La toppa è quasi peggiore del buco, secondo il Movimento 5 stelle. Avere un collegio di difesa esterno è previsto dalla legge, certo, ma in tempi di dissesto è opportuno prevedere una spesa di 60mila euro l’anno? È sulla base di questo che la delegazione pentastellata a Palazzo degli elefanti ha presentato una mozione per l’abolizione del gruppo di quattro consulenti esterni (retribuiti circa mille euro al mese) a cui spetta il compito di aiutare l’ufficio Affari legali del municipio (composto, invece, da dipendenti pubblici). La data del documento (prima firmataria Valeria Diana) è lo scorso quattro aprile, quando la compagine M5s al senato cittadino ha chiesto ufficialmente di cancellare l’organismo «ormai desueto negli enti locali».
«L’amministrazione come giustifica questa spesa inutile?», domandano i grillini in una nota diffusa alla stampa. Aggiungendo l’invito, diretto al primo cittadino Salvo Pogliese, di passarsi «una mano sulla coscienza». «In pieno dissesto e con i cittadini vessati da tasse di ogni tipo ormai salite alle stelle – aggiunge il comunicato – in primis la Tari, ci aspetteremmo da Pogliese che non si rifugiasse nella legalità formale». La questione era già stata posta, all’indomani della designazione da parte del sindaco, dal movimento Catania bene comune.
Era il 15 febbraio e la nomina degli avvocati Felice Giuffrè, Emilio Salvatore Castorina, Davide Giugno e Giuseppe Antonio Sileci aveva fatto saltare sulla sedia gli attivisti. «Si tratta di scelte totalmente fiduciarie del sindaco, effettuate senza alcun avviso pubblico e senza alcuna pubblicità», diceva Matteo Iannitti. La presa di posizione si concludeva con un appello al consiglio comunale: «Chiediamo che l’aula censuri con nettezza tale scelta del Sindaco e che venga disposta l’abolizione del Collegio di difesa». Appello che viene raccolto, due mesi dopo, dai consiglieri pentastellati.
Già in quei giorni, la replica dell’amministrazione era stata affidata a un comunicato stampa ufficiale del Comune. Che definiva quelle di Iannitti «strumentali interpretazioni». «Il collegio – sosteneva Palazzo degli elefanti – esprime parere obbligatorio, a termini del regolamento adottato dal Consiglio comunale nel 2009, sui bandi e sui capitolati delle gare di appalto di lavori, forniture e servizi, gestione dei servizi pubblici locali e le transazioni giudiziali di valore superiore ai centomila euro». La strada per l’abolizione dovrebbe, quindi, prevedere la modifica del regolamento comunale ad hoc, ormai vecchio di dieci anni.
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