Droga, blitz a Borgo Vecchio: 23 misure cautelari Mogli ragioniere e minorenni usati per lo spaccio

Traffico di droga all’ombra della mafia e con un ruolo decisivo delle donne nei conti, nella logistica e nella ‘sicurezza’. E in molti casi ricorrevano anche a una rete di pusher minorenni. Con l’operazione antidroga Push Away la polizia ha smantellato, infatti, una capillare rete di spaccio nel quartiere di Borgo Vecchio a Palermo, che coinvolgeva interi nuclei familiari. I poliziotti del commissariato centro hanno eseguito 23 misure cautelari nei confronti di altrettanti componenti dell’organizzazione, emesse del gip del tribunale di Palermo. Per 18 sono scattati gli arresti in carcere e ai domiciliari mentre per cinque è stato disposto l’obbligo di firma; sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, produzione, traffico e detenzione di stupefacenti. Le indagini, avviate nel 2017, hanno documentato lo spaccio di hashish e marijuana in alcune zone del quartiere Borgo Vecchio, dove era possibile reperire facilmente lo stupefacente per strada. L’organizzazione operava con il benestare della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. 

È stata accertata l’esistenza di un forte vincolo associativo, testimoniato dall’esistenza di una cassa comune, dalla rigorosa ripartizione di ruoli in seno all’organizzazione e dall’esistenza di “regole” rigide con sanzioni nei confronti di chi “sgarrava”. Nell’ambito delle indagini su due coppie di coniugi è emerso, anche il ruolo di rilievo assunto dalle mogli, con il compito di “ragioniere” dell’associazione e all’occorrenza capaci di “bonificare” le abitazioni in caso di controlli delle Forze dell’Ordine. I nuclei familiari, inoltre, non si facevamo scrupolo di utilizzare anche minorenni, per trasportare la droga. Per 8 dei destinatari delle misure è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per 10 i domiciliari e per 5 l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Ad avvalorare le ipotesi investigative formulate dagli investigatori anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. 

Una struttura compatta e, in alcune circostanze, è stato accertato come il gruppo facesse quadrato quando qualche componente deviava dalla linea di condotta principale, emarginando il membro indisciplinato che veniva allontanato (è il caso del pusher che trattiene per sè una quota più alta dei proventi dello spaccio, rispetto al 20 per cento pattuito inizialmente). I primi due livelli dello spaccio erano gestiti da altrettante coppie di insospettabili coniugi del Borgo Vecchio, Antonino Miceli e Giuseppa Tantillo, coadiuvati dalla figlia Sebastiana, nonché Francesco Madonia con la moglie Domenica Ragusa, i quali, a loro volta, dai loro appartamenti facevano partire carichi di hashish e marijuana, il cui terminale era rappresentato dai pusher di piazza Alfano, principale luogo di smercio. 

I coniugi Madonia-Ragusa hanno custodito presso la loro abitazione hashish e marijuana che poi suddividevano in dosi, avvalendosi anche di alcuni giovani componenti, per poi consegnarlo ai pusher per la cessione in piazza. All’interno dei due nuclei familiari, le rispettive mogli gestivano la contabilità dell’associazione, fornendo indicazioni sulle modalità di trasporto dello stupefacente, occupandosi di ‘bonificare’ casa e sostituendo addirittura i mariti quando erano indisponibili per la gestione sul campo dell’attività di spaccio. Spesso, i genitori affidavano anche a minorenni il compito di far giungere su strada lo stupefacente. A rifornire i coniugi e quindi collocato ad un livello piu’ alto in seno all’organizzazione, Marco Trapani, che faceva anche da tramite con i fornitori. 

A seguito dell’arresto di Antonino Miceli nel 2018 le redini dello spaccio all’ingrosso sono state prese dallo stesso Trapani e dal fratello Giovanni, nonché da Maurizio Fecarotta e da Davide Melignano. Le indagini hanno inoltre evidenziato il ruolo sovraordinato rispetto agli stessi fratelli Trapani di Melignano che sollecitava la riscossione dei crediti derivanti dalla cessione dello stupefacente. Altra rigida regola dell’associazione, passibile di sanzione, era che lo stupefacente da smerciare fosse stato approvvigionato solo attraverso i canali ufficiali del Borgo Vecchio e che solo dal popoloso quartiere dovesse provenire. 

«Sicuramente quella delle donne è stata una presenza attiva all’interno dell’organizzazione –  ha detto Lisa Iovanna, alla guida del commissariato di via Bentivegna – Entrambe le mogli degli altri due arrestati, Miceli e Madonia, avevano un ruolo attivo, soprattutto perché sapevano organizzare meglio dei loro mariti la distribuzione delle sostanze stupefacenti, e del ricavato dei soldi frutto dell’attività di spaccio». Le sostanze stupefacenti venivano così vendute nel quartiere Borgo Vecchio, con centinaia di cessioni documentate dalla polizia, e «la clientela era un po’ diversa da quella della classica movida. Ci sono elementi univoci – conclude – che ci fanno dire che il controllo di Cosa nostra c’era». 


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