Etna, due campioni ipovedenti al cratere centrale «Così dimostriamo che siamo capaci di farcela»

Rendere accessibile e visitabile un luogo come l’Etna a persone non vedenti e ipovedenti, dimostrando che con i giusti mezzi è possibile. Questa è l’idea alla base di #vEyes4YellowTheWorld, un’iniziativa portata avanti dalla onlus catanese vEyes insieme all’associazione NoisyVisione al tour operator etneo Mandala organic tours. L’evento si collega alla campagna Yellow the world lanciata nel 2014 da NoisyVision a Helsinki per identificare e segnalare, attraverso simboli tinti di giallo (il colore più facilmente riconoscibile da chi ha una disabilità visiva), le zone accessibili dell’ambiente urbano. E quest’anno l’iniziativa fa tappa sull’Etna, con una tre giorni dedicata al trekking accessibile che vedrà due sportivi salire lungo i crateri del vulcano: la campionessa di nuoto e triathlon Anna Barbaro e l’esploratore Dario Sorgato, giunti venerdì nel capoluogo etneo e pronti a raggiungere il cratere centrale.

«È la mia prima volta sull’Etna», racconta a MeridioNews Anna Barbaro, l’atleta 32enne calabrese non vedente che ha di recente indossato i colori dell’Italia e conquistato l’oro a una tappa della Coppa del Mondo di paratriathlon. «Si tratta di un tipo di allenamento diverso dal solito, che non avevo mai fatto e che mi restituisce delle sensazioni particolari, mi fa conoscere nuove cose, nuovi odori, nuovi profumi. Ed è un modo per misurarmi con nuove sfide, perché il terreno è scosceso, è più difficile da percorrere». Anna Barbaro, che è accompagnata dal suo cane guida Nora, condivide l’emozione per questa nuova impresa e per ciò che rappresenta: «È importante fare capire a chi non vede come sia perfettamente possibile anche per loro cimentarsi in questo tipo di attività: con modi molto semplici, come ricorrere alla segnaletica gialla, si possono rendere accessibili tanti luoghi. Ascoltare il fruscio delle foglie, l’eco delle parole, sentire i profumi delle piante, toccare le cortecce degli alberi sono cose che arricchiscono chiunque intraprenda un percorso del genere».

«Anche per me è la prima volta sull’Etna», incalza Dario Sorgato, esploratore, fondatore di NoisyVision e promotore della campagna Yellow the world. «E dato che lo scorso mese ho visitato il vulcano islandese Eyjafjöll, ho voluto continuare in questa direzione. Per me arrivare in cima a una montagna è un piacere, un onore e il compimento di un desiderio». Sorgato, che non è nuovo ad avventure del genere – è stato il primo ipovedente a superare il campo base dell’Everest – spiega quali accorgimenti è indispensabile prendere per godersi la montagna in sicurezza: «Nella maggior parte dei casi, dato che ho ancora una discreta visione centrale dell’occhio sinistro, mi è sufficiente seguire i piedi di una persona che cammina davanti a me. Poi posso magari non vedere sassi o sporgenze e inciampare, e per questo mi alleno molto in palestra, proprio per abituarmi alle difficoltà che percorsi del genere possono presentare. Uso sempre i bastoncini da trekking, elemento essenziale per compensare un equilibrio precario. Non faccio uso di altre particolari tecnologie o sistemi e non vado mai da solo: sempre con l’appoggio di una guida o di un esperto».

I due sportivi, che hanno dimorato al rifugio Citelli, questa mattina saliranno a piedi da Piano Provenzana fino al cratere centrale dell’Etna: «Saremo un gruppetto di persone e indosseremo tutti una maglietta gialla con il logo di Yellow the world, un pollice in su. Praticamente saremo noi stessi il simbolo dell’iniziativa, per dimostrare che la parola “accessibile” può acquisire un significato ampio e che anche una montagna o un percorso di trekking possono essere resi raggiungibili e godibili da tutti, con il supporto di guide esperte, postazioni di ristoro e un sistema di sicurezza adeguato». Secondo Sorgato, l’importanza di un’iniziativa del genere sta nel regalare emozioni a chi vive sulla propria pelle una determinata condizione di limitazione sensoriale: «A mio avviso un percorso di questo tipo va fatto al di là dell’intento di sensibilizzare e coinvolgere gli altri, che è un valore aggiunto ma non lo scopo principale. La cosa importante è che noi ci stiamo divertendo e stiamo facendo una cosa indimenticabile: sento sulla mia pelle il calore del sole, la polvere della lava, la fatica del camminare sulla pietra lavica, la bellezza del profumo della macchia che forse tanti siciliani nemmeno conoscono, se non sono soliti avventurarsi sul vulcano». 


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