Centrale unica, sospesa una gara da 31,7 milioni Scontro su esternalizzazione del servizio informatico

Stop a un bando da 31,7 milioni di euro per la gestione della piattaforma informatica della Centrale unica di committenza della Regione Sicilia. La gara è stata sospesa il 3 aprile. Ed è l’ultima puntata dello scontro che si sta consumando tra il governatore Rosario Crocetta e l’assessorato all’Economia sulla delicatissima vicenda dell’organo, nato nel 2015, che deve gestire tutti gli appalti della Regione. 

La Centrale unica di committenza ha in mano appalti per 6 miliardi di euro. Dalla fornitura di aghi e siringhe per le Aziende sanitarie della Regione Siciliana (29 milioni di euro) a quella delle medicazioni generali (32 milioni), passando per i pannoloni (gara da 114 milioni) e per il servizio di ritiro, trasporto e smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi e non pericolosi prodotti dalle strutture sanitarie (24,5 milioni), per finire con il materiale di cancelleria (3,5 milioni). Per citare solo i bandi in corso. Due di questi, nell’ultimo mese, sono stati bloccati. Il primo, lo scorso 20 marzo, riguarda l’affidamento dei servizi di pulizia nelle strutture sanitarie di tutta la Sicilia. Un appalto gigantesco, da 355 milioni di euro, diviso in cinque lotti. In questo caso il Consiglio di giustizia amministrativo, dando ragione alle piccole e medie imprese, riunite nella Fnip, lo ha sospeso ritenendo che favorisse i colossi del settore, a danno dei piccoli. 

È la tesi sostenuta anche da Crocetta e che ha portato allo scontro con il suo assessore all’Economia, Alessandro Baccei, anche rispetto ad alcune consulenze di quest’ultimo. «È un danno incalcolabile per la Sicilia – ha detto il presidente qualche settimana fa – per tutti i siciliani, le imprese e i disoccupati. Il sistema Consip (cioè il modello di centralizzare gli appalti ndr), in atto, viene utilizzato per spostare risorse della Sicilia e del Mezzogiorno, a favore delle grandi imprese del centro-nord, a favore di gruppi monopolistici, danneggiando le piccole e medie imprese. Lo scontro di questi giorni non è un affare ideologico e neppure politico. È la battaglia di un presidente della Regione che vuole difendere gli interessi della Sicilia e non vuole che questa regione venga impoverita. Su queste cose io chiedo un dibattito pubblico e soprattutto la revisione a 360 gradi delle linee di politica economica».

Oggi si mette un altro tassello di questa battaglia. L’avvocato Fabio Damiani, dal marzo 2016 alla guida della Centrale unica di committenza, blocca il bando per l’affidamento della gestione dei servizi per la piattaforma informatica. Si tratta del servizio per la gestione delle procedure telematiche di acquisto di beni e servizi della centrale unica, attraverso la realizzazione di una piattaforma informatica, da gestire e tenere aggiornata nel tempo. In più si aggiunge l’assistenza tecnica (help desk) a tutti gli utenti della piattaforma (gli operatori della centrale unica, le amministrazioni regionali e locali e le imprese).

In questo caso lo stop non arriva a seguito di una decisione della magistratura, ma di altri due fattori. In primo luogo quello che lo stesso Damiani definisce «il dibattito sorto all’interno delle istituzioni regionali dopo la pubblicazione del bando». Dall’altra parte si guarda all’imminente approvazione della riforma del codice degli appalti che potrebbe entrare in contrasto con lo stesso bando. Il dirigente cita infine «la corrispondenza intercorsa tra Sicilia E-Servizi (la partecipata della regione che si occupa dei servizi informatici ndr) e l’assessorato all’Economia». Tutti elementi che «rendono necessaria un’attività di verifica della procedura».

Al centro dello scontro c’è proprio l’esternalizzazione a un privato della gestione della piattaforma informatica per la Centrale unica. Antonio Ingroia – amministratore di Sicilia E-Servizi, nel frattempo diventata Sicilia Digitale – ha sostenuto, sia pubblicamente che in una fitta corrispondenza con l’assessorato, che la partecipata abbia le professionalità per gestire il servizio e la capacità di farlo a un prezzo decisamente inferiore rispetto a quello di un privato. E sottolineando come nessuno, durante la stesura del bando, avesse chiesto il suo parere. 

Baccei ha risposto mettendo in dubbio le possibilità della partecipata, a causa dell’uso di una piattaforma desueta e del poco personale, non incrementabile a causa del blocco delle assunzioni. Ostacoli che, per Ingroia, sono invece superabili con la creazione di una nuova piattaforma, a costi comunque inferiori rispetto a quelli previsti dal bando, e con l’uso di personale, adeguatamente formato, attualmente in forza ad altre partecipate della Regione. Precisando come, nella fase iniziale, si possa contare sull’aiuto di società pubbliche che in altre Regioni fanno lo stesso servizio, a cominciare da quella della Val d’Aosta che avrebbe dato già la sua disponibilità. Una posizione fatta propria anche dal governatore Crocetta. Spetterà adesso a chi presiede la Centrale unica verificarne la fattibilità. 


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