Berlusconi all’attacco di Renzi, M5s e Crocetta «Quando governavamo noi, Sicilia andava bene»

Per lanciare in grande stile la campagna elettorale per le politiche del 2018 Silvio Berlusconi ha scelto di ripartire dal suo feudo siciliano. La kermesse al Teatro Politeama, non a caso, è più incentrata sui temi nazionali che sul governo Crocetta, al quale il leader azzurro dedica poche ma incisive battute finali. Ad ascoltarlo, dentro, c’è oltre un migliaio di sostenitori armato di striscioni e bandiere e arrivato in carovana da Bagheria, Siracusa, Catania e tutta la Sicilia Orientale. Nelle primissime file siedono deputati nazionali e senatori, il presidente della commissione Antimafia all’Ars, Nello Musumeci, i deputati regionali Vincenzo Figuccia e Marco Falcone, i consiglieri del Comune di Palermo Angelo Figuccia, Giulio Tantillo, Mimmo Russo e Andrea Mineo. Non c’è Giuseppe Milazzo, ovviamente, passato recentemente al Pd. La convention è seguita anche in piazza sui maxi schermi da altre sette-ottocento persone.

Il presidente di Forza Italia carica a testa bassa. Matteo Renzi?«Abusivo e illegittimo. Sta costruendo un regime e occupando tutte le posizioni di potere dalla Rai all’Eni ai servizi segreti, con una riforma costituzionale costruita su misura per lui». E i 5 Stelle? «Fancazzisti che non hanno mai combinato nulla di buono e che prima di andare in tv si fanno dare le domande. Sono impreparati e incapaci di governare, come hanno dimostrato a Gela e Bagheria, e il loro movimento è infiltrato dai magistrati di sinistra. Una loro vittoria sarebbe pericolosa, una sciagura, un disastro». Adesso, però, il leader azzurro, che in Sicilia ha commissariato il partito con Gianfranco Miccichè, vuole prendere in mano la situazione e «puntare ai 26 milioni di moderati che non votano più perché rassegnati e disgustati da questa politica». «Torno in campo – dice – e lancio una grande campagna elettorale su internet, dove abbiamo perso una marea di voti, e un programma in sei punti incentrato sulle riforme della giustizia e del fisco. Aboliremo Equitalia».

Berlusconi ne ha anche, inevitabilmente, per Rosario Crocetta e il Pd siciliano. «Il governo della Sicilia è immobile e impantanato – afferma -, con centinaia di migliaia di disoccupati e una crescita del Pil vicina allo zero. Senza dimenticare la decisione europea sull’olio. Quando governava il centrodestra le cose andavano bene. I cittadini avevano l’acqua tutti i giorni, abbiamo inaugurato autostrade e approvato e finanziato più di cento infrastrutture nei comuni. Con Crocetta invece – aggiunge il leader forzista – regna l’indecisione più assoluta e il Pd è dilaniato da logiche interne». Quanto sia importante il bacino elettorale dell’isola per «il ritorno del vecchietto (testuale, nda)» si capisce dall’ultima parte del suo discorso, interrotto continuamente da applausi e grida di incitamento: «La Sicilia è fondamentale per far risorgere l’Italia. Da qui, dalla Sicilia, deve venire la riscossa per tutta l’Italia e per la democrazia. In Sicilia c’è una maggioranza liberale. Avete commesso molti errori – conclude Berlusconi rivolto ai suoi accoliti – ma siamo ancora in tempo per riscattarci e resuscitare la Sicilia».


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