Duckburg: un viaggio nella Paperopoli di Barks e Don Rosa

Duckburg, ovvero “borgo papero” o Paperopoli, è una città papera ideata dalla matita di Carl Barks, che si trova nello Stato immaginario della Calisota: splendida fusione di California e Minnesota, giusto per garantire a pieno le quattro stagioni e la totale variabilità del tempo in tutte le storie, e che – pare – dovrebbe trovarsi in California, tra Los Angeles, San Francisco e Sacramento. Di certo dà sul Pacifico, se questo può essere un utile indizio per trovarla più facilmente.

 

Carl Barks, geniaccio a cui l’America ha direttamente dedicato nel 1981 l’asteroide 2730 Barks, crea nel 1947 il personaggio di Uncle Scrooge (di ispirazione dickensiana). E da allora Zio Paperone è leggenda.

E se a Barks va il merito di avere iniziato la grande opera papera, a Don Rosa (italiano d’origine) va il merito di avere scritto nel ’96 The Life and Times of $crooge McDuck e cioè di essere lo “storico” di Zio Paperone e della famiglia dei paperi, di aver scritto la sua biografia ufficiale basandosi sui “fatti barksiani” e di aver documentato date e posizioni geografiche con precisione chirurgica.

Un successo editoriale che, nel 2004, “La Repubblica” ha raccolto nel volume “La dinastia dei paperi” includendolo nella collana “I classici del fumetto serie oro”.

 

E’ possibile dunque ripercorrere la storia di Zio Paperone – dalla sua nascita in Scozia fino alle avventure nel Klondike e alla sua unica love story con Goldie O’ Glit (alias Doretta Doremì) – e  imbattersi negli storici nemici, come la Banda Bassotti, la strega Amelia o ancora il cattivo imprenditore del Sudafrica, Cuordipietra Famedoro, più famoso in America rispetto al nemico-amico rivale in bombetta inglese, John Rockerduck. Quest’ultimo, storpiatura di Rockfeller, è considerato l’antagonista per antonomasia nella serie italiana (sono celebri i diverbi con Paperone: “vecchia tuba”, “avarastro”, “pivello”), e qualcuno vi ha voluto vedere, erroneamente, una parodia di Bettino Craxi.

 

Non è tuttavia facile ricostruire l’albero genealogico dei Paperopolesi, dato che molti personaggi sono passati dalle mani di tanti altri fumettisti prima di Barks. Per fortuna ci hanno pensato “L’Uomo dei Paperi”, com’ è stato ribattezzato Barks, e Don Rosa che era solito fare una dedica al maestro prima di ogni storia scrivendo sulla prima tavola D.U.C.K: “Dedicated to Uncle Carl by Keno” (Keno è il secondo nome di Don Rosa, diminutivo di Gioachino).

E la confusione è infatti tanta se si pensa, ad esempio, ad Elvira Coot ovvero Nonna Papera, la celebre e impareggiabile cuoca.

 

Nata nel lontano 1943 grazie alla matita di Al Taliaferro che si ispirò alla suocera, passerà nelle mani di tanti fumettisti che daranno nome e carattere diverso alla povera papera: Carl Fallberg, ad esempio, la battezza “Abigail Duck” e, in Italia, viene tradotta come “Rita Papera”, abilmente trasformato in nome d’arte quando era attrice a Hollywood. Ci penserà Riley Thomson (inventore dei topini di Cenerentola) a battezzarla “Elvira” e a farla abitare nella fattoria nella periferia di Paperopoli, facendo evolvere il personaggio che sarà infine affidato alle sapienti mani di Paul Murry.

La nonna è però controversa anche in Italia: e se Rodolfo Cimino e Nino Russo seguono la linea narrativa tracciata da Thomson-Murry, ideando la serie “Nonna Papera e i racconti intorno al fuoco”, Alessandro Barbucci la fa abitare nel borgo campagnolo di Quacktown nella serie “Paperino Paperotto”. Marco Rota, invece, la fa diventare erroneamente la sorella di Zio Paperone, quando in realtà è la nipote di Cornelius Coot (fondatore di Paperopoli), figlia di Clinton Coot (fondatore delle Giovani Marmotte), sposata con tre figli: Eider (padre di Fethry Duck, Paperoga), Dafne (madre di Gladstone Gander, Gastone) e Quackmore, il papero più irascibile e isterico della paper-famiglia, padre di due gemelli: Della (madre di Qui, Qui, Qua) e il celebre Donald. In Italia, Paperino.

 

Ma la storia di Paperino è un’altra prima che Barks mettesse ordine architettando la paper-genealogia negli anni ‘50.

Resta ignoto il nome del disegnatore che nel lontano 1934 ce lo ha regalato (Taliaferro lo diffonderà nelle strips americane), ed entra, grazie alla regia di Wilfred Jackson, nello star system cinematografico (conta tutt’ora una stella nella Hollywood Walk of Fame) per essere anche lui partecipe nella campagna anti-nazista degli anni ’40.

Esce infatti nel 1942 Der Fuehrer’s Face, cartone rimesso in circolazione negli USA solo nel 2004 in un cofanetto a edizione limitata, in cui Paperino lavora in una catena di montaggio presso un ideale villaggio tedesco mentre una banda musicale (con Hiroito al sassofono e Mussolini alla batteria) intona canzoni propagandistiche. Quando il povero Paperino – frastornato dalla musica, dai saluti nazisti, dal lavoro massacrante e dall’artiglieria sempre puntata sul becco – si risveglierà nel suo letto, abbraccerà la Statua della Libertà e ringrazierà di essere un cittadino americano.

Di seguito il video:

 

http://www.youtube.com/watch?v=mZiRiIpZVF4&feature=related

Figlio del collerico Quackmore e di Ortensia de’ Paperoni (sorella isterica di Paperone che chiamerà così la sua indomita e bisbetica cavalla) non è affatto orfano come ci fa credere Marco Rota, che lo ritrae appena uscito dall’uovo e trovato in una notte tempestosa da Zio Paperone e Nonna Papera, con cui, dice Rota, crescerà nella fattoria. 

Inutile citare le diatribe con Gastone e le sfide su chi deve sparare la fanfaronata più grossa, ambientando le storie dove meglio capita: dai Vichinghi all’antica Grecia, facendo spesso riferimento ad opere letterarie come “I promessi sposi”, “Uno studio in rosso”, “Sogno di una notte di mezza estate” a cui i fumetti devono tanto.

 

Ma non è tutto rose e fiori come si pensa. Don Rosa ha il merito (o forse dovremmo odiarlo per questo) di avere introdotto il concetto realistico del trascorrere del tempo: Zio Paperone non ha solo una biografia ben precisa, ma anche una data di morte, il 1967 (anno in cui Carl Barks smette di disegnare). Una vignetta uscita nel 1991 ci ripropone il cordoglio dei paperi, ormai tristi e invecchiati. Coerentemente, Don Rosa rappresenta tutte le storie di Paperone negli anni ’50 e mai oltre, eliminando il concetto di eterno presente, tipico dei fumetti.

 

Ma il vecchio avarastro per fortuna è duro a morire, e così ce lo ritroviamo ancora oggi nelle storie a fumetti. Il trascorrere del tempo, però, trova il modo di farsi sentire comunque. Nel prezzo dei fumetti, ad esempio, registriamo un costante aumento: il costo di un “Topolino” oggi è di 2.10 € contro le 60 lire del primo numero… Forse l’unico a non essere in crisi è Paperone col suo deposito e la scienza che vi gira intorno!

 

Non solo storia e genealogia, infatti, ma anche geografia. O forse topografia.

Un ingegnere tedesco, Jürgen Wollina, ha impiegato 13 anni per ricostruire la mappa di Paperopoli leggendo attentamente i fumetti di Barks e indicando con precisione, tra gli altri, le case dei personaggi, la chiesa di Notre Paper, le stazioni, il fiume Tulbag, la misteriosa Villa Rosa, il faro di Capo Quack, la statua di Cornelius Coot, il deposito di Paperone, il grattacielo di Rockerduck e la sede del Papersera.

Paperopoli non era mai stata disegnata con tanta precisione prima che nell’autunno 2008 Wollina ci mostrasse la sua opera che, purtroppo, è a pagamento ed è in tedesco. Prima di vederla dovremo dunque sperare in qualche paper-hacker, oppure accontentarci della versione del quotidiano “Die Zeit”:

 

http://images.zeit.de/bilder/2008/49/wissen/allgemein/40-entenhausen/40-entenhausen-3000.jpg

 

E, come se non bastasse, è possibile collezionare tutte le storie di Barks in 48 volumi e divise in ordine cronologico. A partire da gennaio dello scorso anno è uscita con cadenza settimanale, in allegato al Corriere della sera, “La grande dinastia dei Paperi”, completa di introduzione e analisi dei personaggi. Ed è possibile, per i più accaniti, appassionati e folli lettori, recuperare l’intera collezione a “soli” 349.00 €. Il tutto a prova di click, anzi di quack.  


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