Ex Pip di Palermo, il Governo e l’Ars rischiano di favorire gli evasori

UNA NORMA DELLA FINANZIARIA “INTELLIGENTE” DELL’ACCOPPIATA CROCETTA-BIANCHI POTREBBE PROVOCARE INGIUSTIZIE

Mentre all’Ars impazza il toto finanziaria bis – che poi sarà, se sarà, una legge di variazioni di bilancio – l’autoproclamata roccaforte della legalità viene espugnata miseramente.

Sui precari storici di Palermo si è detto e si potrebbe dire di tutto, ma resta il fatto che queste persone, da ormai 14 anni, lavorano all’interno delle Pubbliche Amministrazioni, siano esse ospedali, scuole, enti locali ecc., sopperendo spesso a carenze croniche di personale.

Nella prima versione della Finanziaria pubblicata in Gazzetta – e quindi oramai esecutiva – è stata prevista una norma (una delle poche non impugnata dal Commissario dello Stato), fortemente voluta dai grillini, che prevede che nel bacino dei precari debba restare solo chi ha un reddito ISEE complessivo inferiore ai 20 mila euro.

Norma suggerita con un emendamento, dai parlamentari grillini, ma accetta dal Governo: dal presidente Rosario Crocetta e dall’assessore all’Economia, Luca Bianchi. Che forse, prima di avallare certi passaggi legislativi dovrebbero informarsi meglio su come stanno le cose.

I pentastellati osannano la loro impresa, che ritengono da novelli Robin Hood, ma la realtà è tutt’altra. La norma si presta, infatti, a facili forme di elusione. A tal riprova, si consideri che Il reddito dovrà essere dichiarato mediante autocertificazione e corredato dal documento ISEE della famiglia. Tuttavia, come è ben noto, le autocertificazioni e l’ISEE sono spesso privi di qualsiasi rispondenza alla reale situazione economica dei soggetti dichiaranti.

Per tale ragione questa norma, l’art. 34 comma 5 lettera d) della legge Finanziaria regionale 2014, pur essendo stata introdotta quale forma di selezione (dopo 14 anni di precariato!) per “Favorire l’occupazione stabile di cui art. 43 , comma 1 legge regionale 15 maggio 2013..” (???), in realtà avrà l’effetto di determinare la perdita del lavoro di alcuni lavoratori precari e favorirà il proliferare di dichiarazioni ISEE elusive, se non mendaci.

Di conseguenza, ad essere penalizzato sarà chi dichiara il reddito pagando le tasse, mentre chi lavora in nero (notoriamente non pochi sull’Isola), pur superando ampiamente la soglia dei 20 mila euro, continuerà a beneficiare di lavoro e relativo reddito. Per esempio, una donna sposata con un impiegato – che dichiara tutto e paga le tasse – cumulando il reddito con quello del marito, è condannata a tornare disoccupata e, in caso di eventuale futura separazione, potrà solo dipendere dall’assegno di mantenimento di un marito calcolato su ben 20 mila euro di reddito!

Dopo la pubblicazione della Finanziaria, in molti speravano che, con le variazioni di bilancio, il Governo regionale avrebbe posto rimedio all’errore/orrore.

In tal senso, il dirigente generale del dipartimento al Lavoro, Anna Rosa Corsello, aveva provato a suggerire un rimedio – seppure non totalmente risolutivo – che prevedeva di scorporare il reddito del singolo componente da quello della famiglia, attraverso una autodichiarazione. Ma se non si concretizzerà la volontà politica di approvare un correttivo all’interno della legge di variazioni di bilancio, anche questo suggerimento cadrà nel vuoto e alcuni lavoratori precari saranno esclusi e perderanno il posto di lavoro a vantaggio di chi non dichiara correttamente il proprio reddito.

Dopo 14 anni di precariato e nessuna alterativa davanti a sé, è probabile che molti proverranno a difendersi da quello che considerano uno scippo. Ed allora ecco un possibile campionario di forme di difesa degne della creatività tipicamente sicula.

Tra qualche tempo potremmo scoprire che il numero dei cambi di residenza degli appartenenti al bacino degli ex Pip di Palermo sarà nettamente superiore rispetto a quello degli altri lavoratori; che la gran parte dei Pip andrà a vivere da single; ovvero che le famiglie dei Pip saranno sempre più grandi, ma con un numero sempre maggiore di componenti a reddito zero ed a carico del Pip di turno.

In ultimo alla voce “patrimonio mobiliare al 31/12/2012” spesso risulterà presente il valore di “€ zero” (sì, proprio nulla), anche se verrebbe da pensare che fine abbiano fatto lo stipendio del mese di Dicembre 2012 e la tredicesima dello stesso anno.

Ecco quindi come risolvere il problema del superamento del tetto previsto dalla legge!

Insomma fatta la legge, chi è stato più veloce a trovare l’inganno continuerà a lavorare. Chi invece vive in famiglia pagando regolarmente le tasse, contribuendo al sostegno della socialità collettiva, ivi compresa le spese per il precariato, sarà defenestrato.

Davvero un bel quadro di accanimento sociale verso la famiglia e sopratutto verso le donne, con buona pace delle ministre e delle battaglie per le quote rosa.

Quanto scenario crea un precedente e apre due spinosi interrogativi:

1) Per tutte le altre categorie di precari, stagionali e altro presente nella galassia regionale sarà introdotto il medesimo criterio di selezione?

2) Se si intende proseguire sulla strada della selezione per “tutti i precari” allora non sarebbe più giusto, a tutela della legalità, ricorrere o quantomeno riservarsi la possibilità di procedere agli accertamenti patrimoniali individuali?

Diversamente, dopo i finti ciechi, invalidi etc., avremo anche tanti finti poveri.

Se l’azione moralizzatrice di qualcuno vuole davvero favorire i soli soggetti realmente svantaggiati, e non quelli potenzialmente facinorosi, è opportuno che si studino altre soluzioni, come ad esempio chiedere agli interessati di sottoporsi volontariamente ad accertamento patrimoniale mobiliare ed immobiliare, purché tutto ciò riguardi l’individuo e non la famiglia naturale nella quale abita.

Se non lo farà l’Amministrazione potrebbe farlo l’autorità giudiziaria, magari chiamata in causa da chi si ritiene ingiustamente escluso.

Diversamente, opinando, forse, con un atto di coraggio, si dovrebbe dire quella che, forse, è la verità: ossia che i soldi sono finiti per tutti.

 

 

 

 


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