L’incontro lampo del ministro ieri sera ai cancelli di Termini non sembra aver fugato i timori sul futuro dei mille lavoratori. Restano i dubbi su un rilancio atteso da sette anni. Sindaco: «Quando definisce i suoi principali interlocutori dei prenditori è grave, credo si sia reso conto che si tratti di un bluff»
Blutec, dopo visita Di Maio i sindacati chiedono conferme Giunta: «Ritorno Fca un sogno, solo governo può riuscirci»
«Le affermazioni del ministro non mi hanno colto di sorpresa, ma una novità la leggo tra le sue parole: secondo me ha posato la Blutec». L’incontro lampo del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ieri sera con gli operai della Blutec di Termini Imerese non sembra aver fugato i timori sul progetto di rilancio industriale, dopo l’addio di Fiat nel 2011, mai realmente decollato. Anzi, nonostante la promessa ufficiale di un impegno preciso del governo – che ha chiamato Fca «alle sue responsabilità» – e il rinnovo degli ammortizzatori sociali, rimangono forti i timori per un migliaio di operai (tra 700 operai ex Fiat e 300 dell’indotto), soprattutto sulla soildità di Blutec, come sottolinea il sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta. C’è il timore, infatti, che l’azienda non possa far fronte da un lato al piano di rientro per la restituzione dei capitali ricevuti da Invitalia – sui cui peraltro sta indagando la Procura termitana -, dall’altro al nuovo piano industriale che deve ancora essere presentato.
Blutec, che ha rilevato la fabbrica cinque anni fa, ha fatto rientrare in effetti solo 130 lavoratori, mentre altri 500 sono in cassa integrazione. «Quando Di Maio definisce i suoi principali interlocutori dei prenditori è un fatto grave – prosegue Giunta – Credo che si stia rendendo conto che si tratti di un bluff. Spero non sia così, ovviamente, però non bisogna essere degli esperti di economia per capire che un’azienda, che ha avuto 21 milioni di euro in tasca e non ha prodotto nulla, e che ora deve restituire i soldi ricevuti in sei rate trimestrali, come potrà mai proporre un’alternativa al piano industriale che è andato in fumo? Se parlassimo di colossi come Mercedes, Bmw o Ferrari allora qualche fiducia si potrebbe avere, ma l’azienda non ha le spalle così forti per sostenere un piano di rientro e, contemporaneamente investire sul futuro di Termini».
Nulla di nuovo anche per i sindacati che ieri, finalmente, hanno potuto incontrare per la prima volta il ministro, finora sempre assente ai tavoli romani. «Ieri non abbiamo sentito nulla di nuovo, ma tutto era stato già annunciato nel corso dell’ultimo incontro al Mise il 4 ottobre scorso – afferma Vicenzo Comella, segretario Uilm Palermo -, se non la promessa del rinnovo della cassa integrazione. L’unico aspetto positivo è l’impegno politico del ministro, ma attendiamo i fatti perché le cose che ci ha detto erano già state assicurate. Entro la fine dell’anno dobbiamo avere la certezza di un altro anno di ammortizzatori e capire se rimarrà Blutec o se sarà affiancata o sostituita da nuovi imprenditori che vogliono occuparsi di Termini Imerese».
A tal proposito, proprio ieri sera Di Maio ha chiamato in causa Fca che potrebbe dare una boccata d’ossigeno portando nuove commesse al polo industriale siciliano: non solo la conversione in veicoli elettrici del Doblò, ma anche l’impiego per la componentistica e la realizzazione di altri veicoli commerciali elettrici come il Ducato. «Debbo dire che la voglia di fare rientrare in gioco Fca c’è sempre stata da parte nostra e dei sindacati – prosegue Giunta – anche perché il 22 dicembre del 2014 Blutec fu portata da qui dalla Fiat al photofinish. È anche vero che il sottosegretario Bellanova del precedente governo Gentiloni ci aveva assicurato che, a sua volta, aveva ricevuto garanzie da Fca, ma risultati concreti non ce ne sono stati. Sarebbe un bel sogno ma credo che rimarrà tale – conclude – a meno che il governo non riesca a convincere Fca a rientrare in gioco».