Dopo la chiusura, adesso la sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, presieduta da Raffaele Malizia, predispone la confisca per i negozi del gruppo Bagagli, nota catena palermitana di moda. Per i magistrati Filippo Giardina, titolare del negozio, sarebbe stato un prestanome del capomafia del mandamento di Porta Nuova, Salvatore Milano. Per entrambi è stata decisa la misura della sorveglianza speciale. Confiscati anche uno yacht, ville e altri immobili, appartamenti, magazzini, conti correnti, depositi bancari, titoli e altri beni.
Per i giudici Salvatore Milano «è vicino a Cosa nostra come scelta di vita», dato che la sua adesione all’associazione mafiosa risale ai tempi del maxi processo e poi osservano anche che la sua capacità di infiltrazione in tessuti sani «si era dimostrata con la particolare vicinanza alla squadra del Palermo calcio». In passato, infatti, alcuni giocatori, tra cui Edinson Cavani e i campioni del mondo Andrea Barzagli e Cristian Zaccardo, avevano prestato gratuitamente il proprio volto come testimonial della catena di negozi. Agli atti ci sarebbero anche alcune intercettazioni tra l’allora direttore sportivo Antonio Schio, l’attuale Ds del Palermo calcio Rino Foschi e proprio Salvatore Milano.
La confisca riguarda l’intero capitale sociale e il complesso dei beni aziendali della società Bagagli srl, della società Bagagli Sas e della Bagagli 1987 srl, tutte con sede qui a Palermo. A procedere è il personale della Dia di Palermo. Il Tribunale ha deciso l’applicazione, per tre anni, della sorveglianza speciale e l’obbligo di dimora per Filippo Giardina, titolare dei negozi Bagagli e considerato il prestanome del clan di Porta Nuova. Sorveglianza speciale, per quattro, anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza quindi anche per Salvatore Milano, ritenuto il cassiere del clan di Porta Nuova, e cugino di Filippo Giardina. Tra i beni confiscati anche terreni, auto, moto, barche e conti correnti.
Cosa nostra – secondo le indagini di Dia e Gico della Guardia di Finanza – avrebbe fatto affari, investendo nei negozi Bagagli (sei i punti vendita tra Palermo e Bagheria, e uno a Catania). Per questa ragione era scattato il sequestro nel 2013. Le indagini della Dia avevano, infatti, preso spunto da un pizzino, «Totucc Milano Bagagli», ritrovato nel covo di Giardinello, dove furono arrestati i boss di San Lorenzo, Salvatore e Sandro Lo Piccolo.
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