Floridia, Petruzzello candidato figlio delle primarie  «Ambiente e legalità i valori per noi fondamentali»

Il movimento Primavera Floridiana, dopo la sconfitta nelle precedenti elezioni amministrative del maggio 2012, ci riprova proponendo come candidato a sindaco il proprio segretario Stefano Petruzzello. Appoggiato dal candidato alla scorsa tornata elettorale, Emanuele Faraci, ma non dal fondatore del movimento Egidio Ortisi, Petruzzello è sostenuto da una sola lista. Il 44enne, docente di matematica e fisica, fa politica da 14 anni sempre nello stesso movimento, prima da simpatizzante e poi da attivista.

Perché ha scelto di candidarsi a sindaco?
«È un momento delicato per la città e la candidatura nasce come un atto di amore nei confronti di Floridia perché non mi voglio rassegnare a vederla nel degrado. Non è una candidatura autoreferenziale la mia, abbiamo fatto le primarie per decidere e io sono stato premiato dagli elettori che mi hanno dato il mandato di essere candidato a sindaco».

Quali sono i punti centrali del suo programma? A che cosa la città non può più rinunciare?
«Ripopolare il centro storico dove ci sono troppe case chiuse e a cui è stata strappata l’anima. Noi vogliamo utilizzare dei fondi per comprare alcune case in centro storico, ristrutturarle e darle a delle persone bisognose che sono già in graduatoria. Questo permetterebbe di fare integrazione sociale e di evitare situazioni ghetto. Poi vogliamo abbattere la cinta muraria della villa comunale per renderla corpo unico con la città, come avviene nelle realtà urbane più avanzate. Per la raccolta differenziata abbiamo intenzione di mettere in pratica il metodo carretta-carretta, pensando soprattutto a formare i cittadini, mandando degli operatori comunali casa per casa. La cosa poi che mi sta a cuore è porre rimedio al fatto che i ragazzi sono stati abbandonati, infatti abbiamo anche coniato lo slogan “se i ragazzi non vanno in piazza, la piazza deve andare dai ragazzi” rendendo dignitosi i luoghi che loro frequentano di più, come per esempio il Circuito».

Qual è la figura politica o tecnica (nazionale o internazionale) a cui si ispira?
«Non ho una figura di riferimento, io sono un moderato e guardo al centrosinistra. Più che altro mi rifaccio a una certa area valoriale: ambiente e legalità per noi sono fondamentali».

In caso di ballottaggio, con chi si alleerebbe eventualmente nel secondo turno?
«Auspico di arrivare al ballottaggio. Già a quattro mesi dalle elezioni ho deciso tutta la squadra assessoriale. Io non discuto di poltrone e di sedie, io discuto sul nostro programma strutturato in 15 punti e studiato per quattro anni sul territorio. Accogliamo tutti, a condizione che è il programma ad accoglierli perché gli accordi sotto banco non ci interessano. Noi non vogliamo che i cittadini dicono anche di noi “Su tutti i stissi”, perché dimostreremo che noi non siamo uguali agli altri».

Qual è l’avversario che teme di più?
«Non lo so e non me ne sto interessando. Non guardo in casa degli altri, mi occupo di organizzare e di fare il mio. Non temo nessuno, so soltanto che altri temono noi per il nostro modo pulito, semplice e lineare di affrontare la vita politica».

Un pregio e un difetto della precedente amministrazione.
«Al di là di un discorso politico, di pregi ne ho visti pochi e non me ne ricordo nemmeno uno. Mentre non mi basterebbero tre ore per elencare tutti i guasti lasciati nella città: basti pensare al bilancio, a quanto è sporca, ferma al palo con la differenziata, al centro storico che si è trasformato in una città fantasma. Una cosa grave è stata anche sopprimere il presidio di legalità che era l’ufficio del giudice di pace di Floridia».

Lei ha l’appoggio dell’ex candidato sindaco Emanuele Faraci ma non quello del fondatore di Primavera Floridiana Egidio Ortisi. Perchè?
«Semplicemente Egidio Ortisi non partecipa alla nostra attività politica. Ha deciso di prendere altre strade e, quindi, il suo nome non si può legare alla Nuova Primavera Floridiana, pur essendo lui il fondatore del nostro movimento che ha oltre 30 anni e, quindi, è normale un cambio generazionale».


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