Cos'è la bellezza? Se lo chiede e ci spinge a chiederlo a noi stessi Salvo Filetti, a capo di Compagnia della bellezza e hair stylist del cuore di molte dive. Con rispetto del libero arbitrio, ma anche con ironia, prova a farci ragionare sul nostro approccio alla vita attraverso le nostre chiome
Dietro liceo e davanti museo
Bellezza in che senso? No, non è una domanda ironica. Senso sta per direzione, percezione o significato: quale dei tre? Ci muoviamo in ogni momento in tanti sensi e la percezione della nostra bellezza e quella altrui poche volte è univoca. A volte ci imbarazziamo per cotanta
bellezza, altre volte per l’intenzione di bellezza di chi abbiamo di fronte che noi invece percepiamo come dolore estetico. Di conseguenza, la bellezza è gioia estetica?
Sì, forse, anche o non solo? La bellezza oggi è democratica? Credo proprio di sì e sempre più inclusiva per diversità, età e fragilità. Certamente, se invece parliamo di fascino entra in scena un’eredità che ha qualcosa di aristocratico e molto più complesso da creare. Così, il senso triplice del bello è percorribile, visibile e raggiungibile? Come potete intuire, ho più domande che risposte nella vita e un pochino mi spaventano i santoni che hanno solo risposte e, ancora peggio, slogan per ogni argomento. Ma nel mio mestiere incontro molte persone. In salone, sugli aerei, online, in ufficio, in televisione. Con la bellezza, in particolar modo con quella femminile, dialogo in ogni momento della mia giornata e per questo mi appassiona l’idea di trovare un punto di equilibrio in tutto lo scibile umano. Da anni il mio occhio si allena a giocare con la diversità delle forme e delle velleità delle donne che incontro, in una conversazione che non smette mai di raccontare.
Perciò, consapevole dell’impossibilità di sintetizzare l’esperienza femminile in categorie, mi permetto, con ironia, di scrivere di ciò che più spesso vedo, soprattutto in ambito televisivo. È come se ogni giorno mi muovessi in uno slalom tra tre tipologie di donne: la nostalgica, la
rassegnata e la perennial.
La nostalgica
Jeans attillatissimi, capelli lunghi e sinuosi e un desiderio di luce glow alla Barbara D’Urso. Una gran voglia di fermare il tempo a quell’età in cui una donna si sente figa, magari ventenne, pensando che sia bella nella vita di una rosa solo la fase del bocciolo. Quindi la necessità di cristallizzare, siliconare e perpetuare quell’immagine, anche a 70 anni. È quel “dietro liceo e davanti museo” che a volte stupisce e fa sorridere l’altro… Non sarebbe bello se questa donna un giorno scoprisse che la rosa è bella in tutte le sue fasi e che è proprio nell’istante che fugge, in quell’incedere inesorabile del tempo che è nascosta l’infinita bellezza? E che anche l’ultimo petalo che cade a terra dona all’aria il suo profumo e la sua essenza? «Che dice, amica mia, forse è il momento di tagliare un pochino questa lunga chioma in tutti i sensi?».
La rassegnata
All’opposto, la donna rassegnata fa invece scelte solo pratiche, vive anzitempo la propria anzianità, a volte già a quarant’anni o anche prima. Troppo mamma, troppo figlia, troppo sciura. Si occupa sempre degli altri, della casa, poco di se stessa. «Vorrei qualcosa di comodo, già pronto quando mi alzo la mattina…», mi chiede di solito questa donna. «Peccato – dico io – pensavo a uno stile brillante, femminile, più sensuale». In questi casi, il Salvo Filetti provocatore, antipatico, polemico, viene subito fuori. Mi infilo in una contrapposizione appassionante: non mi rassegno mai all’idea che, per esempio, una donna possa rinunciare per troppo tempo alla possibilità di sentirsi attraente per se stessa, innanzitutto, e per il proprio eventuale compagno o compagna. Di abitare con gioia, con cura e rinnovata passione, il proprio corpo. È un mio limite, lo so bene: c’è il libero arbitrio e il libero agire anche rispetto alla cura di sé. Tuttavia credo sia utile, girovagando per il mondo, incontrare chi riesce a vedere in te quel potenziale che a volte non hai mai visto in te stessa. Avere, cioè, una fiducia estetica e poi scoprire quanto l’estetica stessa influenzi la fiducia nei confronti della vita tutta. «Signora mia, signora mia, svirgolettiamo qualcosa? Allunghiamo un ciuffo, tutta la chioma?».
I perennials
C’è infine una generazione alla quale dedico tutto il mio tempo creativo, che non ha un’età anagrafica, anzi ha tutte le età: dai 18 agli 80 anni. Sono i perennials, persone curiose che a qualsiasi età stanno al passo con ciò che succede nel mondo, coltivano amicizie di tutte le generazioni, rimangono aggiornate sull’evoluzione del mondo digitale, hanno la fiducia che serve per vivere con intenzione. Trovano naturalmente una freschezza consapevole e una contemporaneità nelle scelte di bellezza: mai banalmente modaiole, ma dal mood rinnovato. Non indossano la loro età anagrafica, ma uno stile di vita: per perennial s’intende un vero e proprio stato mentale. Chiarisco, infatti, che non si tratta di un simpatico eufemismo per persone importanti sopra i 40 anni: i millennial sono anche perennial, così come lo sono gli ottuagenari e i bambini. Quindi, tutti insieme appassionatamente, nella moda assistiamo al ritorno in passerella di tante top model degli anni Novanta, oggi cinquantenni. Oltre alle solite ventenni o trentenni, sui red carpet brillano anche attrici come Monica Bellucci (54 anni), Julienne Moore (58), Tilda Swinton (58), ma anche Susan Sarandon (72) e Jane Fonda (81).
Perciò, vi supplico, quando mi scrivete per chiedere un consiglio o suggerimenti di bellezza, descrivetevi con le vostre forme fisiche, con ciò che amate, desiderate e vi appassiona, ma non con il vostro anno di nascita. Abitare il mood delle perennial fa bene al cuore e ci fa scoprire che il vero lusso, in fondo, è indossare se stessi ed entrare nel magico mondo del personal best, la migliore versione di se stessi.
Chivuolesserbellasia… davvero❣
Salvo Filetti, hair designer a capo di Compagnia della Bellezza, porterà la sua idea di bello come specchio dell’anima, lontano da mode effimere ma contestualizzato nella società in cui viviamo.