Altro giro, altra giornata di voto per l’Assemblea regionale siciliana, impegnata nell’approvazione della legge finanziaria. E si ricomincia da quanto lasciato in sospeso: il secondo articolo con la spinosa questione relativa all’eliminazione dell’Espi, l’ente siciliano promozione industriale, su cui ieri si era impantanata l’Aula, con le critiche dell’autonomista Roberto Di Mauro e dell’opposizione sulle cifre stanziate, tra cui quelle conservate a causa di un procedimento legale che riguarda l’ente, ormai da anni inattivo: commissariato nel 1993 e messo in liquidazione nel 1999. Alla fine prevalgono i dubbi e l’assessore al Bilancio Gaetano Armao ha dato parere favorevole allo stralcio del comma, azione che ha dato il via libera all’approvazione del secondo articolo, che assegna al fondo Sicilia dell’Irfis le economie delle risorse regionali, extra-regionali, nazionali o comunitarie delle misure della finanziaria del 2019.
La giornata prosegue, alla presenza di tutto il governo regionale e del presidente della Regione Nello Musumeci, assente ieri. Ma è un governo che ha poco appeal sulla propria maggioranza, tanto da andare persino sotto nel voto segreto di un emendamento presentato dal Partito democratico per stralciare l’articolo 10 del ddl di stabilità, che prevedeva 3,4 milioni di euro per eventi e iniziative turistiche, una proposta non gradita dall’assessore al Turismo Manlio Messina, che aveva comunque aperto a emendamenti di modifica, controproposta rigettata dai Dem, che hanno insistito sul soppressivo appellandosi al voto segreto. Voto segreto che è costato caro al governo, che perde la norma con 25 voti a favore dell’eliminazione.
E l’assessore Messina finisce col cadere anche poco dopo, in occasione di un altro subemendamento presentato dall’opposizione, questa volta fronte M5s, che chiedeva di togliere quasi due milioni di euro destinati al turismo interno, tra cui ancora una volta i patrocini onerosi della Regione a sagre e feste, spostandoli nel capitolo dei Comuni, dando quindi la disponibilità e la discrezionalità dell’utilizzo delle somme direttamente agli enti. All’esame del voto, ancora una volta segreto, la maggioranza va ancora sotto: appena 11 i voti raccolti dal governo, contro i 31 dei favorevoli all’approvazione del subemendamento.
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