I beneficiari sono gli imprenditori agricoli (che diversificano la loro attività con avviandone altre extra-agricole) e le micro imprese. Attraverso questa sottomisura sarà possibile avviare dei B&b, strutture ricettive, recupero di edifici sia in centro storico che fuori, ma anche punti vendita, attività per la trasformazione dei prodotti artigianali
Fondi europei, bando per le attività extra agricole Fino al 75% a fondo perduto per piccole imprese
Venti milioni di euro per lo sviluppo del turismo e delle attività extra agricole in Sicilia. L’incentivo arriva dalla prima finestra della sottomisura 6.4.C del PSR Sicilia 2014-2020 che promuove degli interventi rivolti alla nascita e allo sviluppo delle piccole imprese, favorendo sia la creazione di nuovi posti di lavoro che l’erogazione di servizi finalizzati al miglioramento della qualità della vita delle comunità locali nei territori rurali. I progetti potranno essere presentati entro il 18 aprile, anziché metà febbraio, come previsto inizialmente. «La proroga è stata richiesta anche dalla nostra associazione – spiega Salvatore Scalisi, direttore di Confcommercio Sicilia – per dare la possibilità di rivedere i progetti dopo l’aggiornamento del prezziario regionale dei lavori pubblici. Tutte le pratiche, adesso, devono tener conto di questi nuovi parametri».
Gli interventi ammissibili, diretti alle imprese extra agricole nei settori del commercio, dell’artigianato, del turistico, dei servizi e dell’innovazione tecnologica devono tendenzialmente intercettare le problematiche tipiche delle aree rurali, territori in cui risulta particolarmente significativa la vocazione agricola, agro-alimentare ed ambientale. I beneficiari sono gli imprenditori agricoli (che diversificano la loro attività attraverso l’avvio di attività extra-agricole), le persone fisiche, le micro e le piccole imprese. «La misura è molto complessa – prosegue Scalisi – e si apre a un ventaglio di possibilità importanti, anche se ha il limite delle attività extra agricole che si devono inserire in un contesto agricolo. Nel bando, inoltre, ci sono voci che vanno chiarite meglio, ma attraverso questa sottomisura sarà possibile avviare dei B&b, finanziabili solo per immobili di proprietà, strutture ricettive, case, appartamenti di vacanza, recupero di edifici sia in centro storico che fuori, ma anche punti vendita, attività per la trasformazione dei prodotti artigianali e servizi dedicati al turismo nelle aree rurali C e D».
Fattore fondamentale, quest’ultimo, per la partecipazione al bando, perché con l’approvazione del P.S.R. Sicilia 2014-2020, da parte della Commissione Europea, sono state ristabilite le appartenenze dei vari comuni siciliani alle varie Macro Aree rurali, cioè delle aree caratterizzate da comuni fattori relativi alla popolazione, alle produzioni agricole e al grado di sviluppo. La sottomisura 6.4.C si concentra, dunque, sulle aree rurali intermedie e quelle con problemi di sviluppo, coinvolgendo ben sette delle nove province siciliane. Per ogni progetto, che dovrà avere un valore minimo di 30mila euro fino a un massimo di 266mila euro, è previsto un contributo a fondo perduto del 75 per cento dei costi ammissibili. Criterio imprescindibile per ottenere il finanziamento sarà l’immediata esecutività e la cantierabilità, che deve essere ottenuta e dimostrata entro il termine perentorio di 90 giorni dalla pubblicazione della graduatoria provvisoria.
I criteri per ottenere il finanziamento si baseranno invece sulla creazione di posti di lavoro, sulla coerenza con gli obiettivi orizzontali (ambiente, clima e innovazione), sulla localizzazione territoriale dell’impresa, con particolare riferimento alle aree con problemi complessivi di sviluppo, sull’introduzione di prodotti e servizi o processi innovativi, con particolare riferimento alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sulle iniziative riguardanti i servizi alla persona e un’attenzione particolare sarà rivolta alla tipologia di proponenti, soprattutto giovani e donne. «I tempi per ottenere il finanziamento non sono precisati – aggiunge Scalisi – per problemi legati alla burocrazia. Questo bando, però, è sicuramente da utilizzare anche perché, con molta probabilità, sarà ripetuto per alcuni territori dai Gruppi di Azione Locale, che, pochi giorni fa, hanno firmato la convenzione con l’assessorato. Questo accordo gli permette di diventare operativi e dunque ogni GAL farà i suoi bandi in funzione delle misure che ha previsto di realizzare nella sua area. Quindi chi non riesce ad accedere a questo finanziamento deve fare riferimento al GAL di appartenenza per cercare di capire se ci sono fondi disponibili».
Da non trascurare anche le condizioni di ammissibilità al finanziamento che si baseranno principalmente sulla costituzione del fascicolo aziendale e anagrafico, sulla presentazione di un piano di sviluppo aziendale e sull’iscrizione alla camera di commercio. Tra le spese generali, che possono essere ammesse, con un contributo massimo del 12 per cento dell’importo dei lavori, al netto delle spese stesse, rientrano gli onorari di professionisti e consulenti per gli studi di fattibilità, le valutazioni di incidenza e di impatto ambientale. Escluse, invece, quelle relative all’acquisto terreni e beni immobili, investimenti immateriali, costi per le certificazioni, opere di manutenzione ordinaria e acquisto di veicoli, tranne che non siano strettamente necessari per l’attività. «Per noi la programmazione territoriale attraverso i GAL sarebbe lo strumento ottimale perché tutti abbiamo interesse che questi soldi vengano spesi e che aiutino a far ripartire l’economia – conclude Scalisi -. Quando il bando è gestito dalla Regione tutto è più complicato. Bisognerebbe, inoltre, scrivere in maniera più semplice i bandi sia per facilitarne l’accesso sia per chi deve valutare le pratiche».