Formazione 3/ E’ iniziatala ricerca dei ‘parenti’. Che fuggono…

E’ partita la demolizione del sistema formativo siciliano? Dalle innumerevoli iniziative degli ultimi giorni parrebbe proprio di sì. Intanto, proprio oggi, Anna Rosa Corsello, dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale, ha chiesto, con nota dell’11 dicembre scorso prot. n.98487, a tutti gli Enti formativi operanti in Sicilia l’elenco del personale corredato da apposita autocertificazione, ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica (DPR) n.445 del 28 dicembre 2000, sottoscritta da tutti i lavoratori attestante la sussistenza o meno di rapporti di parentela entro il quarto grado e/o di affinità entro il terzo con parlamentari eletti all’Assemblea regionale siciliana (Ars).

E’ questo è l’effetto della decisione drastica, e condivisa da questo giornale, assunta nei scorsi giorni, dal presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta. Ma andiamo con ordine.

Proviamo a fare una riflessione a tutto tondo. Alcune cose ci convincono, altre appaiono, a nostro modo di vedere, speculari rispetto all’enfasi del momento ed in taluni casi fin troppo effimere. I problemi che hanno investito il settore li avevamo avvistati con gravità già nel maggio scorso, quando questa testata giornalistica ha avviato una campagna informativa, quotidiana e puntuale sulla formazione professionale.

In tanti hanno criticato certi contenuti degli oltre duecento articoli confezionati per l’argomento, ma siamo andati avanti consapevoli che molte cose, prima o poi, avrebbero assunto dimensioni tali da non poter restare nel dimenticatoio. Ed abbiamo avuto ragione. Ma oggi è venuto il momento di mettere un punto e tracciare il percorso virtuale, efficace ed efficiente per riorganizzare la formazione professionale in Sicilia. Un servizio necessario ed indispensabile per la crescita della società siciliana in senso lato, di cui non si può fare a meno. Quindi gioco-forza va riorganizzato. Ed allora sono maturi i tempi per dire con chiarezza cosa si vuol fare della formazione professionale.

Accusare è facile, impacchettare disegni amministrativi perversi, spacciati come riforma, pure. Costruire intorno al settore un moderno modello operativo, è un po’ più impegnativo. Ma entriamo nel cuore del tema cercando di limare alcune sfaccettature.

La trasmissione “Report”, andata in onda lo scorso 9 dicembre, è una sorta di punto di non ritorno o di pareggio. Per dirla nel gergo economista break-even point, in buona sostanza, quello che serve al settore è un cambio di rotta.

“Report” ha avuto l’effetto di uno tsunami per l’amplificazione di una trasmissione seguitissima dagli italiani. In Sicilia ciò che ha fatto vedere la trasmissione era conosciuto e risaputo. Fatta questa premessa, gli effetti sono stati devastanti comunque in termini di immagine, ma anche per le conseguenze che hanno portato alla necessità di iniziative immediate volte ad arrestare, in qualche maniera, il malcostume affaristico-clientelare destinato trascinare alla deriva oltre trent’anni di formazione professionale.

Allora ecco scatenarsi il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, con dichiarazioni forti e di impatto che hanno colpito tutto e tutti. Quale la conseguenza? L’approvazione immediata, da parte della giunta, di un disegno di legge anti-parentopoli nella formazione professionale. Quale l’effetto? L’alzarsi di un grande polverone con la scontata “caccia alle streghe”. Ed allora tutti i parlamentari siciliani, eletti lo scorso ventotto ottobre all’Assemblea regionale siciliana (Ars), od almeno quelli direttamente colpiti dal disegno di legge, anziché dimettersi, come avrebbe auspicato Crocetta (stante alle dichiarazioni rilasciate a LiveSicilia lo scorso 12 dicembre) hanno pensato di far dimettere, e di corsa, parenti, mogli, figli, nipoti, cugini, cognati, genitori e chissà chi, da ruoli apicali in Enti di formazione probabilmente di loro proprietà.

Cosa cambierà? A nostro avviso, poco e niente. Certo, l’aria appare più pulita e si sente respirare il profumo della trasparenza e della legalità. E di questo bisogna dare atto al presidente Crocetta di essere stato tempestivo e duro. Ma in termini pratici, sarà sufficiente? Riteniamo proprio di no. E poi ci sentiamo di precisare che, se la legge è uguale per tutti, allora il disegno di legge va modificato da subito nella commissione parlamentare di merito. Proprio così, ed il motivo c’è ed è anche valido.

Il malcostume clientelare e la parentopoli non si registra solamente nel settore della formazione professionale, ma anche, e con dimensioni ben maggiori, in tutte le altre branche dell’amministrazione regionale. Ed allora la legge, se mai sarà approvata, dovrà, a nostro avviso, potersi applicare in tutti gli assessorati.

Proprio oggi, come anticipato all’inizio, il dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale, che in Sicilia è anche Autorità di gestione del Fondo sociale europeo (Fse), ha diramato a mezzo fax una comunicazione indirizzata agli Enti gestori dell’Avviso 20/2011, agli organismi attuatori degli Avvisi 1 e 2 relativi agli Sportelli multifunzionali (Sm) ed anche agli Enti formativi ex legge regionale 24 del 6 marzo 1976. Elenco ed autocertificazioni dovranno pervenire al dipartimento Istruzione e Formazione professionale entro il prossimo 14 dicembre.

Appare interessante la classificazione data dalla Corsello, includendo nella platea dei destinatari anche gli Enti di formazione operanti con la legge regionale 24/76. Negli ultimi due anni forse abbiamo scherzato tutti? La legge regionale 24/76 esiste ancora o no? Negli ultimi due anni è stato scritto e detto di tutto e di più sulla ‘presunta’ incostituzionalità dello strumento legislativo regionale. Tesi reiterata da qualche parte sociale anche recentemente. La verità è che insistono nel sistema formativo diverse centinaia di lavoratori in atto inutilizzati per effetto dell’Avviso 20/2011. Sono tanti gli Enti formativi che, per motivi politici, tecnici, contingenti si ritrovano con l’accreditamento sospeso o non finanziati nell’Avviso 20/2011. O, addirittura, non valutati per difetti di forma, tutti da verificare.

La verità è che la legge regionale 24/76 esiste ancora a vive per la semplice ragione che non è mai stata abrogata. Così come è in vigore l’Albo unico degli operatori, disciplinato dall’art.14 della legge regionale 24/76. Come potrà coniugarsi l’elenco richiesto dalla Corsello con il quadro normativo esistente non lo sappiamo. Ma qualcuno la risposta prima o poi dovrà darla al settore e ai lavoratori. Non sempre è necessario attendere il giudizio della magistratura. La politica è autonoma? Lo dimostri.

Siamo di fronte, invece, ad un caos giuridico nel caos complessivo in cui è stata trascinata la formazione professionale dallo scorso Governo regionale e da larga parte dei parlamentari della scorsa legislatura. Quale cambiamento apporterà il sapere se un lavoratore ha parentela con un deputato all’Ars lo vedremo. Cosa diversa è capire come il Governo regionale intenderà operare rispetto alle società di capitali, cooperative ed Enti vari, tutti soggetti attuatori dell’Avviso 20/2011. Molti parenti si sono già dimessi, e questo è di per sé un buon segnale, ma chi controllerà con quali criteri saranno scelti i nuovi legali rappresentanti? Sono pur sempre soggetti privati e quindi liberi di scegliere anche una “testa di legno” per traghettare la gestione dei finanziamenti. In questo caso cosa cambierebbe? Probabilmente nulla.

Allora è questa la strada maestra? Forse non proprio. E allora perché non concentrarsi verso la direttrice della riforma seria del settore? Perché non lanciare l’idea di una Agenzia regionale che si occupi della gestione delle politiche attive del lavoro, dell’orientamento e della formazione professionale, facendo confluire tutto il personale in atto insistente negli Enti, chiudendone l’accesso e trasformando l’elenco da aperto ad elenco ad esaurimento? Quale peso avranno le decisioni dell’autorità giudiziaria? Quale effetto provocheranno certi giudizi attesi dalla magistratura amministrativa? Non è facile prevederlo.

Si dice che la politica ha il primato delle scelte. E allora che si cominci ad assumere le determinazioni del caso, magari agendo con la mano sulla coscienza. Si cominci a dare segnali concreti di cambiamento, al di là di schermaglie politiche che lasciano una certa alea di sospetto. Le strumentalizzazioni preelettorali sono sempre in agguato. E il rischio aumenta sempre più, allorché si dovesse votare per le elezioni politiche nazionali col “Porcellum”. In questo caso saremmo di fronte, con ogni probabilità, ad un gioco al rialzo per accaparrarsi i seggi a Roma.

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