Alessio Di Modica, della compagnia Area Teatro di Augusta, ha iniziato a interessarsi alle leggende legate a' Muntagna dai racconti degli anziani e dei poeti siciliani. Narrazioni di una forza della natura che unisce sacro e profano e a cui l'uomo non può fare altro che adattarsi. Racconti e suggestioni che varcheranno i confini della Sicilia e dell'Italia, fino all'Emilia Romagna e alla Romania
Etna, ritrovo di streghe, diavoli e mostri I miti nello spettacolo di un cuntastorie
Le leggende popolari nate alle pendici dell’Etna riscoperte e messe in scena attraverso l’antica arte siciliana del cunto. E’ lo spettacolo teatrale di Alessio Di Modica – cuntastorie della compagnia Area Teatro di Augusta, nel Siracusano – che debutterà ad aprile prossimo in Emilia Romagna per la rassegna teatrale curata da Arrivano dal mare. Un ciclo di racconti che intreccia storia e mitologia, sacro e profano, frutto di un lungo lavoro di ricerca originariamente ispirato dalle opere di Santo Calì, poeta di Linguaglossa vissuto a cavallo tra la prima e la seconda metà del secolo scorso. «Mi colpì la sua raccolta di leggende I diavoli del Gebel – spiega Di Modica – Da lì iniziai a documentarmi in biblioteca e attraverso le testimonianze degli anziani del luogo, per cercare di capire cosa rappresenta per loro ‘a Muntagna». Come i catanesi chiamano il vulcano Etna, un contesto geografico ricco di suggestioni che «sprigiona forze quasi soprannaturali che, nelle leggende, finiscono per mutare i semplici esseri umani in creature fantastiche».
Prigione di Tifone, casa del ciclope Bronte, fucina di Efeso, porta dell’Inferno. Tante sono le rappresentazioni dell’Etna nelle numerose leggende. Storie di demoni, cagne, streghe o sirene che «servivano a dare una spiegazione al fenomeno delle eruzioni e a catturare insieme potenza e meraviglia di questo luogo», racconta l’autore siracusano. La potenza silenziosa del vulcano unita alla meraviglia del paesaggio stretta nel connubio di boschi e colate laviche. A cui l’uomo non può far altro che adattarsi.
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Fare del passato una fonte di memoria attiva per le nuove generazioni. Questo è lo spirito con cui Alessio Di Modica dà corpo e anima ai suoi racconti. Per far rivivere le leggende del Mungibeddu, in una chiave di lettura moderna, la tecnica di narrazione scelta dall’artista megarese è quella del cunto, un’antica arte popolare siciliana che nasce per strada e si adatta, di volta in volta, al suo pubblico. «Tanti anni fa mi sono accostato al cunto cercando di studiarlo e approfondirlo per dar vita ad un mio stile personale – racconta – E’ una tecnica che, stimolando l’immaginazione, permette al pubblico di partecipare attivamente alla formazione del racconto».
In programma, insieme allo spettacolo, una serie di iniziative sull’Etna che la compagnia Area Teatro sta sviluppando con un gruppo di ricercatori e docenti dell’università di Bucarest. «L’idea è quella di creare un network tra diverse associazioni e università sul tema della geografia umana – annuncia il cuntastorie – per portare qui studenti da tutta Europa, fargli incontrare le popolazioni locali e capire insieme a loro cosa significa vivere ai piedi di un vulcano, quali sono gli umori e le loro emozioni, ascoltando le loro storie». E riflettere sul rapporto tra uomo e natura. Un progetto di respiro internazionale che potrebbe ricevere un’ulteriore spinta se ‘a Muntagna, nei prossimi mesi, dovesse entrare a far parte dei siti Unesco. «Sarebbe una grande opportunità di rilancio culturale di questo territorio – conclude Di Modica – Con l’obbiettivo di rendere contemporaneo qualcosa di eterno».