Mentre dal Comune il vicensindaco Marino riferisce che si sta ancora lavorando per l'applicazione delle misure previste dal decreto legislativo 222/2016, il presidente della Commissione attività produttive sottolinea che si è in attesa del parere dell'avvocatura. Intanto il presidente della Prima Circoscrizione chiede di definire le tutele
Centro storico, ancora incerti i tempi per regole anti-suq «Serve fare chiarezza per residenti e chi vuole investire»
«Ci stiamo lavorando, speriamo che i tempi siano brevi». Risponde così il vicesindaco e assessore allo Sviluppo economico Sergio Marino in merito all’applicazione anche a Palermo delle misure previste dal decreto legislativo 222/2016, secondo cui il Comune «può adottare deliberazioni volte a delimitare aree aventi particolare valore in cui è vietato o limitato l’esercizio di una o più attività se non compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale». Misure utili alla salvaguardia di botteghe, artigianato e antichi mestieri. Ma ad essere interessate dalle nuove regole non saranno tutte le aree del centro ma solo quelle a carattere storico-monumentale: «Aspettiamo ancora il parere dell’avvocatura comunale ma il provvedimento riguarderà con tutta probabilità il percorso Unesco e tutte le zone dove già sono presenti diversi locali per evitare di gravare ancora di più sulla tranquillità dei residenti. È chiaro che si interverrà anche sui mercati storici», spiega il presidente della Commissione attività produttive Ottavio Zacco. Mentre su zone come quella di piazza Rivoluzione «l’assessore e la commissione stanno ancora ragionando – sottolinea Zacco – in attesa del responso dei legali. Una volta ottenuto questo cercheremo di capire dove applicare il provvedimento. Ci sono delle zone già sature ovviamente e ritengo che queste misure siano non solo utili ma indispensabili».
Come denunciato da più parti, organizzazioni di categoria, associazioni di residenti e imprenditori come Cassaro D’Amare, una vasta area del centro storico della città di Palermo si sta trasformando in una specie di suq e anche in un’ottica legata allo sviluppo del turismo l’applicazione di queste misure a tutela di mestieri e botteghe storiche diventa strategica. Sorgono come funghi da un po’ di tempo a questa parte quasi esclusivamente attività del comparto Food and Beverage e questa tendenza pare non volersi arrestare. Un dato che era stato portato più volte all’attenzione del Comune oltre che dalle organizzazioni e le associazioni anche dai rappresentanti delle istituzioni sul territorio come il presidente della Prima Circoscrizone Massimo Castiglia. Da diversi mesi si attende il parere dell’avvocatura e adesso i tempi stringono: «Bisogna fare chiarezza immediata sia nei confronti di chi vive nel centro storico – afferma Castiglia – e si trova in difficoltà in merito allo sviluppo in alcune aree, senza regole, di locali notturni, sia nei confronti di chi investe e vuole aprire delle attività visto che domani potrebbero cambiare le regole. Penso a tutti quei giovani che stanno portando avanti ad esempio i progetti con il bando Resto al Sud. Chi ha intenzione ad esempio di aprire un caffè in una determinata area potrebbe scontrarsi con le tutele che dovrebbero entrare in vigore. Condivido l’impostazione dell’amministrazione comunale ma chiedo che i tempi siano molto più brevi».
Recentemente il consigliere della prima circoscrizione Fabrizio Brancato, supportato dai consiglieri Comunali di Sinistra Comune, ha lanciato una proposta di deliberazione all’amministrazione comunale per fermare il sorgere in quelle zone di «un centro commerciale a cielo aperto» e rilanciare le botteghe. Una proposta fatta direttamente al sindaco Orlando. Il documento è stato approvato e sottoscritto all’unanimità dal consiglio di Circoscrizione. «Con la proposta di deliberazione vogliamo tutelare l’identità storica del centro della città, con il suo enorme patrimonio artistico e monumentale da riqualificare e valorizzare», spiega Brancato, chiedendo ancora una volta l’applicazione della legge secondo il decreto legislativo 222/2016.