Rugby, le Brigantesse per la prima volta in Serie A: «Per il periodo storico che stiamo vivendo è un gran segnale»

«Riscatto» è la parola chiave dei Briganti e delle Brigantesse. Librino, uno dei più popolosi quartieri di Catania in cui il campo San Teodoro è diventato casa e al contempo scudo dietro cui ripararsi dalle problematiche che affliggono la zona. In quella che, un tempo, sembrava la terra di nessuno adesso si canta vittoria. «Per la prima volta con la categoria femminile, siamo in Serie A» racconta a MeridioNews, ancora incredulo, il presidente Mirko Saraceno. Un traguardo che nasce da quello che, soltanto un anno e mezzo prima, si presentava come un semplice tentativo: la collaborazione tra le Brigantesse di Librino e le ragazze del Cus Catania. Due squadre, due identità diverse a confronto.

«Sembrava difficile – ammette Saraceno – perché si dovevano unire due mondi che fino a quel momento avevano seguito percorsi diversi. Adesso, se mi guardo indietro, mi emoziono al pensiero che non è stato così difficile come sembrava perché è stata raggiunta una grande intesa tra le due parti: è come se avessimo giocato da sempre insieme». Una testimonianza, quella di Saraceno, che arriva direttamente dal campo poiché, oltre a essere presidente dei Briganti, è anche allenatore delle ragazze che hanno debuttato in prima categoria. La squadra è composta da ragazze di un’età compresa tra i 18 e i 34 anni, anche se il target medio è di 23, come nel caso della capitana Gloria Mertoli. Doppia vittoria quella della Serie A: «Per il periodo storico che stiamo vivendo – ricorda Saraceno – far sì che siano le donne a emergere è un gran segnale».

Tante le sfide, ma tutte superate a testa alta. Infatti, riuscire a formare una squadra femminile e a portarla avanti è una missione in una terra difficile come la Sicilia, dove le partecipanti sono poche e spesso non viene raggiunto il numero adeguato per un team solido. Ma non solo. Dal 2006, anno in cui l’associazione Briganti è nata, tanti sono stati i problemi di ordine sociale. E non è un caso che sia stato scelto quel nome. «Librino – spiega il presidente – era visto come un quartiere periferico, abbandonato dalle istituzioni e dove i ragazzi intraprendono brutte strade. Con il nome Briganti abbiamo costruito e affermato un’identità, la nostra». Le dimostrazioni di queste affermazioni non sono tardate ad arrivare. La sede dei Briganti è stata protagonista di diversi atti vandalici nel corso del tempo. Solo per citarne alcuni: a gennaio del 2018 la Club House è stata colpita da un incendio, poi il pulmino della squadra bruciato pochi mesi dopo (a maggio del 2018). Alle fiamme si sono aggiunti anche i furti: nel 2020 una delle intrusioni in cui sono stati rubati diversi materiali, il 25 aprile del 2021 – in occasione dell’anniversario dalla nascita dei Briganti – l’ennesimo colpo messo a segno dai ladri. In quell’occasione il bilancio è stato molto negativo: oltre alla porta blindata, fatta a pezzi, erano stati rubati diversi oggetti rilevanti tra cui il defibrillatore. «Atti che hanno tentato di scoraggiarci – sottolinea Saraceno, presidente da quattro anni – ma da cui ci siamo sempre risollevati».

Guardando al futuro l’obiettivo dell’associazione è di svilupparsi ancora di più, rappresentando un supporto per il territorio, ma soprattutto incrementando la parte sportiva. Nella sede, infatti, le attività sono gratuite e non si pratica solo rugby. Si spazia dal doposcuola ai laboratori creativi e artistici. «Abbiamo creato una comunità che riesce a educare e, dunque, ad allontanare i più giovani dalle tentazioni della strada», prosegue Saraceno. Che non è solo il presidente e uno degli allenatori, ma è anche cresciuto con il rugby dentro la casa dei Briganti. Il ragazzo, ora 26enne, ha varcato la soglia della comunità librinese – che oggi conta 270 tesserati – a soli undici anni. «Non sono mai andato via – sottolinea il brigante è stato amore a prima vista».


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