Chi sono i dodici assessori scelti da Musumeci Un militare al Turismo, alla Sanità il più giovane

Su dodici assessori, dieci sono uomini e solo due le donne. Il presidente della Regione Nello Musumeci ha inaugurato ieri in tarda serata la sua squadra di governo, firmando i decreti di nomina dei componenti. Una giunta quasi tutta politica, con solo due tecnici, sempre però indicati a stretto giro dai partiti, come detta la migliore delle tradizioni degli ultimi governi siciliani. 

Quattro gli assessori che spettano a Forza Italia: Marco Falcone, 46 anni, avvocato ed ex capogruppo azzurro nella trascorsa legislatura, governerà le Infrastrutture; Bernadette Grasso, avvocato, sindaco di Rocca di Caprileone (in provincia di Messina), sempre vicina a Gianfranco Miccichè, eletta già nella scorsa legislatura con il movimento del commissario azzurro Grande Sud, andrà alle Autonomie Locali; Edy Bandiera, siracusano classe ’74 laureato in scienze agronome, andrà alle Risorse agricole. Bandiera è reduce da una breve esperienza come deputato azzurro all’Ars, subentrato nella scorsa legislatura al posto di Giuseppe Sorbello. Gaetano Armao, docente universitario e già assessore all’Economia durante il governo Lombardo, riprende in mano proprio quel delicatissimo ramo. Ad Armao andrà anche la vicepresidenza della Regione. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi occuperà almeno per qualche mese la poltrona di assessore ai Beni Culturali, se dovesse vincere il centrodestra anche alle Politiche, ambirebbe infatti a un posto da ministro. Voci da Palazzo d’Orleans indicano in Fabio Granata, avvocato e storico esponente di Alleanza Nazionale, il suo probabile successore. 

Diventerà Bellissima, il movimento con il quale il presidente Musumeci ha corso alle regionali del 5 novembre, avrà come suo unico esponente in giunta l’avvocato penalista Ruggero Razza, già esponente de La Destra catanese e assessore della giunta Musumeci al governo della provincia di Catania. Razza avrà le redini della Sanità. L’Udc di Lorenzo Cesa incassa solo due assessori: Mimmo Turano, avvocato di Trapani ex capogruppo Udc nella passata legislatura, aveva per un breve periodo aderito ai Centristi per la Sicilia, seguendo la diaspora di Giampiero D’Alia per poi rientrare nei ranghi. A lui va la guida delle Attività produttive. La parabola più interessante l’ha segnata di certo Vincenzo Figuccia, ex Forza Italia che ha messo a segno tutti i tiri, da quando aveva lasciato il gruppo azzurro, alla fine della scorsa legislatura, per candidarsi con l’Udc, come capolista a Palermo e riuscire a conquistare un assessorato in barba a vecchi esponenti del partito, come Ester Bonafede o Margherita La Rocca Ruvolo, che ambivano ad entrare in giunta. A lui la delicatissima delega dell’Energia e dei Rifiuti, affidata dal precedente governatore Rosario Crocetta al magistrato Vania Contraffatto. 

Per i Popolari e autonomisti di Saverio Romano e Raffaele Lombardo entrano in squadra ben tre rappresentanti: Toto Cordaro avrà in mano il posto al Territorio e Ambiente. Cordaro, avvocato, ha più di una legislatura alle spalle come parlamentare regionale, già capogruppo all’Ars di Cantiere Popolare, la costola siciliana dei verdiniani di Ala, guidati alla Camera proprio dallo stesso Romano; Mariella Ippolito, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Caltanissetta e addirittura candidata con Rivoluzione civile di Ingroia alle Politiche del 2013, sarà destinata alla Famiglia e ai Servizi sociali; mentre l’ex rettore dell’ateneo palermitano Roberto Lagalla, considerato fuori quota (ecco spiegato il numero di tre esponenti in giunta nonostante la lista di autonomisti e popolari abbia preso il 7,8 per cento) condurrà la Formazione professionale, delega che egli aveva annunciato subito di non gradire mentre avrebbe aspirato alla Sanità, il posto che aveva occupato con il governo Cuffaro. 

Un assessorato di primo piano come il Turismo al neofita Sandro Pappalardo, colonnello e vice presidente del Cocer, organo di rappresentanza dell’esercito italiano. Pappalardo, in quota Fratelli d’Italia, si era candidato alle elezioni europee nel 2014. Il suo nome è stato frutto di una scelta che ha voluto privilegiare in squadra un esponente della provincia di Catania, dove si erano riportati più voti di lista delle altre province alle regionali. Quest’ultimo passaggio lascia fuori i salviniani dalla giunta di Musumeci, la maggioranza si troverà dunque, come annunciato dal coordinatore di Noi con Salvini Angelo Attaguile, un deputato in meno all’Ars per il voto sulla presidenza, a meno che nelle prossime ore non si arrivi ad un’intesa, come interessa al coordinatore azzurro Miccichè, per ottenere lo scranno più alto. Intanto Salvini ha tagliato corto: «Prendiamo atto che non abbiamo chiesto niente a nessuno – ha commentato ai microfoni di Radio Capital -. Musumeci è valido, onesto, sono contento abbia vinto. Se hanno ritenuto di preferire per la giunta gli uomini di Lombardo e Cuffaro, lasciando fuori noi, mi hanno fatto un favore. Se nella squadra si è preferito il vecchio al nuovo, il nuovo sta alla finestra». 


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