Finanziaria, le trattative tra i partiti fuori dall’Ars Baccei: «Chiudere il bilancio è stato un miracolo»

Le grandi manovre sulla finanziaria sono in corso fuori dall’aula dove si dovrebbe svolgere il dibattito. I partiti hanno tempo fino alle 22 di stasera per presentare gli emendamenti al fine di modificare il principale testo contabile da cui dipende il futuro economico della Regione Sicilia per l’anno 2015.

Mentre a sala d’Ercole è ripresa la discussione generale sulla manovra, che era stata sospesa stamattina per l’assenza della maggior parte dei deputati, le vere trattative si svolgono in maniera informale, dentro le stanze dei gruppi parlamentari e negli uffici della commissione Bilancio, riunioni su questioni che stanno a cuore ai bacini elettorali dei singoli parlamentari. I deputati sono impegnati in estenuanti confronti per cercare di dare risposte ai territori di riferimento rastrellando quanto più possibile. 

Trattative complesse soprattutto per l’irrigidimento dell’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, che non intende modificare la difficile quadra venuta fuori dal confronto in commissione Bilancio, dove il testo non è stato modificato di molto rispetto a quello originale presentato dal governo di Rosario Crocetta. Baccei non sarebbe disposto a concedere molti spazi.

«Chiudere questo bilancio è stato più un miracolo che altro – ha affermato l’assessore all’Economia in aula – partivamo da un disavanzo strutturale di tre miliardi di euro, una cosa enorme. Dunque, considerando da dove eravamo partiti il risultato raggiunto è grandissimo». Baccei ha sottolineato che, oltre a coprire il disavanzo, il governo ha aggiunto somme «per fare pulizia e chiudere i debiti del passato, come i 40 milioni con Riscossione Sicilia, il pagamento dei fitti passivi e le borse di medicina. Partite – ha aggiunto – che erano state nascoste sotto al tappeto. Stiamo facendo pulizia dei residui attivi e di alcuni rischi di bilancio, lavorando assieme alla Corte dei Conti, perché se lo facciamo quest’anno ammortizziamo in trent’anni, altrimenti in tre anni con gravi ripercussioni».


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