Formazione, è fatta: al via la class action

Sarà depositato nei prossimi giorni l’atto di diffida a firma del presidente dell’unica associazione di consumatori non sottoposta a condizionamenti esterni che ha accettato di intraprendere la class action amministrativa nel settore della formazione professionale.

Più volte lo abbiamo anticipato in precedenti nostri articoli. E’ trascorso oltre un anno alla ricerca di una associazione dei consumatori disposta ad andare fino in fondo. Non è stato facile. Qualcuno ci spiegava, non molto tempo fa, che anche queste associazioni vivono di contributi pubblici. Per cui in tanti avevano detto sì fino a desistere alla prima telefonata. Ma veniamo al dunque.

Precisiamo chi saranno i destinatari? Il trio delle meraviglie, ovviamente, conosciuto con l’acronimo LAC. Si tratta di Raffaele Lombardo, ancora per qualche giorno presidente della Regione siciliana; Ludovico Albert, dirigente generale in sella al dipartimento Istruzione e Formazione professionale, e Mario Centorrino, già assessore regionale al ramo. Chiaramente il destinatario sarà Accursio Gallo, ma solo perché assessore pro tempore.

Sarà chiesto il ripristino delle garanzie previste dalle leggi regionali nel settore della formazione professionale. L’iniziativa è stata concordata lo scorso 14 ottobre a Caltanissetta nel corso di un’incontro promosso da un gruppo spontaneo di lavoratori proveniente da tutta la Sicilia. Presso i locali dell’Enaip di Caltanissetta, oltre 150 addetti del settore hanno dibattuto sulle criticità del sistema formativo e sui tempi, modalità ed obiettivi della class action amministrativa.
Coordinata dall‘Unione lavoratori liberi, movimento spontaneo e scevro da condizionamenti, il dibattito ha visto l’introduzione di Alessandro Lazzano, dipendente Anfe della provincia di Agrigento e la prolusione dell’avvocato Francesco Menallo, presidente della Fondazione Cas. Argomento? Il taccuino del “fare”. Partire intanto dal chiarire le motivazioni a supporto dell’iniziative. La quale prevede una fase propedeutica rappresentata dall’atto di diffida, seguita poi da una successiva fase, entrambe dirette al ripristino della legge regionale 24 del 6 marzo 1976 e della legge regionale n.25 del 1^ settembre 1993. Trascorsi 90 giorni senza alcun riscontro, il ricorso al Tribunale amministrativo regionale sarà l’altro atto promosso dall’associazione consumatori per il ripristino della legalità nel settore.

In un momento confuso e caotico dove la formazione professionale si appresta a chiudere i battenti, l’iniziativa fa riaffiorare una luce di speranza per centinaia di operatori della formazione professionale liberi e non sindacalizzati.

Uno schiaffo per i sindacati firmatari di contratto nazionale? Può darsi. Aggiungiamo, peraltro, che a nulla varrà il contratto nazionale nel disegno speculativo del settore visti i licenziamenti facili, i contratti a progetto, la precarizzazione, il mancato riconoscimento di istituti fondamentali quali malattia, permessi retribuiti, permessi studio, gravidanza, allattamento etc, etc..

Protagonisti dell’iniziativa, quei lavoratori ancora oggi liberi e non soggiogati da “potenti” datori di lavoro/sindacalisti che insistono per un settore aperto alla produzione di profitto con l’azzeramento del sistema di tutele e garanzie occupazionali.

Con la class action amministrativa i promotori mirano al ripristino del sistema formativo chiuso il cui servizio pubblico resta nelle mani della Regione siciliana. Riaffermare quindi il principio costituzionale del diritto allo studio da erogare attraverso la rete di associazioni ed Enti senza finalità di lucro. Come prevede la legge regionale 24 del 1976. In pratica, soggetti che possano garantire l’erogazione dell’istruzione e della formazione professionale avvalendosi di personale specializzato e professionalizzato, con il divieto di ambizioni speculative e di profitto.

E’ paradossale pensare di speculare nell’erogare il servizio formativo con risorse pubbliche. Finalizzare il sistema formativo esclusivamente all’obiettivo del guadagno e non della risposta alla domanda formativa appare un audace tentativo di fare “dell’altro”. Di fatto, una speculazione.

Questi lavoratori si dissociano da questo cosiddetto “dell’altro”. L’iniziativa del 14 ottobre scorso mira proprio a scoperchiare il progetto, tutto ‘albertiano’ (da Ludovico Albert il ‘piemintese’…) e degli sponsor, Raffaele Lombardo in testa con l’amico Giuseppe Lumia, di trasformare il settore in altro. Lo testimoniano i diversi interventi pubblici sull’argomento raccolti dai lavoratori nei giorni scorsi. Ne diamo testimonianza affinché i diretti interessati possano replicare a beneficio dei tanti che aspirano a capirne di più’.

 


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