Da oggi all’Ars ci sarà solo un gruppo parlamentare chiamato Forza Italia. Una vita breve quella del cosiddetto gruppo Forza Italia 2, il secondo gruppo azzurro nato il giorno dell’elezione di Gaetano Galvagno a presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Quel giorno, un Gianfranco Miccichè sul piede di guerra dichiarò tutta la distanza nei confronti di una coalizione di centrodestra che di fatto lo aveva messo ai margini. Da qui la decisione di fare gruppo a sé, tenendosi stretto il nome del partito di cui è e resta coordinatore regionale e dando il via a un ulteriore conflitto interno, quello per la nomenclatura contesa con il gruppo che fa capo a Stefano Pellegrino, a cui è iscritto anche il presidente della Regione Renato Schifani.
L’inizio della fine dei progetti bellicosi dei miccicheiani è avvenuto quando Tommaso Calderone. L’ex capogruppo dell’unica Forza Italia della scorsa legislatura – uno dei quattro a comporre il gruppo di Miccichè – che ha deciso di accettare il seggio alla Camera dei deputati, cedendo lo scranno in sala d’Ercole a Bernadette Grasso. Lei storicamente vicina all’ex presidente dell’Assemblea che, però, quasi a sorpresa, ha deciso di sposare la causa della maggioranza del partito. Quanto meno di quella maggioranza fedele a Schifani. Il suo ingresso nel gruppo di Pellegrino è stato sottolineato da parole di conciliazione ma, di fatto, ha lasciato Gianfranco Miccichè e i suoi in tre, un numero inferiore al minimo consentito dal regolamento regionale, che tuttavia poteva essere derogato.
Al momento della formalizzazione della deroga, però, ecco il colpo di mano di Miccichè, che decide di rinunciare e di ripiegare nel gruppo misto. Dove sarà seguito da Michele Mancuso, ma non da Nicola D’Agostino, amico storico di Miccichè, approdato in azzurro via Sicilia Futura proprio grazie alla mediazione del coordinatore regionale, che però preferisce rientrare in Forza Italia, in attesa, dice, di tempi migliori. «Personalmente sono dispiaciuto per la decadenza del gruppo di FI di cui facevo parte – dichiara – Ma oggi è necessario fare chiarezza: sia dentro l’Ars che fuori dal Parlamento. Ritengo, per coerenza, di confermare la permanenza nel partito di Forza Italia e quindi chiederò l’iscrizione al gruppo che attualmente lo rappresenta all’Ars, presieduto dal collega Pellegrino».
E Miccichè? Da parte sua sembra non esserci intenzione di mollare la presa. In realtà Forza Italia 2 aveva tutte le carte in regola per ricevere la deroga, visto anche il parere favorevole degli uffici, disposti ad ammettere un gruppo formato da soli tre deputati in quanto i componenti erano stati eletti in almeno due circoscrizioni diverse ed erano rappresentanza di un partito strutturato. L’ostacolo vero sarebbe stato quello del voto da parte dell’ufficio di presidenza. Una soddisfazione, quella di dare parere negativo, che Gianfranco Miccichè non ha voluto concedere a chi non considera più un alleato.
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