Nell'isola sono tanti gli under 40 che hanno scelto di avviare la produzione di mandorle, ripristinando impianti dei nonni o dei genitori. Secondo i dati della Coldiretti Sicilia, in un anno è aumentato il numero di nuovi impianti con 32mila ettari di superficie
Boom mandorle siciliane, più consumi e produzione Storie di giovani che hanno investito sull’eccellenza
Presente da millenni sul territorio, il mandorlo ha trovato in Sicilia il suo habitat ideale grazie a condizioni pedoclimatiche adatte e metodi agricoli naturali. Pizzuta, Genco, Tuono, Ferragnes, Vinciatutti, Cavalera, Fascionello, Nivera, Don Pitrino, Giardinello, Romana sono le varietà più coltivate. Se Tuono e Vinciatutti sono solo alcune cultivar tipiche delle zone centromeridionali, la mandorla di Avola la cui denominazione comprende Pizzuta, Fascionello e Romana è dislocata nella zone sudorientali, tra Siracusa e Ragusa. Questa biodiversità rappresenta una ricchezza e un punto di forza della mandorlicoltura siciliana. Non a caso, negli ultimi anni, la mandorla nostrana sta diventando un prodotto sempre più richiesto sia in Italia che all’estero. Complici, soprattutto, le potenzialità nutraceutiche e salutistiche confermate dai nutrizionisti.
Alla bontà del mandorlo made in Sicily non hanno resistito neppure i reali della casa britannica, che per le loro nozze hanno optato per il classico confetto bianco prodotto con Pizzuta di Avola. «Una scelta azzeccata – ha commentato Antonio Scacco, presidente del Consorzio della Mandorla di Avola – che non poteva non cadere sulla Pizzuta conosciuta in tutto il mondo. Proprio per la forma piatta e allungata viene utilizzata nella confetteria e pasticceria di altissima qualità». Un prodotto di eccellenza che deve il suo successo ad alcuni fattori. «In primo luogo alla fioritura precoce che permette a questa cultivar di crescere solo in zone di marina e bassa collina, poi la raccolta manuale per abbacchiatura attraverso l’uso di canne e pertiche. E infine, l’assenza di aflatossine, specie fungine cancerogene, che penetrano nel guscio delle mandorle a causa delle condizioni in cui vengono prodotte quali clima umido, irrigazione forzata, raccolta meccanizzata tipiche della produzione californiana».
Tutte queste peculiarità fanno sì che la mandorla di Avola venga esportata in tutto il mondo: Italia, Francia, Germania, Belgio, America. «Nonostante tutto, – denuncia Scacco – stabilire stime certe sulla produzione annua risulta molto difficile perché non esiste un osservatorio sul comparto della frutta secca e in particolare sulla mandorlicoltura di tutta la Sicilia. Per questa ragione, abbiamo chiesto all’assessorato di istituire un tavolo tecnico».
«Il mandorlo sta vivendo una seconda giovinezza – dichiara con orgoglio Coldiretti Sicilia – Finalmente, dopo anni di crisi, assistiamo ad una ripresa. Negli ultimi cinque anni c’è stata una crescente utilizzazione dei terreni a mandorleti messi a cultura. In un anno, il numero di nuovi impianti è cresciuto fino a ricoprire una superficie di circa 32mila ettari». Anche le statistiche nazionali parlano chiaro: i consumi di frutta in guscio sono raddoppiati negli ultimi dieci anni, raggiungendo i tre chilogrammi all’anno a persona. Secondo la Coldiretti, se oggi le mandorle siciliane sono entrate nel novero dei prodotti alimentari più richiesti lo si deve sia ai benefici che comporta alla salute, i nutrizionisti consigliano un consumo quotidiano di 5/6 mandorle, che alla scelta di molti giovani agricoltori under 40 di avviare la produzione dei mandorleti ripristinando gli impianti dei nonni o dei genitori.
Da oltre cinquanta anni, la famiglia Parrinello coltiva con passione mandorleti, combinando sapientemente innovazione e tradizione. «La nostra azienda è frutto di tre generazioni», racconta il 35enne Salvatore Parrinello. Ad avviare l’attività nel lontano 1960 fu il nonno. Oggi l’azienda, sita nel cuore di Sommatino in provincia di Caltanissetta, conta un’estensione di 35 ettari di mandorleti con produzioni annue di circa 500 quintali. «Coltiviamo principalmente la varietà Tuono, dal sapore dolce e dalle spiccate proprietà organolettiche, adatta per i territori collinari dell’entroterra». Dopo la raccolta, effettuata alla fine di agosto, le mandorle private dal mallo ed essiccate, vengono trasformate in azienda in prodotti da commercializzare. Dalle sgusciate alle sfiziose da aperitivo fino ai croccantini, i prodotti di casa Parrinello sono molto richiesti. «Il 50 per cento – spiega il giovane – è destinato al mercato siciliano, l’altra metà, invece, va alla grande distribuzione del Nord d’Italia».
Alla guida delle aziende siciliane ci sono sempre più laureati spinti dalla voglia di mettersi in gioco e di reinventarsi. Stella, Samantha e Giuseppe Vetriolo sono tre giovani imprenditori 30enni di Barrafranca con la passione per la terra ereditata dal padre Calogero. Giuseppe da studente universitario di giurisprudenza ha finito per scommettere insieme alle due sorelle, laureate in giurisprudenza e pedagogia, nell’azienda di famiglia Convicinum, progettando moderni sistemi di produzione e nuovi impianti. «Secondo i dati del ministero delle politiche agricole – dice il giovane – i territori di Barrafranca e Pietraperzia sono tra i maggiori produttori di mandorle in Italia. Ma per potenziare la filiera della mandorla ennese bisogna uscire dall’individualismo e fare rete».
Ai tre fratelli si deve l’idea di recuperare e salvaguardare le varietà autoctone perché, spiega Giuseppe, «possiedono valori nutraceutici e proprietà organolettiche superiori rispetto a cultivar importate». Con l’impegno sono arrivate anche le prime soddisfazioni. «Della nostra produzione annua che si aggira dai 150 ai 400 quintali annui, il 90 per cento finisce in Italia mentre il restante 10 per cento arriva sui mercati esteri».