Un guasto al potabilizzatore del bacino sui Nebrodi ha lasciato il capoluogo e alcuni Comuni a secco. Come a Messina, non esistono alternative all'impianto in mano alla società partecipata dalla Regione e dalla francese Veolia. Così gli ennesi si sono arrangiati, tra case in campagna, parenti e l’abbeveratoio di Pergusa
Enna e provincia senz’acqua da una settimana Sistema dipende dall’Ancipa, gestito da Siciliacque
Il 3 novembre segna, per la città di Enna, l’inizio della siccità. Tutto ha inizio quando Siciliacque, la società di sovrambito che fornisce l’acqua alle società che poi la erogano, comunica ad Acquaenna che il potabilizzatore dell’Ancipa è entrato in tilt per gli eccessivi fanghi dovuti alle forti e ripetute piogge. Nei giorni successivi Siciliacque riesce parzialmente a risolvere il problema e, al momento, solo una linea d’azione fornisce l’oro blu all’intera provincia di Enna. Il capoluogo, al momento, riceve meno della metà della quantità di acqua necessaria. Ma sono i comuni più a sud a soffrire maggiormente il problema: oltre al capoluogo, Piazza Armerina, Valguarnera, Aidone e Pietraperzia.
Il sindaco di Enna, Maurizio Dipietro, a seguito di una nota dell’Asp inviata a tutti i primi cittadini della provincia, ha emanato una ordinanza che vieta «l’utilizzo dell’acqua per uso potabile in quanto l’unica via percorribile per far fronte all’attuale e prolungata crisi idrica è quella di aumentare la portata erogata, con il probabile rischio di erogare acqua, se pur con livelli accettabili, con valori di torbidità e manganese oltre i limiti di legge».
Una situazione di emergenza che affonda le cause nel sistema di acquedotti della provincia di Enna, completamente dipendente dal bacino dell’Ancipa, sui Nebrodi al confine tra le province di Enna e Messina. Gestito dalla Siciliacque, la società partecipata dalla multinazionale francese Veolia (per il 75 per cento) e dalla Regione. Un po’ come per la città dello Stretto, si è scelto nei decenni scorsi di non cercare alternative. Prima che la gestione dell’acqua diventasse privata, non sono stati fatti interventi di manutenzione dei vecchi pozzi, né tantomeno sono stati messi a disposizione fondi per monitorare la presenza di altre fonti di acqua. Già nel 2006 tutta la zona interna della Sicilia subì una gravissima crisi, durata mesi, a causa della siccità che prosciugò completamente l’Ancipa.
Non è raro che per il cattivo funzionamento del potabilizzatore, o per la siccità o per danni nella condotta, i cittadini di Enna e provincia si trovano a dover centellinare l’acqua dei propri serbatoi per giorni. In questo caso la situazione è diventata grave, considerando che da una settimana l’acqua non c’è, se non in determinate parti della città dove, comunque, è arrivata per brevi periodi con una pressione molto bassa. Gli ennesi si sono arrangiati, soprattutto nella parte alta del capoluogo. Qui c’è chi ha usufruito delle scorte di acqua della casa in campagna per fare il bucato, chi invece è rimasto completamente a secco ed è andato avanti con bidoncini e bottiglie riempiti all’abbeveratoio di Pergusa o alla fontanella in piazza Europa. C’è chi invece è andato a cucinare, lavare e riempire i bidoni dai parenti, centellinando l’acqua anche per l’igiene personale. Diversi condomini hanno comprato l’acqua arrivata con autobotti private.
Siciliacque ha assicurato che entro mercoledì tutto tornerà alla normalità ma si teme che, soprattutto per Enna alta dove è necessaria il massimo della pressione per far arrivare il prezioso liquido, l’emergenza possa andare avanti.
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