Elezioni europee, La sinistra scende in campo in Sicilia Da Catania candidato Iannitti, ipotesi Evola da Palermo

Alla fine la sinistra sembra avercela fatta. E, a scanso di equivoci, si chiamerà proprio così: La sinistra, nomen omen, per evitare confusione. La settimana scorsa, a Catania, nel corso di una riunione come tante se ne sono viste, sono venute fuori anche le indicazioni di alcuni candidati. Unitarie, tra l’altro, senza spaccature. Così, per un seggio al Parlamento europeo alle prossime elezioni del 26 maggio 2019 dovrebbe correre per certo, nella circoscrizione Isole, Matteo Iannitti, animatore dell’attivissimo movimento Catania bene comune e candidato a sindaco nel capoluogo etneo nella tornata del lontano 2013, quando a vincere Palazzo degli elefanti è stato l’ex primo cittadino Enzo Bianco. L’altro nome venuto fuori dall’assemblea viene sempre dal territorio: Resi Iurato, consigliera comunale di Scicli (con Scicli bene comune) ed ex candidata alle elezioni regionali 2017 nella lista Cento passi per la Sicilia con Claudio Fava presidente.

Quello delle firme per presentare le candidature è un problema che non si pone, vista – tra le altre cose – la ri-discesa in campo di Eleonora Forenza, esponente di Rifondazione comunista che a Bruxelles già ha un seggio. Ma resta il tema dei nomi che vengono dai territori: la lista per la circoscrizione Isole include anche la Sardegna, e da lì bisognerà capire che indicazioni potranno venire fuori. Nel frattempo, in Sicilia le assemblee territoriali continuano: una possibile candidatura dovrebbe essere espressa da Messina e in particolare dal movimento Cambiamo Messina dal basso, riferimento civico dell’ex sindaco Renato Accorinti. Un ulteriore nome dovrebbe arrivare da Palermo, dove il gruppo Sinistra comune è già un’esperienza di sinistra che corre unita e funziona: in pole position dovrebbe esserci l’attuale guida del gruppo consiliare Barbara Evola

Poi c’è da capire cosa farà La sinistra a livello nazionale: Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e la stessa Forenza potrebbero essere le teste di serie da spendere per superare la soglia di sbarramento del quattro per cento. Non è chiaro, però, se la strada delle multicandidature e di capolista paracadutati sarà quella da seguire: l’obiettivo, dicono i bene informati, è evitare queste dinamiche e spingere energie nuove, dal basso, profondamente legate a esperienze territoriali con forti connotati civici, oltre che di sinistra. Altra stella da seguire, poi, è quella della parità di genere, un obbligo morale oltre che un’indicazione venuta dalle anime femministe del movimento. Entro la fine di questa settimana qualcosa in più dovrebbe emergere, anche perché i termini per la presentazione delle compagini in campo sono agli sgoccioli. 

Sul fronte della sinistra che resta fuori, invece, tutto tace. Potere al popolo, che nei sondaggi è dato poco sopra l’un per cento, non parteciperà a questa competizione elettorale. Sono falliti, infatti, i tentativi di costruire un tavolo di confronto con le altre realtà della sinistra italiana. E, nonostante l’abboccamento con Dema, il movimento che fa capo al sindaco di Napoli Luigi De Magistris, la decisione di quest’ultimo di tirarsi indietro ha costretto gli attivisti a mettere da parte ogni speranza di respiro europeo. Che gli animatori del movimento a livello locale possano appoggiare, a livello personale, qualcuno dei candidati citati, però, non è per nulla da escludere. Certe esperienze di militanza dal basso hanno sempre camminato a braccetto e, al di là dei simboli, contano anche le esperienze comuni.


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