Ars, stipendi a rischio per i 90 deputati e per i dipendenti

LA RAGIONERIA REGIONALE, FINO AD ORA, HA EROGATO AGLI UFFICI DI SALA D’ERCOLE SOLO 7 MILIONI DI EURO A FRONTE DEI 75 MILIONI DI EURO PREVISTI DALLA LEGGE. IL PRESIDENTE ARDIZZONE LO SA?

Sul fatto che circa 30 mila e forse più soggetti rimarranno senza stipendio a marzo non ci dovrebbero essere dubbi. Quello che stupisce è che senza soldi, in questo momento, è anche l’Assemblea regionale siciliana.

Su 149 milioni di euro, la Ragioneria regionale, finora, ha versato appena 7 milioni di euro. A rischio, per questo mese, non sono solo le retribuzioni del personale del Parlamento siciliano, ma anche le indennità dei 90 deputati dell’Ars. Che sta succedendo?

A rigor di logica, le ‘casse’ della Regione non dovrebbero essere vuote. C’è stata, infatti, una mega impugnativa, da parte dell’Ufficio del commissario dello Stato, che non ha bloccato soltanto le somme che non possono essere utilizzate (per esempio, le risorse del cosiddetto fondo rischi: circa 600 milioni di euro che servono a fronteggiare le entrate incerte – dette anche residui attivi – pari a circa 4 miliardi di euro), ma anche altri stanziamenti.

Insomma, è molto difficile che le ‘casse’ della Regione siano vuote. E allora? E allora quella di tenere l’Ars a stecchetto potrebbe essere una decisione ‘politica’ adottata dal Governo. E il motivo potrebbe anche essere piuttosto chiaro.

Il Governo di Rosario Crocetta – è noto – da circa due mesi cerca, con scarsi risultati, di strappare a Sala d’Ercole il “sì” a uno strano mutuo da quasi un miliardo di euro. Legge-mutuo che, fino ad ora, la maggioranza dei parlamentari dell’Ars si è rifiutata di approvare.

Il Governo si era impegnato a far conoscere ai deputati a chi, materialmente, dovrebbero essere pagati questi debiti. E, in effetti, dopo oltre due mesi, Crocetta e l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, hanno recapitato ai deputati regionali e agli uffici dell’Ars, in via molto riservata, un elenco di multinazionali del settore farmaceutico che dovrebbero ricevere dalla Regione circa 700 milioni di euro.

E’ successo, però – stando a indiscrezioni – che qualche deputato avrebbe fatto una verifica incrociata con le Aziende sanitarie provinciali e con le Aziende ospedaliere. E avrebbe scoperto che molte di queste ditte farmaceutiche sarebbero già state pagate!

Da qui la domanda: cosa vuole fare il Governo con questo miliardo di euro? Fare ‘cassa’ per le spese correnti? Pagare altri gruppi nazionali non siciliani?

Il mistero rimane. E rimane anche la poca voglia, da parte della maggioranza dei parlamentari dell’Ars, di approvare un mutuo folle, che vincolerebbe i contribuenti siciliani per trent’anni, con Irpef e Irap ai massimi livelli.

In questo scenario è maturato il ‘definanziamento’ dell’Ars da parte della Ragioneria regionale. La spiegazione potrebbe essere esemplificata dalla parodia di una nota pubblicità: “No mutuo, no soldi…”.

Ma, ironia a parte, il Governo sta violando la legge. E’ stato, nei primi anni del 2000, Angelo Capodicasa, ex presidente della Regione, allora componente della Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, a condurre una battaglia politica e parlamentare per definire i tempi di erogazione dei fondi al Parlamento siciliano da parte dell’Amministrazione regionale.

La legge stabilisce che la Ragioneria regionale deve erogare i fondi all’Ars in due soluzioni. Una prima semestralità – pari alla metà dello stanziamento (in questo caso, circa 75 milioni di euro) – entro quindici giorni dall’approvazione del Bilancio. La seconda semestralità entro il 15 luglio.

Ebbene, è passato oltre un mese dalla data di approvazione del Bilancio regionale 2014, ma la Ragioneria – come già ricordato – ha erogato soltanto 7 milioni di euro!

In questa storia – che alla fine è una storia di scarso rispetto per le istituzioni parlamentari da parte del Governo – gioca anche la personalità di chi ricopre certe alte cariche politiche e amministrative all’Ars.

E’ evidente, ad esempio, che il presidente dell’Ars dovrebbe far sentire di più la propria autorevole voce per tutelare la dignità del Parlamento siciliano. E’ lì anche per questo.

Lo stesso discorso vale per il responsabile dell’ufficio Ragioneria dell’Ars, che dovrebbe far pesare di più la propria autorevolezza.

Resta l’atteggiamento di un Governo che fa mancare i soldi al Parlamento dell’Isola in un momento in cui sembra avere qualche difficoltà, sia su un mutuo folle, sia su una manovra di ‘raschiamento’ delle risorse di Bilancio che definire temeraria è poco.

Nel primo caso (il mutuo da quasi un miliardo di euro) c’è la perplessità dei deputati. Nel secondo caso – i 300 milioni da scippare dalle regolazioni contabili, dai fondi di riserva e, soprattutto, dal fondo rischi – ci sono le perplessità degli uffici dell’Ars.

E’ con questo clima che il Governo vorrebbe far approvare dall’Ars mutuo e manovra?


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