Con la vittoria di djokovic su uno spento nadal a miami, si è chiusa la prima parte della stagione tennistica. Diciamo subito che non c'è da stare troppo allegri per lo stato di salute del nostro sport. Se il numero 1 al mondo riesce a vincere appena un paio di piccoli tornei non c'è da stare allegri. Lo spagnolo pare in effetti entrato in una brutta spirale, dopo la vittoria dello us open. Non ha più battuto djokovic, anche se ha strapazzato un paio di volte il vecchio federer, è stato sconfitto da dolgolopov e wawrinka, contro non aveva mai perso e - al di là di questi numeri poco lusinghieri per uno come lui - ha dato l'impressione di non essere l'inscalfibile guerriero di un paio di anni fa. Certo, dopo l'infortunio, in verità alquanto misterioso, che lo ha tenuto lontano dai campi per 7 mesi ha vinto due slam e fatto il solito filotto sulla terra rossa, ma appunto dando molto spesso l'impressione di essere sul punto di cadere. Se non è successo è perché la concorrenza non sembra sentire ancora l'odore del sangue. Djokovic si è lanciato in un'improbabile sodalizio con becker, cosa che gli è costata immediatamente il titolo australiano e qualche malumore che adesso sarà stato fugato dalla doppietta indian wells-miami; ma è dietro che si respira aria mesta. Il sorprendente vincitore di melbourne, wawrinka, sembra già tornato l'ottimo numero due svizzero e niente di più; dimitrov non si decide a decollare; dolgo è matto e berdych prima rivitalizza federer e poi si becca il disturbo gastrointestinale giusto quando deve raccogliere i frutti di una lunga rincorsa.