Dissesto, approvate misure che correggono i conti «Serve un congruo aiuto del governo nazionale»

Il punto fermo è uno: nonostante i correttivi approvati, senza i soldi del governo gialloverde non si canta messa. La delibera presentata ieri in Consiglio comunale, comunque, è passata. Con 19 voti favorevoli, due astenuti e nessun voto contrario il senato cittadino ha dato il via libera ai 450 milioni di euro di misure correttive. Per comprendere: non si tratta di soldi in più, di debiti ulteriori rispetto a quelli accertati dalla Corte dei conti nella sua deliberazione di dissesto. Si tratta, invece, delle correzioni chieste proprio dalla magistratura contabile affinché i numeri nei bilanci somiglino di più alla verità delle cifre certificate dai giudici di Palermo.

Resta il fatto, comunque, che le coperture non ci sono. «Serve l’aiuto del governo nazionale», ribadisce il sindaco Salvo Pogliese nel suo intervento. E, poco dopo, ringrazia pubblicamente per la collaborazione istituzionale il Movimento 5 stelle e il suo leader a Palazzo degli elefanti, l’ex avversario Giovanni Grasso. Una carezza in vista del prossimo 29 settembre, quando a un convegno al Policlinico dovrebbero essere presenti sia Pogliese sia un’illustre esponente grillina: la ministra della Salute Giulia Grillo. L’obiettivo è discutere di Catania a margine di una discussione sulla Sanità: il moribondo da salvare è il Comune, l’accordo con la parte gialla del governo va chiuso in fretta. Anche richiamando le comuni radici etnee. Il paradosso è che a preoccupare di meno sia l’appoggio del versante verde, la Lega ex Nord, che per la città dell’elefante metterebbe mano al portafogli dello Stato. La richiesta è di 400 milioni di euro, ma pure 350 andrebbero bene.

Nel frattempo c’è da sistemare il ricorso da inviare alle sezioni riunite della Corte dei conti – il documento al quale lavora il professore Agatino Cariola – e poi c’erano da fare passare queste famose misure correttive dal Consiglio comunale. La seduta è lunga, e a poco valgono le rassicurazioni del vicesindaco e assessore al Bilancio Roberto Bonaccorsi: «Abbiamo applicato pedissequamente le misure richieste dalla Corte dei conti», dice. Ma l’opposizione non ci sta. E chiede conto dei numeri e dei passaggi politici. Il capogruppo Daniele Bottino domanda delle passività potenziali, l’agguerrito ex assessore Salvo Di Salvo sottolinea la mancanza del parere delle municipalità. Con un lapsus il vicepresidente del Consiglio  Lanfranco Zappalà si spinge pure a dimenticare la sindacatura di Raffaele Stancanelli, sostenendo che dopo Umberto Scapagnini sia arrivato direttamente Enzo Bianco. Quest’ultimo, peraltro, assente per impegni istituzionali pregressi: sarà relatore di un convegno ad Atene.

E se spesso le misure correttive diventano «il piano di riequilibrio», il vicesindaco Bonaccorsi deve attaccare: «Mi pare evidente che molti non l’abbiano letto. Do la mia disponibilità a partecipare a una seduta di Consiglio comunale in cui si legga quanto è stato approvato nel 2013». Chi la memoria dimostra di averla lunga è Sebastiano Anastasi, Grande Catania, che lascia il suo intervento tra gli ultimi ma si fa sentire. Non ce l’ha con la maggioranza, ma con quell’opposizione che solo pochi mesi fa sedeva sugli scranni del governo cittadino: «Non si può fare finta di niente, non possiamo dire tutti che non c’eravamo nei cinque anni passati – attacca – A malincuore lo dico, perché li attaccavo: le parole che dicevano in quest’aula i consiglieri Sebastiano Arcidiacono e Niccolò Notarbartolo erano vere, e adesso trovano conferma. Loro avevano ragione, hanno provato a dircelo e non li abbiamo ascoltati». Magra consolazione di fronte a 450 milioni che prima non si vedevano e che adesso fanno capolino tra le carte della magistratura contabile. Anche quella non ascoltata quando si poteva. 

Alle 22.43, al momento del voto, di schermaglie tutto sommato se ne sono viste poche. Perfino la rapida uscita di scena del consigliere Francesco Saglimbene, mentre Andrea Barresi e Santi Bosco battibeccano, viene presto ricondotta a questioni che nulla hanno a che fare con la politica. «Era reperibile, lo hanno chiamato», spiegano le dipendenti comunali addette ai gruppi consiliari. E Saglimbene, in effetti, fa il chirurgo. Alla fine della serata, prima che la campanella suoni per annunciare la votazione, il Movimento 5 stelle e Catania 2.0 annunciano l’uscita dall’aula. Ventuno presenti, 19 favorevoli e due astenuti. «Maggioranza bulgara», dice qualcuno. La tenuta, però, non si vede sulle misure correttive. Da approvare c’è, per esempio, il rendiconto 2017 (ampiamente in ritardo, visto che avrebbe dovuto essere mandato in aula entro il 30 aprile 2018). E poi, se tutto andrà come l’amministrazione spera, ci sarà l’eventuale ennesima rimodulazione del piano di rientro


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