L'enel ormai in sicilia si sente a suo agio, a casa propria. E la classe politica siciliana, finora, è stata molto ospitale. Gli ha dato, ad esempio, il permesso di costruire un rigassificatore a ridosso della valle dei templi. E pazienza se un tale impinato è inserito nelle direttiva ue "seveso" che classifica i siti industriali ad altissimo rischio di incidente.
Enel, dopo la Valle dei Templi attacco al Belice
L’Enel ormai in Sicilia si sente a suo agio, a casa propria. E la classe politica siciliana, finora, è stata molto ospitale. Gli ha dato, ad esempio, il permesso di costruire un rigassificatore a ridosso della Valle dei Templi. E pazienza se un tale impinato è inserito nelle direttiva Ue “Seveso” che classifica i siti industriali ad altissimo rischio di incidente.
Non contenta di questo affare in itinere, il gruppo italiano, ora punta sul Belìce. Vuole cercare petrolio e/o gas, da quelle parti. Peccato che quel territorio sia altamente sismico, come ci ricorda il terribile terremoto del 1968 da cui ancora quell’area non si è ripresa. Tant’è che i sindaci e i geologi sono già in allarme: Montevago, Santa Margherita Belice, Camporeale, Contessa Entellina, Gibellina e Salaparuta (queste ultime epicentro del terremoto che nella notte tra il 14 ed il 15 gennaio del 1968 devastò un quarto dell´isola). La paura è che le trivelle possano risvegliare i terremoti.
«Andare a mettere il dito su un equilibrio tettonico così fragile come quello della Valle del Belice può essere molto rischioso – afferma il geologo Carmelo Orlando oggi sul quotidiano la Repubblica – il terremoto è un fenomeno geologico che può già ripresentarsi in quell´area senza l´aiuto dei petrolieri. Andare a scavare a centinaia di metri di profondità potrebbe avere delle ripercussioni catastrofiche».
E cosa dice la Regione? Non si sbilancia, vagheggia affermazioni tipo “solo se è sicuro”. D’altronde la politica ambientale del governo siciliano in questi anni è stata allucinante. Tanti i proclami secondo cui si sarebbero dovuti proteggere il territorio e gli interessi siciliani. Ma poi, in pratica, hanno concesso un’area vicina ad un sito archeologico all’Enel per il suo rigassificatore e stanno per autorizzare, a quanto pare, anche Erg per realizzarne uno in un’altra zona sismica: tra Priolo e Melilli, nel siracusano. Due progetti pericolosi per il territorio e che non faranno arricchire i siciliani. Con lo stesso atteggiamento, magari, il governo siciliano (a differenza di quello pugliese guidato da Niki Vendola che ha mandato al diavolo la British gas), darà il permesso anche per andare a trivellare nella Valle del Belice. Gli affari sono affari. Peccato che non lo siano per tutti i siciliani e per la Sicilia.