La riunione a porte chiuse dei dem è servita per dare mandato al segretario e al presidente dell'assemblea regionale del partito di decidere su chi sarà il deputato a guidare il gruppo all'assemblea. Si fa il nome di Cracolici. Sulle cariche il Pd sottolinea la mancanza di dialogo con la maggioranza
Ars, i partiti scelgono i propri capigruppo Il Pd affida la decisione a Raciti e Bruno
Il segretario regionale del Pd Fausto Raciti e il presidente dell’Assemblea regionale del partito Giuseppe Bruno hanno ricevuto mandato, stamattina, dai deputati neo eletti all’Ars, di svolgere le consultazioni per sondare quale sia tra gli undici, il parlamentare più adatto a ricoprire la carica di capogruppo all’Ars. È l’insolita procedura che emerge dalla riunione informale, ma rigorosamente a porte chiuse, che si è svolta a Palermo nella sede del Pd di via Bentivegna.
Un mandato delicato, quello di individuare il capogruppo, che potrebbe spaccare ancora di più il partito, già lacerato dallo scontro interno tra diverse aree, se prevalesse la forza di una delle correnti. Così gli undici deputati neo eletti, oggi presenti all’appello, hanno delegato la delicatissima scelta della loro guida all’Assemblea, che sarebbe spettata loro a pieno titolo, ai due esponenti dem interni, ma fuori dalle mura del palazzo e dunque super partes. Le voci che circolano puntano su Antonello Cracolici, anche se quest’ultimo ha già alle spalle quattro legislature (questa è la quinta) ed è stato alla guida del gruppo più volte, per lui probabile una vicepresidenza, una delle due infatti va alle opposizioni, dovrebbe però contendersela con Giuseppe Lupo e Luca Sammartino.
È molto probabile che in casa Pd la scelta del presidente del gruppo slitti infatti di qualche giorno, perché dipenderebbe dalla definizione degli assetti delle altre cariche dell’Ars, due vicepresidenti, appunto, tre questori e tre segretari, che sarebbero votati nella seduta successiva alla prima, nella quale si elegge solo il presidente, carica per la quale il più quotato aspirante resta l’azzurro Gianfranco Miccichè. Un comunicato non troppo sibillino diffuso dopo la riunione dem di oggi ha affermato che «è stata analizzata la fase politica che vedrà il Partito democratico impegnato nell’azione di opposizione al governo regionale», ma che «rispetto alla definizione degli assetti istituzionali dell’Assemblea regionale siciliana è mancata una proposta della maggioranza, che avrebbe dovuto responsabilmente ricercare il dialogo tra tutti i gruppi parlamentari». Nessuna intesa ufficiale sulle poltrone di punta, hanno lamentato dunque i dem, questo fa restare aperti i giochi e dare adito alle voci che parlano di accordi tra Forza Italia e il Movimento 5 stelle.
Intanto gli altri gruppi parlamentari hanno già stabilito in via informale chi saranno i presidenti: Margherita La Rocca Ruvolo per l’Udc, Valentina Zafarana per il M5S, Giuseppe Milazzo per Forza Italia, Alessandro Arico Diventeràbellissima, Roberto Di Mauro per i Popolari e Autonomisti. Più complicato il risiko delle commissioni per le quali si dovrà aspettare un secondo momento. Se Giancarlo Cancelleri non dovesse ottenere una delle vicepresidenze dell’Ars, potrebbe contendersi con Claudio Fava la guida della commissione Antimafia. Alla commissione Finanze si fa il nome del veterano Riccardo Savona, ma possibile anche Giorgio Assenza per Diventeràbellissima.
E in serata arriva anche la risposta ai dem di Giuseppe Milazzo: «La maggioranza è assolutamente consapevole che occorrerà garantire la rappresentanza a tutte le forze politiche all’interno dell’ufficio di presidenza – ha detto il capogruppo di Forza Italia – se non abbiamo fatto alcuna proposta è solo perché siamo rimasti in attesa che si formassero i gruppi parlamentari e che si stabilisse il capogruppo, come vuole la cortesia istituzionale, cosa che non è avvenuta. Ci stiamo muovendo – ha detto ancora Milazzo – in serata lavoreremo continueremo a lavorarci e domani mattina apriremo un dialogo su queste basi».