Formazione/ Sulla diffida accertativa enti formativi pronti a denunciare il Governo regionale

LA REGIONE NON PAGA. E POI CHIEDE A CHI NON HA RICEVUTO I PAGAMENTI PERCHE’ NON PAGA I DIPENDENTI. UNA DOMANDA RETORICA CHE SERVE SOLO A PROVARE A FAR CHIUDERE IL SETTORE. MA IL PRESIDENTE CROCETTA E’ AL CORRENTE DI QUELLO CHE COMBINA L’ASSESSORA NELLI SCILABRA?

Nuova ‘grana’ in vista per il Governo regionale. Pronta la denuncia alla magistratura per attività vessatoria e procurato fallimento.

Gli enti formativi non ci stanno più e passano all’attacco, anticipando al nostro giornale il possibile deposito, presso gli uffici giudiziari, di un esposto.

Motivo dello scontro: lo strumento della diffida accertativa che appare sempre più essere utilizzato dall’Amministrazione regionale, non tanto e non solo per verificare la correttezza della gestione economico-patrimoniale degli enti formativi, ma per ‘spingerli’ praticamente al fallimento.

La circolare emanata dall’ex dirigente generale pro tempore, Anna Rosa Corsello, ha dato il via alla stagione di controlli a tappeto sulla gestione economico-patrimoniale degli enti formativi e sul rispetto degli istituti contrattuali, primo fra tutti il regolare pagamento degli stipendi ai propri dipendenti.

La diffida accertativa, lamentano gli enti formativi, va fatta su ciò che la Regione siciliana ha già erogato e non su quello che ancora gli enti formativi devono ricevere. C’è grande agitazione tra gli enti, ancora una volta – per troppe volte, forse – nella rete dei controlli degli ispettori del lavoro.

Un gioco al massacro che non cessa, ci viene riferito da i vertici di taluni enti formativi, stanchi di doversi sottoporre a continui e ripetuti controlli pur avendo regolarmente pagato fino ad oggi con le risorse ricevute dagli assessorati regionale al Lavoro e alla Formazione professionale.

Le diffide accertative, continue e ripetitive, si trasformano in attività vessatoria se non si tiene conto del rapporto tra le risorse ricevute dagli enti formativi ed il pagamento del personale dipendente e delle spese generali.

Secondo quanto riferito alla redazione dai vertici di taluni enti formativi, se non si pone fine a questo gioco al massacro le attività non saranno avviate, le sedi saranno chiuse definitivamente ed i libri sociali depositati presso il Tribunale. Decisione che precederebbe la presentazione di una denuncia contro il Governo regionale per attività vessatoria e procurato fallimento.

La questione è seria. In più occasioni, dal 2012 ad oggi, il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, non ha risparmiato attacchi mediatici agli enti formativi, portando avanti una vera e propria crociata per spingerli verso la chiusura, supportati dall’assunzione di atti amministrativi specifici. I segnali sono inequivocabili. Una per tutte, la circolare emanata dall’ex dirigente generale del dipartimento formazione professionale, Anna Rosa Corsello, che ha avviato una stagione di controlli a tappeto su tutti, o quasi gli enti operanti nella Regione siciliana, beneficiari di provvidenze pubbliche.

La diffida accertativa che fa emergere il mancato pagamento degli stipendi al personale per effetto dei ritardati finanziamenti da parte dell’Amministrazione regionale è l’emblema del fallimento dei sistema formativo. Gli uffici dell’Amministrazione regionale non erogano le risorse finanziarie nelle tre filiere formative (Oif, Servizi Formativi e Interventi formativi). Questo ha messo in ginocchio finanziariamente gli enti formativi che, nella stragrande maggioranza dei casi, vivono di mono commessa.

Il Governo regionale, ‘stoppando’ i pagamenti agli enti, non ha fatto altro che spingerli alla chiusura. Gli enti formativi, se non ricevono le risorse dalla Regione siciliana, non possono ottemperare alle obbligazioni assunte nei confronti del proprio personale e dei terzi soggetti.

Ed allora quale migliore occasione per erogare col contagocce i mandati di pagamento dell’Avviso 20/2011, dell’Obbligo formativo, dell’Avviso 19/2011 e bloccare le procedure di rendicontazione che nel settore dell’Oif, per esempio, sono ferme dal 2007?

Quello della diffida accertativa è uno strumento ‘imbattibile’ per spazzare via tutti gli enti formativi dal settore, compreso quelli virtuosi. Senza pagamenti correnti da parte dell’amministrazione regionale nessun ente formativo potrà mai ottemperare agli impegni assunti.

Insomma: la regione siciliana non paga e poi ‘chiede’ ai titolari di enti formatici e società del settore: perché non pagate il personale?

Il presidente della Regione Crocetta e gli assessori regionali al Lavoro, Giuseppe Bruno e alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, destinatari di una denuncia per procurato fallimento? È possibile, almeno secondo quanto riferito al nostro giornale.

Come abbiamo già raccontato in altra parte del giornale, l’assessore regionale alla formazione professionale, Nelli Scilabra, e la dottoressa Anna Rosa Corsello, ex dirigente generale del dipartimento al ramo, hanno avviato una stagione di controlli a tappeto sulla gestione economico-patrimoniale degli enti formativi e sul rispetto degli istituti contrattuali, primo fra tutti il regolare pagamento degli stipendi ai propri dipendenti.

Cosa prevede la procedura? Semplice: qualora vi siano inosservanze alla disciplina sul lavoro, da cui scaturiscono crediti del datore di lavoro in favore dei propri dipendenti, gli Ispettori della direzione del Lavoro territorialmente competente diffidano lo stesso datore di lavoro a corrispondere gli importi risultanti dagli accertamenti.

‘Diffida accertativa per crediti patrimoniali’ che può riguardare anche il caso di rapporti di lavoro autonomo come la collaborazione coordinata e continuativa ed il lavoro a progetto.

Entro trenta giorni dalla notifica della diffida accertativa, il datore di lavoro può promuovere un tentativo di conciliazione presso la direzione provinciale del Lavoro. Qualora a seguito dell’incontro il datore raggiunga un accordo con il dipendente, la diffida perde efficacia.

Se invece decorra infruttuosamente il termine per esperire la conciliazione, oppure in sede conciliativa non si trova un accordo, la diffida accertativa “acquista valore di accertamento tecnico, con efficacia di titolo esecutivo”, con apposito provvedimento del direttore della direzione provinciale del Lavoro. Questo vuol dire, in termini pratici, che il lavoratore ha in mano un documento della stessa forza di una sentenza e può agire mediante esecuzione forzata, previa notifica di un atto di messa in mora che si chiama “atto di precetto”.

Diversa dalla ‘Diffida accertativa per crediti patrimoniali’ è la Diffida della direzione del Lavoro.

In caso di inosservanza delle norme di legge o del contratto collettivo in materia di lavoro e legislazione sociale, gli ispettori della direzione Territoriale del lavoro – anche degli Enti previdenziali, per i profili di competenza – diffida il datore di lavoro alla regolarizzazione delle inosservanze comunque materialmente sanabili, entro il termine di trenta giorni dalla data di notificazione del verbale di accertamento.

La diffida rappresenta, pertanto, a differenza della ‘diffida accertativa per crediti patrimoniali’, una condizione di procedibilità in ipotesi di illeciti amministrativi in quanto l’organo di vigilanza è tenuto ad esercitarla ogniqualvolta ricorrano i presupposti di legge.

In caso di ottemperanza agli adempimenti rilevati con la diffida, il datore di lavoro è ammesso al pagamento dell’importo delle sanzioni, nella misura pari al minimo previsto dalla legge, ovvero alla misura pari ad un quarto della sanzione stabilita in misura fissa, nei 15 giorni successivi alla scadenza del termine di 30 giorni stabilito per la regolarizzazione delle inosservanze. Il pagamento di tali somme estingue il procedimento sanzionatorio. Non è ammessa alcuna rateizzazione degli importi sanzionatori conseguenti a diffida.

Nota a margine

Una diffida accertativa diretta ad un ente formativo che ha pagato i propri lavoratori con i finanziamenti ricevuti dalla regione siciliana e registrato un debito corrispondente al rimanente finanziamento non ancora ottenuto ha senso? Ha senso, soprattutto se a disporre gli ‘accertamenti’ è la stessa Regione che non paga?

I fatti parlano chiaro. 

Da un lato sono già 4000 i lavoratori senza lavoro e retribuzione. Per gli altri 3000 si apre lo spauracchio della sospensione, per non dire del licenziamento, nel caso di mancato avvio della terza annualità dell’Avviso 20/2011.

Dall’altro, la massiccia campagna di controlli ispettivi, attuata in questa delicata fase del settore, che registra il ritardo di mesi e mesi nell’erogazione dei finanziamenti, diretti agli enti virtuosi.

Insomma: fa tutto l’Amministrazione regionale: non paga gli enti e poi fa gli ‘accertamenti’ per ‘sapere’ perché gli enti non hanno pagato il personale. 

Ma come fanno gli enti – che dipendono dai fondi regionali – a pagare il personale se la Regione non paga?

Il presidente Crocetta è al corrente di quello che combina la sua ‘assessora’ alla Formazione professionale, la studentessa fuori corso Nelli Scilabra che lo smentisce pubblicamente?


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