Catania capitale del libro 2023? Il Comune ci prova Libraia: «Servono progetti che abituino alla lettura»

Catania capitale italiana del libro 2023? Il Comune lavora alla candidatura della città dell’Elefante per il prestigioso riconoscimento. Il primo passo, reso pubblico attraverso una proposta di delibera, è arrivato tramite una seduta di giunta e degli uffici preposti in cui l’assessora alla Cultura Cinzia Torrisi ha manifestato ai colleghi la volontà di voler candidare Catania al conseguimento del titolo indetto dal ministero. «Il Comune – riporta il documento – attraverso la direzione Cultura ha posto in essere tutte le iniziative utili alla candidatura, con particolare riferimento al Patto locale per la lettura, nel triennio 2020-2022». L’amministrazione, dunque, ritiene di aver dato seguito alle linee guida fornite dal governo nei tre anni appena trascorsi e si candida a Città del libro, forte del «buon esito» del progetto Città che legge del 2019, finanziato dal centro Cepell (Centro per il libro e la lettura), «che ha valorizzato i servizi della città di Catania e, specificatamente quelli del sistema bibliotecario in merito alla funzione culturale e interculturale delle biblioteche di pubblica lettura».

Il riconoscimento «per la promozione e il sostegno alla lettura» è stato istituito dal Consiglio dei ministri nel 2020. La città riconosciuta Capitale del libro riceverà fino a 500mila euro finanziati dalla direzione generale Biblioteche e diritto d’autore – che arriveranno in due tranche, entro il 31 marzo e il 31 luglio del 2023 – con cui si potranno finanziare i progetti contenuti in un dossier da presentare al ministero per i Beni e le attività culturali. La candidatura dovrà contenere il progetto culturale, comprensivo del cronoprogramma delle attività previste, della durata di un anno, nonché il dettaglio degli interventi programmati, che possono prevedere: interventi strutturali e quote da destinare all’acquisto di libri per le iniziative che incentivino la lettura. In più, dovranno essere destinate alla formazione degli operatori della filiera del libro e delle istituzioni, acquisto o noleggio di attrezzature informatiche e indicare le iniziative con particolare riferimento ai Patti locali per la lettura che il Comune ha svolto nel triennio 2020-2022. Tutto questo dovrà essere monitorato da un soggetto che dovrà occuparsi dell’attuazione delle iniziative.

I dossier presentati dai Comuni saranno valutati da cinque esperti del settore della cultura e dell’editoria. Saranno dieci i progetti finalisti. Successivamente, la Capitale italiana del libro dovrà presentare un rapporto entro il 31 maggio 2023 utile a ricevere la seconda tranche e una relazione finale entro il 31 marzo 2024 dove dovrà dare conto dei risultati raggiunti: entrambi i documenti saranno trasmessi al Centro per il libro e la lettura. Catania, dunque, così come gli altri Comuni interessati, dovrà inviare tutta la documentazione entro due mesi dalla pubblicazione dell’avviso. Ecco il motivo dell’atto di indirizzo della proposta avanzata dalla giunta. «La direzione Cultura – riporta il documento di palazzo degli Elefanti – sta elaborando un progetto culturale e un dossier di candidatura come indicato dal bando». Non si conosce nel dettaglio il progetto che vorrebbe presentare la giunta, ma la notizia della candidatura e di un possibile riconoscimento potrebbe favorire le attività librarie e la lettura nel capoluogo etneo. Ma a dispetto di quanto annunciato dall’amministrazione, secondo Maria Carmela Sciacca, che insieme alla sorella Angelica è proprietaria della libreria Vicolo Stretto e della legatoria Prampolini, le attività svolte finora dal Comune in tal senso non sembrano proprio essere state efficaci.

«Non conosco e non so quale tipologia di progetto Catania abbia presentato per candidarsi a Capitale del libro, ma non posso essere che contenta, da imprenditrice del settore e catanese. Allo stesso tempo mi chiedo pure quali siano le reali intenzioni e le volontà dell’amministrazione. Come saranno investite le somme che arriveranno da un eventuale riconoscimento? C’é una visione collettiva che sappia coinvolgere sia i singoli che le associazioni presenti sul territorio per fare di Catania capitale del libro? Quale giunta e chi presenterà questo progetto di candidatura?». Sciacca prende come riferimento Il maggio dei libri, la manifestazione a cui ha aderito il Comune di Catania incentrata sul libro e che mira a coinvolgere tutte le librerie e i cittadini. «Se l’amministrazione con questa candidatura ha la volontà di organizzare un cartellone con delle presentazioni – osserva Sciacca – tanto vale che a gestirla saranno i privati. Se invece, attraverso questa iniziativa, si ha la vera intenzione di mettere in campo attività che diano strumenti con cui aiutare i i ragazzi ad accedere ai luoghi e processi culturali, allora, finalmente, si potrebbe segnare un cambio di passo. Non è una cosa facile: ci vuole costanza e allenamento».

I libri e la lettura a Catania approdano anche in contesti sociali delicati, nelle periferie, grazie a volontari e associazioni. «Ci sono moltissimi ragazzi delle periferie che vivono situazioni difficili che partecipano alle manifestazioni che si fanno in centro – prosegue – Capita spesso, però, che il loro coinvolgimento e desiderio di apprendere si spegnino non appena ritornano nei quartieri, perché non ci sono i luoghi per alimentare questa propensione alla lettura. Chi ci amministra ha il compito di accompagnare questi desideri. Devo dire – ammette Sciacca – che ci si aspettava di più dall’assessorato alla Cultura. Ma, qualora il Comune avesse un progetto chiaro e dovesse chiedere il nostro supporto, noi saremmo contenti di dare una mano». Prendendo anche spunto dalla riflessione che aveva posto il linguista Tullio De Mauro, secondo cui la poca diffusione e abitudine alla lettura rischia di creare generazioni che fanno fatica a comprendere un testo scritto di una pagina, Sciacca fa notare come «l’abitudine alla lettura non è una roba scontata – conclude – è qualcosa di impegnativo che ha bisogno di rientrare nelle attività quotidiane dei ragazzi attraverso strumenti concreti e attività. Per fare tutto ciò basta avere una visione chiara e un dialogo aperto. Per questo noi siamo sempre pronti al confronto».


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