regionale 2015, ancora da venire, il solito accantonamento annuale di circa 1 miliardo di euro. Soldi che il Governo Renzi toglie ai siciliani per aggiustare i conti romani.