Elezioni europee/ ‘Anatomia’ dei candidati del PD nel collegio Sicilia-Sardegna

SULLA CARTA L’ASSESSORE SCILABRA, CON ALLE SPALLE TRE QUARTI DEL GOVERNO REGIONALE, LUMIA E TOTO’ CARDINALE DOVREBBE STRAVINCERE. MA NON SARA’ COSI’. PROVIAMO A RACCONTARE IL PERCHE’

Nell’analizzare i candidati della lista del PD alle elezioni europee nel collegio Sicilia-Sardegna dobbiamo partire sempre dall’esclusione di Antonello Cracolici. Per un fatto semplice: perché ieri la Direzione nazionale del PD ha messo fuori dalla lista il candidato più forte.

Cracolici, per i sui trascorsi (proviene dal Pci, Partito nel quale ha iniziato giovanissimo a fare politica), per i suoi rapporti e per le sue indubbia capacità di manovra, non avrebbe avuto difficoltà a risultare il primo degli eletti. Con molta probabilità, avrebbe preso più voti dell’ex presidente della Regione Sardegna, Renato Soru. Insomma: questa lista sembrava ‘confezionata’ su misura per lui.

Fuori Cracolici, i ‘giochi’, in questo Partito, si complicano. E non è facile capire chi potrebbe vincere e chi potrebbe perdere. Invece, quello che, dopo le elezioni europee di maggio, si capirà con chiarezza è chi ha più consenso popolare tra i dirigenti di questo Partito.

Ricordiamo ai nostri lettori che le elezioni europee – a differenza, ad esempio della gestione del Governo e dell’economia dell’Unione europea – sono ancora (per poco?) democratiche.

A differenza di quanto avviene nel Parlamento nazionale, dove i Partiti piazzano nelle liste i propri ‘sodali’ (le stesse primarie non sono una garanzia di libertà e democrazia perché non sono regolate da leggi), alle elezioni per il Parlamento europeo i cittadini possono scegliere i propri candidati esprimendo tre preferenze.

Precisiamo subito che, in base alla nuova legge elettorale, non si potranno votare tre uomini e o tre donne, ma due uomini e una donna o una donna e due uomini.

Dunque, elezioni democratiche, a differenza di quanto avviene per la Camera e per il Senato del nostro Paese, dove con il Porcellum e, prossimamente, con l’Italicum la democrazia continua ad essere sospesa, nonostante i richiami della Corte Costituzionale.

Tornando alla lista del PD, un primo dato – che abbiamo già sottolineato ieri – è la presenza di un candidato sardo e di ben sette candidati e candidate siciliani e siciliane. Con la differenza, rispetto alle elezioni europee del passato, che questa volta il candidato della Sardegna – Renato Soru, ex presidente di questa Regione – oltre ad essere unico (e quindi gli elettori del PD di quest’Isola potranno votare solo per lui), è anche piuttosto forte.

Ciò significa che, a meno di grosse sorprese, uno dei due seggi che dovrebbero essere appannaggio del PD nel collegio Sicilia-Sardegna dovrebbe essere assegnato proprio a Soru. L’ex presidente della Sardegna, con 80-90 mila voti, dovrebbe essere dentro. Considerato, lo ribadiamo, che i sardi del PD possono votare solo lui, il traguardo dovrebbe essere alla sua portata.

Resta, o resterebbe (in politica, elezioni comprese, non si può mai essere certi di nulla) un solo seggio a disposizione di sette candidati siciliani. E qui comincia l’avventura.

Poiché, come già ricordato, si possono esprimere tre preferenze, bisognerà capire come i candidati siciliani organizzeranno le ‘terne’. Non sarà un ‘gioco’ facile. Aritmetica parlamentare tra le mani – stiamo solo illustrando un’ipotesi – se tre candidati siciliani forti si mettessero d’accordo, potrebbero anche eleggere due parlamentari e lasciare a casa Soru.

Insomma, se tre candidati siciliani da 50 mila voti circa cadauno decidessero di ‘chiudere’ una terna, l’ex presidente della Regione sarda resterebbe fuori, perché in Sardegna gli verrebbe piuttosto difficile raggiungere i 150 mila voti (a meno che lo stesso Soru non ‘chiuda’ accordi con qualche candidato siciliano: cosa non improbabile).

Ripetiamo: la nostra è solo un’ipotesi (anche se non del tutto campata in aria). Che resta comunque di difficile realizzazione per le diversità che si riscontrano tra i candidati e le candidate siciliane del PD. Analizziamoli e analizziamole.

La capolista, Caterina Chinnici, non ha alle spalle un voto strutturato. O quasi. Figlia del magistrato Rocco Chinnici, è una gran persona per bene che potrebbe fare breccia nell’elettorato. In ogni caso, la sua non sembra una candidatura irresistibile.

Siccome è stata proposta dal segretario regionale, Fausto Raciti, è probabile che chi sostiene il segretario regionale (in pratica, l’area Cuperlo siciliana, che alla fine è piuttosto organizzata) la voterà. Come si può notare, già si potrebbe profilare una possibile ‘accoppiata’: Raciti-Caterina Chinnici sostenuta dall’area Cuperlo e, con molta probabilità, anche da Antonello Cracolici.

Al terzo posto troviamo il Sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini. Anche la sua è una candidatura di opinione, non strutturata. E’ piuttosto conosciuta e potrebbe guadagnare molti consensi. Ma, almeno in questa fase, non sembra fortissima. Non è da escludere che entri in qualche terna e si rafforzi.

Al quarto posto della lista troviamo l’ennese Tiziana Arena. Questa è una candidatura ‘tecnica’. E’ la mossa del leader incontrastato del PD di questa provincia, Mirello Crisafulli. Che, con questa candidatura, ‘delimita etologicamente’ il proprio territorio. Ancora una volta Crisafulli dimostrerà di essere leader democratico di questa provincia siciliana. A nostro modesto avviso, il leader ennese, da buon cuperliano, dovrebbe sostenere Raciti e un terzo candidato.

Il quinto della lista è Giovanni Barbagallo. Per lunghi anni parlamentare regionale eletto a Catania, si tratta di un candidato forte, forse il più forte della lista, se esaminato singolarmente (cioè senza i possibili alleati). Proviene dalla Margherita (e quindi dalla Dc) ed è molto amato dal suo elettorato catanese e, in generale, della Sicilia orientale. Personaggio di grande spessore politico, verrà appoggiato da tutta l’area di Giuseppe Lupo.

Ricordiamo che Barbagallo è già stato candidato, cinque anni fa, alle elezioni europee. Non ce l’ha fatta, ma ha portato a casa circa 70 mila voti. Oggi dovrebbe essere un po’ più forte. Se dovesse ‘chiudere’ – la nostra è solo un’ipotesi – un patto di ferro con Soru, non ce ne sarebbe più per nessuno: perché i due, scambiandosi i voti, diventerebbero quasi imbattibili.

Il numero sei è il già citato Raciti. Da segretario regionale dovrebbe entrare in tutte le ‘terne’. sarebbe così se ci fosse ancora il grande Pci. Ma non sarà così. Con molta probabilità, come già accennato, verrà votato dall’area Cuperlo, ma non verrà votato né dai renziani, né da Crocetta e Lumia.

Il numero sette e il numero otto della lista sono, rispettivamente, Marco Zambuto e Nelli Scilabra. Il rimo è Sindaco di Agrigento, la seconda assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale.

In teoria, Nelli Scilabra dovrebbe essere la candidata più forte della lista. Alle sue spalle ci sono, infatti, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, da sei a sette assessori regionali, il senatore Giuseppe Lumia e Totò Cardinale da Mussomeli con il suo codazzo di parlamentari regionali Democratici e riformisti per la Sicilia. Questi, almeno, quelli certi.

Conti alla mano, dovrebbe fare la prima degli eletti. Ma noi non ci crediamo. E proviamo a spiegare il perché.

Anche in politica avere una ‘Formula uno’ serve a poco se non c’è un bravo ‘pilota’. Cosa vogliamo dire? Semplice: che avere in mano la Regione serve a poco – soprattutto in termini elettorali – se non si è in grado di amministrarla. Di fatto, Lumia e Crocetta hanno avuto tra le mani quasi tutta la Regione per quasi un anno e mezzo. Ma, sotto il profilo politico e amministrativo, hanno ‘toppato’ su tutta la linea.

Certo, hanno tra le mani molti ‘strumenti’. E altrettante ‘protezioni’. Ma, a nostro avviso, non hanno dove andare lo stesso. Non sono bravi: né loro, né gli assessori che si portano dietro. Sotto il profilo elettorale, Lumia e Crocetta faranno grandi buchi nell’acqua.

Anche Totò da Mussomeli, sotto il profilo elettorale, si rivelerà un mezzo bluff. Intanto la provincia dove opera – Caltanissetta – è piccola e alle europee non fa la differenza. Quanto ai deputati che fanno capo ai cosiddetti Democratici e riformisti per la Sicilia, si tratta di personale politico raccattato qua e là nei giochi d’Aula. Le elezioni sono un’altra cosa.

L’assessore Scilabra e i suoi sponsor hanno la fortuna di ritrovarsi alleati con Marco Zambuto. Che, invece, è un buon candidato, specie se il suocero dovesse decidere di intestarsi la campagna elettorale. Il suocero del Sindaco di Agrigento, per la cronaca, non è proprio l’ultimo arrivato in politica. Tutt’altro.

Il suocero di Zambuto è l’ex parlamentare regionale, Angelo La Russa. Negli anni ’80 del secolo passato, nella grande Dc, era una ‘macchina da voti’. Ovviamente, non sappiamo se scenderà in campo accanto a suo genero. Ma se lo farà, Zambuto potrebbe inanellare una bella affermazione personale.

A nostro modesto avviso, se La Russa scenderà nell’agone elettorale, ad Agrigento e provincia tutti gli altri candidati – del PD e degli altri Partiti – avranno difficoltà serie. Non parliamo, infatti, di un personaggio che si ‘improvvisa’, ma di un politico che sa impostare al ‘millimetro’ le campagne elettorali.

Insomma, se La Russa sarà in campo e Zambuto e Scilabra saranno nella stessa ‘terna’, l’assessore regionale in carica, almeno ad Agrigento, non dovrebbe sfigurare. Ma non certo per merito di Lumia, di Crocetta e di Cardinale, che ad Agrigento e provincia i voti li vedono, forse, con il cannocchiale…


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