Almeno 600 sono i dipendenti della formazione professionale a rischio licenziamento. E' un dato inconfutabile che passa inosservato in questa selvaggia campagna elettorale per lelezione diretta del presidente della regione e per il rinnovo dell'assemblea regionale siciliana (ars). Troppo distratti politici e sindacati? può darsi.
Formazione, 600 dipendenti a rischio licenziamento
Almeno 600 sono i dipendenti della formazione professionale a rischio licenziamento. E’ un dato inconfutabile che passa inosservato in questa selvaggia campagna elettorale per lelezione diretta del presidente della Regione e per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana (Ars). Troppo distratti politici e sindacati? Può darsi.
Eppure una soluzione tra le tante esiste. Proviamo a fare un ragionamento. Intanto partiamo dalla considerazione che concretamente centinaia di lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro. Si tratta di docenti e personale amministrativo legati agli enti formativi da rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Almeno fino a quando il contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) della formazione professionale aveva un senso in Sicilia. Oggi appare disatteso in larga parte.
La stessa amministrazione regionale, con le cosiddette innovazioni al settore, sembra incentivare il fenomeno anomalo dei licenziamenti. Smantellamento del sistema formativo che vede protagonisti, oltre al presidente della Regione uscente, Raffaele Lombardo, anche Mario Centorrino, già assessore regionale allIstruzione e Formazione professionale e Ludovico Albert, dirigente, ancora in sella, del dipartimento Istruzione e Formazione professionale.
Eppure è il caso di ripetere che la “riforma epocale” fortemente voluta da Raffaele Lombardo, presidente mai dimissionario della Regione siciliana, sta provocando una ecatombe sociale con massicci licenziamenti. Un vero e proprio fallimento in tutti i sensi. Se solo si prova a tornare indietro a qualche tempo fa, quando lo stesso presidente della Regione siciliana, annunciava al mondo intero che non un solo operatore della formazione professionale sarebbe stato licenziato, siamo proprio lontani e la verità invece appartiene ad un presente amaro e povero di riscatto. Si tratta, peraltro, di un fatto nuovo, fuori dagli schemi normativi regionali che prevedono tutt’altro.
Proprio così. La legge regionale 25 del 1° settembre 1993, ad oggi in vigore per dispiacere di qualcuno, ha introdotto, per esempio, il principio della garanzia occupazionale e della continuità lavorativa degli operatori del settore. Ma veniamo alla proposta risolutiva. Idea raccolta da spunti forniti da tecnici di settore che hanno rappresentato alla nostra redazione, nei giorni scorsi, il proprio ragionamento.
In pratica, si potrebbe armonizzare l’Avviso 20/2011 con la legge regionale 24 del 6 marzo 1976. Infatti, i 600 lavoratori esuberanti dagli Enti formativi, beneficiari di finanziamento a valere sull’Avviso 20/2011, potrebbero trovare utilizzo attraverso un Piano formativo predisposto ad hoc.
Servirebbe uno sforzo finanziario di circa 21 milioni di euro da prelevare dal bilancio regionale. Infatti il costo riguarderebbe 18 milioni di euro per il personale, circa 1,7 milioni di euro per le spese di gestione e 1,3 milioni di euro per coprire il costo degli allievi. Per attuare il progetto occorrerebbe un atto di indirizzo dell’assessore regionale allIstruzione e Formazione professionale indirizzato al dirigente generale, Ludovico Albert.
Un passo che Accursio Gallo, attuale assessore al ramo, potrebbe compiere solamente con una copertura finanziaria certa. Occorrerebbero sostanzialmente risorse attinte dal bilancio regionale. La questione probabilmente è un’altra. Albert ha mostrato, in più di una occasione, la propria contrarietà, fautore com’è della produzione di un utile con l’attività formativa in favore degli Enti formativi. E poi, troppe, tante le consulenze e gli incarichi affidati a soggetti esterni da Raffaele Lombardo nella sua gestione. Probabilmente più produttivi, gli incarichi, se collegati alla scadenza elettorale delle regionali ed al prossimo appuntamento con le elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Sull’argomento i candidati alla presidenza della Regione siciliana si sono mantenuti abbottonati. Analizziamone due sugli undici candidati a Palazzo d’Orleans. Per la verità Nello Musumeci, candidato di Pdl, Pid e della Destra ha più volte parlato di riforma radicale del settore con salvaguardia di tutti i posti di lavoro. Mentre Rosario Crocetta, candidato alla presidenza della Regione siciliana per Pd, Udc, Api e Psi ha dichiarato che, se eletto, Albert farà le valigie. Slogan ad effetto elettorale o cos’altro?
Intanto il buco di bilancio, secondo la Corte dei Conti, ammonterebbe a 6 miliardi di euro per fine anno. Una spesa più che raddoppiata dal 2007 al 2011. E di certo la spesa non ha riguardato la garanzia dei livelli occupazionali. Il nuovo governo, semmai, troverà la quadra con una maggioranza qualificata, dovrà mettere mano ad un colossale piano di rientro. Che i siciliani debbano aspettarsi un ulteriore alleggerimento delle tasche?