La modifica dello Statuto del Comune prevedeva il possibile aumento fino a sei componenti della giunta comunale, ma è stato rigettato dall'assemblea con il voto delle opposizioni e del gruppo L'Altra Carini, che sostiene l'amministrazione Monteleone
Carini, proposto aumento numero di assessori Emendamento bocciato, maggioranza si spacca
Spaccatura a Carini nella maggioranza in Consiglio comunale durante la seduta in cui si discuteva il nuovo statuto del Comune. A innescare la miccia è stato un emendamento presentato dal Partito democratico che prevedeva l’aumento degli assessori che compongono la giunta, che oggi sono quattro e che secondo il documento si sarebbero potuti aumentare fino a sei. Una predisposizione che non è andata giù ai tre componenti del gruppo L’altra Carini, Alessandro Gambino, Vito Bortiglio e Vita Tranchina. «C’è una questione politica di fondo», dice il capogruppo Gambino. «Da poco è stato dichiarato il dissesto del Comune, abbiamo ritenuto inopportuno, in questa fase, votare un emendamento che comportava un aumento della spesa. Riteniamo ci siano altre emergenze».
Ma non è l’unica obiezione che L’altra Carini ha avanzato in Consiglio: «La legge» spiega ancora Gambino «prevede che il numero dei componenti della governo della città non possa essere superiore al venti per cento del numero dei consiglieri comunali, oggi in numero di trenta. La previsione si sarebbe andata a scontrare con la normativa introdotta dalla legge Delrio, che prevede, dalla prossima consiliatura, la riduzione del numero dei componenti dell’assemblea, ridotti a 24: sarebbe stata superata la percentuale del venti per cento».
A replicare alle osservazioni di Gambino è Francesco Palazzolo, consigliere in quota Pd: «Il nostro gruppo aveva annunciato la presentazione di una mozione per contrastare il problema economico del Comune in relazione all’aumento dei componenti della giunta. Avevamo manifestato la volontà di aumentare il numero di assessori per gestire meglio le deleghe, ma al contempo far sì che non percepissero alcuna indennità. Inoltre avremmo preso in considerazione la possibilità di estendere all’intera giunta questa misura o comunque introdurre una riduzione dei compensi. Infine, il Pd ha protocollato una richiesta che prevede la riduzione dell’ottanta per cento del gettone di presenza dei consiglieri e del presidnete del consiglio che comporterebbe una riduzione dei costi della politica di 30 mila euro all’anno. Non ci sarebbe nessun aumento delle spesa».
Sull’obiezione di carattere tecnico, Palazzolo ha una propria tesi: «A fronte di eventuali errori del testo dell’emendamento, vista l’oggettiva situazione normativa farraginosa, bisogna comunque considerare che gli uffici hanno dato parere tecnico favorevole e parere contabile a condizione» (appunto, quella dell’assenza di aumento di spesa per l’amministrazione, ndr).
Uno scontro interno alla maggioranza che potrebbe riservare strascichi? «Sicuramente sarà necessaria una verifica di maggioranza – dice Gambino – L’auspicio è che si possa continuare con la realizzazione del programma elettorale». Più critico il giudizio di Palazzolo: «C’è stata una spaccatura tra i consiglieri ed è chiaro che questo si potrebbe ripercuotere sui rapporti con la giunta. Credo, però, che se c’è la volontà di continuare a lavorare insieme, di risolvere le problematiche politiche della coalizione in una sede diversa dal consiglio comunale, allora le cose potranno andare bene. Se invece si continua a prendere la distanza in pubblico dagli alleati e a risolvere le questioni nelle sedi non opportune, allora i rapporti potrebbero cominciare a incrinarsi in modo drammatico». L’esponente dem lancia comunque un messaggio di pace: «Auspico che si cominci a collaborare di nuovo tutti uniti per l’ente, che ha un sacco di problemi. C’è bisogno di unità».