Lo scrittore e fotografo Matthias Canepini questa sera racconterà alcune delle sue esperienze, tra i Balcani e la Cambogia, al circolo Arci di Casa Professa. «L'intento è quello di sensibilizzare, dietro i numeri delle migrazioni ci sono persone». Guarda le foto
Eurasia Express, al Porco Rosso storie di viaggi «La porta di casa è una frontiera da superare»
«In famiglia i viaggi sono sempre stati una caratteristica costante, mi ricordo scorribande coi miei fratelli in Europa sin dalla più tenera età. La porta di casa per me è stata una frontiera da superare, alimentato da tante letture come Tiziano Terzani o Paolo Rumiz». Matthias Canapini ha 25 anni ma viaggia da quando ne ha memoria: alla vecchia maniera, con un taccuino fitto in cui annota ogni dettaglio, con una macchina fotografica e con la giusta dose di empatia. Questa sera, a partire dalle 19 e 30, racconterà alcune delle sue esperienze al circolo Arci Porco Rosso, di fronte Casa Professa, nel pieno cuore di Ballarò.
Una narrazione di storie e di viaggi in un quartiere migrante e multietnico che di storie e di viaggi si nutre. Matthias lavora come scrittore e fotografo viaggiando via terra tra i Balcani, Caucaso, Est Europa, Medio Oriente e Asia. Da queste esperienze ha tratto i libri Verso Est e Il volto dell’altro, che racconta di un viaggio fino in Cina durato sei mesi e utilizzando solo mezzi pubblici. A fine febbraio è uscito il terzo libro relativo sempre a quest’ultimo progetto, dal titolo appunto Eurasia Express (con la prefazione di Paolo Rumiz).
«In questo volume – spiega Matthias – racconto di guerre dimenticate, di armi chimiche, di mine antiuomo in Cambiogia, del post terremoto in Nepal, della rotta dei Balcani che risultava ancora aperta nel 2015, del campo profughi di Idomeni. L’intento è di sensibilizzare le persone, sarà scontato ma dietro i numeri ci sono persone. Mi piace pensare che non viaggio da solo, ho un aiuto collettivo alle spalle, tanto che non mi sono mai definito reporter ma semplicemente testimone».
Da due anni il giovane Canapini ha realizzato una sorta di ritorno a casa, in una nuova esperienza – questa volta in Italia – alla quale sta lavorando e che si arricchisce in continuazione di nuovi spunti. «Sono andato in Val Susa e alla ricerca dei racconti del Vajont, mi sono messo in cammino tra le Alpi e gli Appennini, tra contadini e partigiani, alla ricerca delle ultime memorie rimaste. Ma poi è avvenuto il terremoto in centro Italia, a un’ora da casa mia, e ho preso ad andare anche lì, tra le macerie di Amatrice. Insomma: mi muovo sempre alla ricerca di storie ai margini».