Ieri i vertici aziendali avevano manifestato stupore per lo sciopero indetto dai metalmeccanici della Cgil, asserendo che vi fosse un'intesa per l'applicazione del nuovo orario di lavoro. Oggi le tute blu negano che il patto fosse stato sottoscritto: «Le altre sigle sindacali lo hanno fatto, noi no»
Fincantieri, Fiom smentisce direzione aziendale «Pausa pranzo a fine turno? Nessun accordo»
«Non è vero». Non lascia margini di interpretazione la risposta di Francesco Foti, della segreteria della Fiom di Palermo, quando gli si chiede di confermare quanto asserito da Fincantieri, e cioè che anche il sindacato dei metalmeccanici della Cgil abbia firmato l‘accordo che prevede sette ore e mezzo di lavoro con spostamento della pausa pranzo a fine turno. «Ci sono stati tre incontri con l’azienda – dice Foti – e tutte le volte abbiamo ribadito che un saldatore o un carpentiere, che svolgono mansioni molto pesanti e usuranti, non possono lavorare sette ore e mezza di fila senza sosta. Abbiamo chiesto di darci una pausa di un quarto d’ora, facendola consumare in un ambiente adatto, dove ci si possa riposare, usufruire dei servizi igienici o mangiare qualcosa. La risposta dell’azienda è stata negativa. Ci ha concesso soltanto una pausa di pochi minuti, la pausa caffè – precisa il sindacalista – che per altro era già prevista».
Secondo il sindacato, ieri ha partecipato allo sciopero l’80 per cento del personale. Foti prova a smontare punto su punto le contestazioni di Fincantieri: «Vogliamo far notare alla direzione – dice – che è alquanto strambo invocare le procedure di raffreddamento dopo un esame congiunto che ha visto al centro la questione per ben tre volte in dieci giorni. Inoltre, rispetto alla questione timbratura all’inizio dello sciopero, mai negli anni questa condotta è stata contestata. I lavoratori aderenti agli scioperi, qualora si siano determinati all’interno del turno di lavoro con interruzione temporanea e successiva ripresa dell’attività, non hanno mai effettuato operazione di timbratura, in assoluta buona fede».
La Fiom chiede all’azienda un incontro per trovare una soluzione. In caso contrario potrebbe proseguire lo sciopero o si potrebbero prendere in considerazione altri tipi di protesta: «Il 23 febbraio non abbiamo sottoscritto la proposta – ripercorre Foti – Abbiamo ribadito che non avremmo accettato. Le altre sigle, Fim e Uilm, l’hanno sottoscritta, ma noi no. Da qui nasce lo sciopero di mezz’ora a fine turno di ieri e di oggi. Non sappiamo come andremo avanti, aspettiamo che la Fincantieri ci convochi per un incontro, altrimenti di volta in volta sceglieremo come comportarci».