Cemento, terra, piante, rifiuti. Sopra e dentro i tombini c'è di tutto. «Stiamo provvedendo alla pulizia», dice l'assessore Arcidiacono senza tempi certi. «Serve visione nuova del problema e della gestione della città», spiega il professore Enrico Foti. Guarda le foto
Catania sarebbe pronta ad affrontare un nubifragio? Esperto: «Soluzione potrebbero essere i tetti verdi»
Sigillati con il cemento, tappati con la terra, coperti dalle foglie o dai rifiuti lasciati per strada, trasformati in vasi per le piante spontanee che li fanno sembrare delle istallazioni artistiche. In ogni caso, i tombini catanesi non sarebbero pronti a fare il proprio dovere in caso di una forte pioggia come quella che si è abbattuta sabato sui territori di Scordia e Ramacca o, peggio ancora, in caso di un nubifragio come quello palermitano. «Stiamo provvedendo alla pulizia e allo sturaggio dei tombini», risponde a MeridioNews l’assessore alle Manutenzioni Giuseppe Arcidiacono, senza però sapere dare dei tempi precisi.
«Ne abbiamo anche ordinati di nuovi – prosegue – perché molti sono rotti e più di un centinaio sono stati rubati. Ho chiesto che vengano acquistati con urgenza ma – sottolinea Arcidiacono – fare spese non è facile per un ente in dissesto. Penso, comunque, che arriveranno presto». Potrebbe già essere tardi se prima arrivasse l’apocalisse che ha colpito Palermo (o anche meno). «Io spero che non arrivi», risponde l’assessore. Strade che si trasformano in fiumi non sono immagini inedite anche per il capoluogo etneo. «La manutenzione delle caditoie aiuterebbe molto – spiega a MeridioNews Enrico Foti, il direttore del dipartimento di Ingegneria civile e ambientale e professore ordinario di idraulica dell’Università di Catania – Anche se, comunque, non sono opere dimensionate per fenomeni così intensi».
Importanti opere di mitigazione per il capoluogo etneo, in realtà, sarebbero già state previste da decenni «ma – ricorda Foti – i canali di gronda non sono attivati e il collettore non è del tutto collegato». Precondizioni fondamentali per fare fronte alla questione dei cambiamenti climatici per cui fenomeni eccezionali rischiano di avvenire con maggiore frequenza e maggiore intensità. Specie in alcune aree della Sicilia che sono più soggette e, tra queste, c’è anche il territorio attorno all’Etna. «Per questo bisogna avere una visione nuova del problema e dell’organizzazione delle città», fa notare il professore.
L’obiettivo per evitare che la pioggia diventi apocalisse è favorire l’assorbimento delle acque ed evitare di contribuire al ruscellamento superficiale (che è il motivo per cui le strade si trasformano in fiumi). «La cementificazione non permette all’acqua di essere assorbita e infiltrarsi e fa aumentare lo scorrimento superficiale», analizza Foti che, nello stesso tempo, ha anche delle soluzioni: «Basterebbe rendere le superfici il più possibile assorbenti – suggerisce – a partire dai parcheggi e dai tetti. Non solo utilizzando pavimentazioni che consentano l’assorbimento ma anche con una delle tecniche più evolute che – spiega – è quella dei tetti verdi». Superfici della parte più alta dei palazzi ricoperti di vegetazione. A Catania un esempio esiste già ed è sul tetto dell’edificio delle aule della cittadella universitaria.