In questa storia ci sono dati certi e alcuni dubbi. Un dato certo e' che e' stato prodotto un danno erariale ingentissimo sul quale indaghera' la corte dei conti. Potrebbero esserci anche fatti penalmente rilevanti. Lo strano comunicato di legambiente sicilia che 'assolve' un politico e un burocrate. Sullo sfondo potrebbe profilarsi anche la 'privatizzazione' delle aree boscate bruciate?
Che cosa si nasconde dietro il fuoco che nei giorni scorsi ha distrutto i boschi di mezza Sicilia?
IN QUESTA STORIA CI SONO DATI CERTI E ALCUNI DUBBI. UN DATO CERTO E’ CHE E’ STATO PRODOTTO UN DANNO ERARIALE INGENTISSIMO SUL QUALE INDAGHERA’ LA CORTE DEI CONTI. POTREBBERO ESSERCI ANCHE FATTI PENALMENTE RILEVANTI. LO STRANO COMUNICATO DI LEGAMBIENTE SICILIA CHE ‘ASSOLVE’ UN POLITICO E UN BUROCRATE. SULLO SFONDO POTREBBE PROFILARSI ANCHE LA ‘PRIVATIZZAZIONE’ DELLE AREE BOSCATE BRUCIATE?
Quello che sta succedendo in queste ore è molto strano. I boschi di mezza Sicilia sono andati in fiamme con il dubbio che ci possano essere responsabilità del Governo regionale. Dopo di che registriamo una presa di posizione di Legambiente Sicilia piuttosto opinabile. E, quasi contestualmente, il ritiro di una circolare contestata che, sulla scorta di un parere del Consiglio di giustizia amministrativa, avrebbe introdotto una sanatoria edilizia – anche se nel rispetto di certe condizioni – nelle aree sottoposte a vincolo.
Noi, ieri, abbiamo commentato positivamente il ritiro della circolare sulla sanatoria edilizia nelle aree vincolate da parte dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente, Mariarita Sgarlata. Ma questo non fa venire meno le responsabilità dello stesso assessore Sgarlata e, in generale del Governo regionale, in ordine agli incendi che hanno funestato nei giorni scorsi la Sicilia.
Noi – per entrare subito nel merito – non la pensiamo affatto come Legambiente Sicilia, che non ci è sembrata particolarmente attenta, lo scorso anno, con la legge Finanziaria regionale (e non con una legge ad hoc come sarebbe stato opportuno, visto la delicatezza della materia!), si avviava una riforma cervellotica del settore forestale, incasinando fino all’inverosimile l’attività antincendio e impoverendo l’Azienda Foreste Demaniali della Regione siciliana. Il tutto per far sparire la parola “Foreste”.
Ricordiamo ancora la battuta piuttosto infelice dell’allora assessore alle Risorse agricole, Dario Cartabellotta, che ironizzava sul fatto che in Sicilia si usavano le parole “Foreste” e “Forestale” in assenza di foreste.
L’ex assessore Cartabellotta sarà anche agronomo, ma evidentemente, oltre a giocare con le parole, dimentica che in Sicilia – prima degli incendi dei giorni scorsi – c’erano (e in parte ancora ci sono) migliaia di ettari di superficie boscata.
Certo, rispetto al lavoro fatto in tanti anni – chi scrive ricorda ancora le lezioni del professore Giuseppe Asciuto, docente di Economia montana e forestale presso la facoltà di Agraria di Palermo – la Sicilia avrebbe dovuto avere più boschi di quanti ce ne sono oggi (anzi: di quanti ce n’erano prima degli incendi di qualche giorno fa).
Ma i boschi, nonostante tutto, in Sicilia non mancano: le Madonie, i Peloritani, i Nebrodi, l’Etna, i monti Sicani e altre aree verdi sparse qua e là nella nostra Isola. Per non parlare di tutte le zone rimboschite dalla meritoria attività dell’Azienda Foreste Demaniali della Regione siciliana, una realtà che gli ultimi due Governi regionali hanno rovinato con scelte amministrative sbagliate (la parola sarebbe un’altra, ma vogliamo evitare querele…).
In questo scenario è arrivata la dichiarazione di Legambiente Sicilia, che ha inviato un esposto alla Corte dei Conti.
Dietro la distruzione dei boschi di Palermo – scrive Legambiente Sicilia – cè lo scandalo delle tute da sanificare, degli appalti per le attrezzature, del mancato utilizzo delle autobotti e degli operai.
Dinnanzi al ripetersi di notizie sui ritardi da parte della Regione nel noleggio degli elicotteri, come causa del disastro degli incendi – prosegue la nota – Legambiente si dissocia da tali semplificazioni ed esprime solidarietà allassessore regionale al Territorio ed al Comandante del Corpo forestale. Un elicottero non serve a nulla se non ci sono le squadre a terra, dichiara Angelo Dimarca, responsabile del Dipartimento Conservazione Natura di Legambiente Sicilia.
Con questi allarmismi – aggiunge – si distoglie lattenzione da problemi e responsabilità più seri. Gli incendi che da tre giorni hanno distrutto i boschi di Palermo sono legati allo scandalo degli operai assunti, ma non inviati ad operare per assenza di dispositivi di protezione individuale e di attrezzature. Addirittura le tute ignifughe devono essere in parte acquistate ed in parte sanificate, ricucite e sottoposte a trattamento antibatterico. E le tute utilizzate dagli stessi operai lo scorso anno erano tutte inutilizzabili? Dove sono finite tutte le attrezzature?.
Legambiente chiede se queste procedure siano state adottate negli scorsi anni, se questanno sono state adottate solo a Palermo o in tutte le altre province (dove però le squadre antincendio hanno cominciato ad operare prima).
Noi non escludiamo che le ragioni addotte da Legambiente Sicilia siano vere. Ma non comprendiamo a che titolo Legambiente ‘assolva’ l’assessore Sgarlata e il Comandante del Corpo Forestale. Forse queste ‘assoluzioni’ dovrebbero essere lasciate al giudizio della magistratura ordinaria e della Corte dei Conti.
In questo senso – e visto in questa luce – il ritiro della circolare sulla sanatoria nelle aree vincolate, da parte dell’assessore Sgarlata, resta un atto importante, ma associato ad un contesto carico di dubbi piuttosto negativi.
A nostro modesto avviso, dietro gli incendi dei giorni scorsi si ravvisa un concorso di cause che, ne siamo certi, saranno all’attenzione della magistratura ordinaria e della Corte dei Conti.
Il primo elemento – lo ribadiamo – è la già citata legge Finanziaria regionale dello scorso anno. Un provvedimento che ha creato un inestricabile groviglio di competenze (o di incompetenze?) che hanno incasinato l’Azienda Foreste Demaniali della Regione, il Corpo Forestale e, in ultima analisi, le attività antincendio.
La politica siciliana ha combinato tutto questo casino e, guarda caso, registriamo il solito tentativo di scaricare tutta la responsabilità sugli operai della Forestale, dipinti, come al solito, come piromani. Facendo finta di ignorare che, in buona parte, le vittime di questa mostruosità messa in piedi dall’attuale Governo regionale sono proprio, in massima parte, i lavoratori di questo settore, che sono stati penalizzati.
Ricordiamo, a chi l’avesse dimenticato, che da un mese a questa parte e forse più, in Sicilia, per l’avviamento dei lavoratori forestali, sono state applicate due leggi diverse: una dello scorso anno e una di quest’anno.
Proprio il nostro giornale, nelle scorse settimane, ha riportato una storia piuttosto bizzarra: con la dirigente generale del dipartimento Lavoro, Anna Rosa Corsello, che in una nota ufficiale, invita gli uffici ad applicare la norma di quest’anno; mentre alcuni uffici – e tra questi, se non ricordiamo male, quello di Palermo – ne applicano un’altra!
Il tutto con una polemica politica – arrivata sui banchi dell’Ars – dove si stigmatizza la graduatoria unica (leggere l’applicazione della legge di quest’anno). Per poi scoprire che, con la legge di quest’anno, alcune organizzazioni sindacali perdono un sacco di soldi, mentre con la vecchia legge continuano a incassare questi soldi detraendoli ai lavoratori.
In questa storia ci sono due dichiarazioni – una più strana dell’altra – del presidente della Regione, Rosario Crocetta.
Il governatore sottolinea la presenza degli incendi in assenza degli elicotteri antincendio: considerazioni, a nostro avviso, ovvia, perché in assenza degli elicotteri antincendio e in presenza di particolari condizioni – che più avanti descriveremo – gli incendi dei boschi non possono che essere la conseguenza logica (anche se a giocare ci sono altri fattori).
Lo stesso Crocetta parla di analisi sull’andamento degli incendi in Sicilia – che l’anno scorso erano stati contenuti – tali da far pensare alla possibilità di risparmiare risorse finanziarie.
Al di là delle considerazioni del presidente della Regione, anche questa storia degli elicotteri è strana e andrebbe approfondita.
Ma l’elemento che, sempre a nostro modesto avviso, andrebbe esaminato con grande attenzione è legato ai ritardi con i quali sono state messe in atto – ammesso e non concesso che siano state messe in atto – le attività di prevenzione degli incendi.
Chi oggi parla di piromani o d’altro, probabilmente per cercare di tutelare gli errori gravi commessi da qualcuno, dimentica che i boschi, senza l’attività di prevenzione del fuoco, diventano facile preda delle fiamme.
Se il sottobosco è ripulito, se sono stati realizzati i viali parafuoco e, in generale, tutte le attività di prevenzione degli incendi, lo Scirocco e i ‘presunti’ piromani possono dare vita alle fiamme: ma il fuoco incontrerà una certa difficoltà e, in ogni caso, avrà una velocità di diffusione piuttosto lenta.
Viceversa, senza gli interventi di prevenzione degli incendi, lo Scirocco e chi provoca il fuoco casualmente o dolosamente possono dare vita a scenari tremendi, perché le fiamme si propagheranno a velocità incredibile: che è, guarda caso, quello che è avvenuto nei giorni scorsi in Sicilia.
Noi ritorniamo sulle responsabilità di quanto è accaduto nei giorni scorsi: le responsabilità degli eventuali piromani, che debbono essere ancora provate; e le responsabilità di chi avrebbe dovuto gestire con oculatezza i boschi della Sicilia e non l’ha fatto. Tenendo anche presente che il ruolo di eventuali piromani – ripetiamo: ancora da provare – sarebbe stato molto facilitato dai ritardi, o forse dall’assenza di opere di prevenzione degli incendi.
L’ex assessore Cartabellotta si sente ‘incolpevole’ rispetto a tutto quello che è avvenuto? Considera la ‘sua’ legge di ‘riforma’ intelligente? L’ex assessore Mariella Lo Bello non sa nulla di questa storia? E l’attuale assessore regionale al Territorio e Ambiente, Mariarita Sgarlata, benché nuova del settore, non faceva parte della vecchia Giunta regionale? Il dirigente generale Vincenzo Di Rosa pensa di aver fatto tutto il possibile? Il dottore Pietro Lo Monaco che ne pensa?
In questa brutta storia, forse, l’unico che esentiamo dai nostri dubbi è l’attuale assessore alle Risorse agricole, Paolo Ezechia Reale, che ha trovato la ‘minestra impiattata’ e che, forse, ha fatto un po’ di casino nell’avviamento dei lavoratori tra vecchia e nuova legge: non per sua volontà – supponiamo – ma perché strattonato dalla solita politica siciliana ‘truffalda’ che doveva favorire alcuni lavoratori e penalizzarne altri.
Quello che vogliamo dire è che, in questa storia – al di là degli aspetti penalmente rilevanti dei quali si occuperà la magistratura – si è consumato un immane danno erariale che qualcuno dovrà pagare.
Qui arriviamo al punto della questione. Anzi, ai due punti della questione. Il primo punto sarà l’individuazione di chi ha incasinato tutto, creando i presupposti per fare ‘inghiottire’ ettari ed ettari di boschi siciliani dalle fiamme.
Il secondo punto è un po’ oscuro e frutto di un retro-pensiero. La Regione siciliana, oggi, non è in grado di effettuare un’ampia opera di rimboschimento. Perché l’Azienda Foreste Demaniali della Regione, guarda caso!, è stata massacrata da una legge sbagliata. E, soprattutto, perché non ci sono soldi.
Noi sappiamo che la legge impedisce speculazioni sui terreni colpiti da incendi. Ma la legge non impedisce di darli in gestione ai privati.
Siamo matti? Può darsi. Ci sono dubbi sul fatto che si stia provando a privatizzare la Formazione professionale in Sicilia? Ci sono dubbi sul fatto che sia in corso il tentativo di privatizzare la gestione dei beni culturali? Ci sono dubbi sul fatto che si sta provando a privatizzare la gestione degli aeroporti di Palermo, Catania, Trapani e Comiso? Ci sono dubbi sul fatto che si stia provando a privatizzare l’Ast, Azienda siciliana trasporti, eliminando il personale in accesso, magari adandogli le tratte più lucrose o, forse – dopo la privatizzazione – la gestione di qualche nominato aeroporto dell’Isola?
Tutto ciò rilevato e considerato, perché dovremmo stupirci se, dopo questi incendi, ‘qualcuno’ ci verrà a dire che certi privati sarebbero disposti a rimboschire le aree boscate colpite dal fuoco, venendo incontro a una Regione in difficoltà finanziarie, a patto che alcune ‘strisce’ vengano utilizzate in modo ‘diverso’?
Siamo matti? Speriamo di essere smentiti…