Crisi Meridi, chiudono i primi supermercati Fortè Sindacati in agitazione. «L’azienda non risponde»

Chiusi per sfratto i punti vendita di Gela e San Pietro Clarenza (provincia di Catania). Sono queste le prime vittime della crisi di Meridi, la società del patron del Calcio Catania Antonino Pulvirenti, proprietaria anche dei supermercati a marchio Fortè. La caduta dell’azienda continua in uno scenario che sembra non avere nessun risvolto positivo. In alcuni supermercati, inoltre, i dipendenti sono stati messi in ferie per inventario: si tratta dei punti vendita di Catania (via Guglielmino e via Renato Imbriani), Misterbianco, Paternò, Mascalucia e Giarre.

Calano le saracinesche ma i riflettori rimangono ancora puntati sulla società. Sono proprio i supermercati i primi destinati a essere sacrificati sull’altare di una crisi che potrebbe lasciare senza posto di lavoro più di quattrocento persone in tutta la Sicilia. A pesare sul destino dei negozi sono le spettanze richieste da alcuni dipendenti – oltre ai rimborsi e versamenti del Trf -, a cui si aggiungono quelle dei fornitori e dei locatori. Secondo i sindacati che stanno seguendo la vicenda, infatti, sarebbero 40 i punti vendita a rischio chiusura immediata in tutta la Sicilia, su un totale un’ottantina di insegne Fortè nell’Isola. Già da ieri, alcuni dipendenti si erano barricati dentro ai supermercati per impedirne la chiusura.

«Negli ultimi tre giorni i lavoratori di alcuni supermercati sono stati messi in ferie forzate per inventario nelle attività – afferma la segretaria di Filmcams Cgil Monja Caiolo a MeridioNews -. Questo è probabilmente sintomo di una chiusura irreversibile di queste attività». Nell’attesa di ricevere risposte, i sindacati confederali – Filmcams Cgil, Uiltucs e Fisacat Cisl – hanno proclamato lo stato di agitazione attraverso una lettera inviata ieri a Meridi. «Non abbiamo ricevuto ancora nessuna risposta – prosegue -. Vogliamo chiarezza da parte della società, perché in ballo c’è il futuro di centinaia persone».

Altro appuntamento importante è la prossima udienza – che ancora non è stata fissata – in cui potrebbe essere più chiaro il futuro dell’azienda. Davanti al tribunale fallimentare di Catania, nei giorni scorsi, la società ha chiesto di essere messa in amministrazione controllata. Di fatto, mettendo in cantina l’opzione del concordato preventivo. La procura etnea si è opposta e bisogna attendere la decisione dei giudici.

Rimangono le incertezze dei dipendenti e i supermercati semivuoti fino ad esaurimento, abbandonati dai fornitori. Sullo sfondo resta il marchio pugliese Apulial’altro colosso della grande distribuzione che si era fatto avanti per prendere in locazione più di sessanta punti vendita e rifornirli di merce. La società non si esprime, ma la trattativa non è ancora tramontata

«Apulia è interessata – conclude Caiolo – Tuttavia una progressiva chiusura dei punti vendita rappresenterebbe un rischio per un acquirente e potrebbe fare diventare la possibile acquisizione poco appetibile, facendo venire meno la possibilità di salvaguardare i posti di lavoro. Per questo motivo non possiamo permettere la chiusura dei supermercati». 


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